lunedì 29 giugno 2009


Studi sull’acqua calda e sul ghiaccio come Analgesico in Terapia

L’uomo ha cercato di alleviare la sofferenza fin dai tempi più remoti e con ogni mezzo, anche se spesso si riteneva che il dolore fosse mandato dagli dei e che, dunque, chi tentava di combatterlo in qualche modo ostacolasse la loro volontà (Opus dei sedare dolorem, «alleviare il male è compito divino», recitava un detto latino). La guerra è stata lunga e la nascita ufficiale dell’anestesia risale a poco più di 160 anni fa. Ancora nel XIX secolo, dunque, le operazioni chirurgiche procuravano sofferenze indicibili:
«Quando lo stiletto venne introdotto nel torace - penetrando attraverso vene, carne, nervi – non potei fermare la mie lacrime. Cominciai a gridare e continuai a urlare durante tutta l’incisione, e sento ancora le mie grida nelle orecchie come fossero di un altro. Pensai che questa era l’agonia prima della morte. Tutto questo mentre il chirurgo grattava dentro il mio torace. E io non riuscii a pronunciare parola, ma solo urla durante tutta la tortura. Poi svenni»
(Lettera di Frances Fanny Burney, scrittrice inglese, 1752-1840).
Le tecniche usate prima dell’introduzione dell’anestesia erano diverse: dalla somministrazione di sostanze più o meno efficaci (es. cicuta, mandragora, hashish, alcool, oppio, coca) all’agopuntura, dagli impacchi di ghiaccio per bloccare la circolazione sanguigna, rendendo ischemico l’arto interessato, fino allo strangolamento “parziale”, che rendeva il paziente incosciente per mancanza di ossigeno al cervello. Naturalmente i risultati non erano molto soddisfacenti e la mortalità era elevata, non solo per l’assenza di tecniche e farmaci adeguati contro il dolore, ma anche per la mancanza di protezioni dall'aggressione chirurgica (infezioni, emorragie, stress...). In genere, dunque, si procedeva agli interventi solo in caso d'urgenza, quando cioè il rischio di morte era elevato (es. drenaggio di ascessi, amputazioni di arti in cancrena, tumori...).
Già nel 1564 Ambrosio Parè amputava una gamba dopo aver applicato sopra di essa del ghiaccio.
L’uso dell’acqua ghiacciata era frequente nei tempi antichi, ma gli uomini facevano il bagno anche nell’acqua calda per alleviare alcuni dolori e le nostre nonne da sempre consigliano la borsa dell’acqua calda da premere contro la pancia (mettendo un panno per non ustionarsi) per curare mal di stomaco, indigestione, dolori mestruali o di varia natura. Era un rimedio quasi in disuso perché lo si credeva più un palliativo piuttosto che una verità, ma ora gli inglesi lo hanno rispolverato scoprendo, ricerche alla mano, che l’acqua calda agisce quasi come un farmaco antidolorifico.
L’azione del calore è quella della vasodilatazione. Il calore genera un afflusso di sangue nel punto prescelto che induce una riduzione della contrazione dell’organo agendo, così, con un’azione di tipo antalgico. In pratica, il calore fa rilasciare la muscolatura e questo meccanismo d’azione è noto da tempo. La ricerca condotta dallo University College di Londra sotto la guida del ricercatore dottor Brian King e presentata durante il congresso annuale della Physiological Society voleva, inoltre, osservare se la borsa dell’acqua calda, agendo su alcune molecole, poteva funzionare proprio come un medicinale antidolorifico.
Con l’utilizzo di tecniche nuove gli inglesi hanno messo in evidenza che il calore (che deve essere di almeno 40°C) agisce a livello delle molecole (come un farmaco) disattivando i messaggi dolorifici che l’organismo invia al cervello. In pratica le proteine del recettore del calore in una cellula bloccano quelle del recettore del dolore. Una dimostrazione in più, insomma, dell’efficacia già conosciuta del calore. Il dolore ha diverse genesi ed è un meccanismo articolato che interessa il sistema nervoso periferico il quale attiva, attraverso i recettori, il sistema nervoso centrale. Se il dolore è provocato da un trauma, per esempio, la borsa dell’acqua calda è dannosa, anzi, al contrario, in questi casi si utilizza il ghiaccio per cercare di bloccare lo sviluppo dell’ematoma. Un altro esempio è quello del mal di testa: se ci mettiamo del calore, il dolore aumenta. La borsa dell’acqua calda è, invece, utile per alleviare il dolore nei casi dovuti a contratture come il mal di schiena, in cui il muscolo ha bisogno di decontrarsi, oppure a crampi come i dolori mestruali, il dolore addominale o le coliche renali. Il principio che sta alla base di questo meccanismo d’azione è quello del contrasto tra le temperature. In pratica se la temperatura è alta, quindi c’è calore, lì servirà il freddo per far passare il dolore come nel caso citato in precedenza dell’ematoma. Se, invece, non c’è riscaldamento, allora è meglio il caldo.
Il contrasto tra le due temperature agisce come antidolorifico.
Oltre ai farmaci, esistono anche altri metodi, oltre all’esercizio fisico e al controllo del peso, per alleviare il dolore alle articolazioni.
Le proprietà dell’acqua possono trovare riscontro su pazienti affetti da malattie come Artrosi, Artrite reumatoide e Gotta, secondo gli scienziati dell’Università di Edimburgo
E’ possibile provare sollievo applicando una borsa dell’acqua calda o del ghiaccio, facendo un bagno caldo o nuotando in una piscina riscaldata.
Di solito si consiglia l’intervento chirurgico quando il danno alle articolazioni diventa invalidante o quando le altre terapie non sono efficaci per ridurre il dolore, gli interventi chirurgici più frequenti sono quelli a carico del femore e delle ginocchia.
Molte persone affette da artrite sperimentano alcuni rimedi la cui efficacia per ora non è ancora stata documentata: alcuni di essi, come ad esempio il veleno di serpente, sono pericolosi, altri come ad esempio i braccialetti di rame non sono dannosi, ma la loro efficacia è ancora tutta da dimostrare.
L’uso del ghiaccio nelle contusioni riduce il gonfiore provocato dall’accumulo di liquidi nei tessuti colpiti e lenisce il dolore causato dalla stimolazione dei nervi al loro passaggio.
Serve poi per frenare il sanguinamento: fa contrarre i vasi danneggiati. In un secondo tempo però può invece essere utile il calore: favorisce circolazione e riassorbimento dei fluidi.
Quando si mette il ghiaccio su una parte contusa, si sente subito una fantastica sensazione di sollievo. Che il ghiaccio fosse un rimedio contro il dolore lo sapevano anche le nostre nonne ma adesso è la ricerca scientifica a confermare e spiegare l’azione analgesica delle basse temperature.
Ora gli esperti ci confermano che non si tratta di sola suggestione.
I ricercatori dell’Universita’ di Edimbugro, dopo aver studiato alcuni ratti, si sono accorti che attivando attraverso la pelle, i recettori del freddo (ad esempio il TRPM8), riuscivano a bloccare i segnali del dolore.
Altri studi sono in corso e se la scoperta fosse confermata anche sugli umani, l’uso di refrigeranti come il mentolo (magari in gel o in crema) oppure l’utilizzo di vestiti “refrigerati” alla corretta temperatura, potrebbe diminuire il malessere in chi soffre di dolori cronici, come gli artritici o i neuropatici, senza dover far uso di antidolorifici.Il Ghiaccio ha effetti contro l’emicrania, su una contusione o una bruciatura.
I ricercatori dell’università di Edimburgo lo chiamano sistema blocca dolore, con una semplice “somministrazione” di sostanza fredda si attivano i recensori sensibili alla variazione di temperatura che inviano a loro volta un segnale nervoso al midollo spinale disattivando i recettori che segnalano la sensazione di dolore.

Crioterapia
La crioterapia parte dal principio che il freddo lenisce i dolori. Relegata per anni a terapia localizzata, adesso la crioterapia è diventata «total body» e, dopo le prime cliniche specializzate in Giappone, nate negli anni Ottanta, si sono moltiplicate anche nel Nord Europa le «camere del freddo»: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia, in Francia, Gran Bretagna e Austria.
In Italia la crioterapia ancora non esiste, ma alcuni centri termali si stanno organizzando per proporre la nuova tecnica.
Si usa in ambito sportivo, come tecnica che combina l'azione del ghiaccio al movimento.
Ha lo scopo di addormentare la parte dolorante in quanto produce un effetto analgesico.Con l’impiego del freddo si intende l’applicazione del ghiaccio, sorgente naturale che va associata ad altre componenti esistenti in natura. Oggi oltre a questi si sfruttano gli spray e le medicazioni che sono formate su basi chimiche.Già nell’antichità il ghiaccio e la neve erano usati ai fini anestetici, oggi è molto usato nella traumatologia sportiva come coadiuvante dei traumi o trattamenti di ginnastica medica. L’applicazione della crioterapia ad intermittenza dopo un trauma, riduce di moltissimo le conseguenze legate ad una fase infiammatoria o di rottura. Questo trattamento è utile dal primo giorno a due settimane.
Dal punto di vista fisiologico l’organismo con l’applicazione della crioterapia risponde ad una riduzione e quindi una vasocostrizione, seguita in modo riflesso da una vasodilatazione come iperemia e quindi si riduce il dolore. Il freddo come agente terapeutico è classificato come una radiazione a raggi infrarossi, un oggetto freddo applicato su di uno caldo estrae il calore. Maggiore è il tempo di applicazione più in profondità esso agisce, è il caso dell’applicazione sul muscolo dove la sua temperatura può essere ridotta fino a quattro centimetri in profondità. Ed essendo il muscolo un tessuto che contiene acqua diventa un eccellente conduttore di freddo, al contrario non lo è il grasso.Quando si applica il ghiaccio sulla pelle per 15 minuti si ottiene la vasocostrizione nella zona interessata, questa è causata dalla contrazione riflessa della muscolatura liscia vascolare. Se l’applicazione viene prolungata si ottiene un periodo di vasodilatazione che dura pochi minuti, ma è una reazione contro il danno tessutale provocato da una prolungata esposizione al freddo.
Con l’applicazione del ghiaccio e del calore si potrebbe ridurre la somministrazione di molti farmaci e analgesici, oggi in commercio, che fruttano milioni alle case produttrici, sia per la cura di malattie croniche degenerative, per i distrurbi nevralgici e per le varie forme di artriti.
Dott.ssa Giuliana Galante

La musica è in grado di curare disturbi di tipo cardiovascolare come infarto e ictus, provocando rallentamenti e accelerazioni del battito cardiaco. È la conclusione di un team di ricerca dell’Università di Pavia, il cui studio è stato pubblicato sulle pagine del Journal of the American Heart Association. Gli esperti hanno visto che il ritmo musicale è in grado di accelerare o rallentare il flusso sanguigno. Il test condotto su 24 volontari sani trattati con elettrocardiogramma mentre ascoltavano le musiche di Verdi o Puccini (nella foto) ha mostrato che durante i ‘crescendo’ dei brani musicali si ha un’accelerazione del battito cardiaco, durante i ‘diminuendo’, un rallentamento. Il tutto è anche accompagnato da variazioni delle pressione arteriosa. “Ritmi rapidi a volume crescente – dicono gli specialisti - causano una leggera eccitazione, mentre quelli che rallentano causano un rilassamento. Togliendo la musica si è invece notato una riduzione della respirazione, pressione sanguinea e battito cardiaco, a volte anche al di sotto dei valori iniziali”. Sulla base di questo risultato gli scienziati ritengono che sia quindi possibile utilizzare la musica per la riabilitazione di pazienti che hanno subito danni cardiaci.

mercoledì 24 giugno 2009


Dott.ssa Giuliana Galante- Musicoterapeuta
cell. 3476655657 E-mail: giulygala@tiscali.it-
BLOG: giulygala.blogspot.com


Riassunto Tesi:

“Le Forme del Pensiero Musicale”

III anno Scuola di Specializzazione di Musicoterapia presso
Istituto Meme s.r.l. - Modena


Dal punto di vista teorico le applicazioni della musicoterapia sono molteplici, hanno un campo d’azione interdisciplinare, dall’ambito preventivo/educativo a quello riabilitativo terapeutico.
Questi settori non sono separati, ma si integrano all’interno di una realtà complessa.
Dalla lettura della diagnosi, alla stesura del progetto, il paziente va accolto, nella sua totalità.
Dal primo incontro inizia una storia nuova, in cui il paziente occupa un ruolo centrale.
Come sostiene Edith Stein rapportarsi con una persona significa porre la propria corporeità con quella dell’altro, ciò permette di entrare in empatia.
Soggetto dell’empatia è in noi.
Anche Hursel fa riferimento al Korper dal punto di vista fisiologico in connessione al Leib, il corpo che si emoziona e vibra.
Il vibrare del corpo del paziente da vita al corpo vibrante, come il luogo che permette all’uomo di cogliere il mondo esterno e allo stesso tempo l’esempio utile all’uomo per prolungare se stesso attraverso gli strumenti musicali.
Il progetto ricollegandosi a questi principi è stato intitolato “…Le Forme del pensiero Musicale”, il titolo fa evincere come la musica possa permettere al paziente di esprimersi nelle forme più diverse, attraverso l’agire, il “fare Musica”.
Come un dialogo che ha inizio dal corpo, fatto di gesti, posture, sguardi, ordine ritmico.
Il suono e gli strumenti permettono all’uomo di percepire in mondo, aprirsi al mondo e agli altri, il percorso è strutturato in chiave bio-psico-sociale.
L’approccio al Progetto è stato umanistico- fenomenologico.
Il paziente accolto in seduta era libero di scegliere lo strumento che in quel momento sentiva.
La disposizione degli strumenti all’interno del setting era strutturata in base all’obiettivo dell’incontro.
Gli strumenti potevano essere riposti sul carrello, disposti sul pavimento in una posizione centrale, o sparsi per la stanza.
L’obiettivo era stimolare il paziente attivamente e comprenderne l’intenzionalità, ciò è risultato utile ai fini dell’osservazione anche con utenti che non disponevano del linguaggio verbale.
Il setting era organizzato in modo che il paziente potesse muoversi, per questo sono state proposte attività dinamiche, in chiave ludica.
La stanza era spaziosa, luminosa e all’occorrenza poteva essere oscurata per creare giochi di luce.
E’ stato possibile creare delle barriere con le sedie, per separare ambienti diversi, e quindi evitare la dispersione dell’attenzione nell’utenza.
Ogni paziente ha occupato lo spazio idoneo al proprio modo di essere.
L’esperienza svolta presso il CEMU è stata vissuta in un crescendo di emozioni, le attività proposte si sono arricchite in modo graduale, con nuovi strumenti, nuovi brani, nuove dinamiche, nuovi materiali.
Sono state utilizzate strategie d’ ingresso e in conclusione di seduta, in quanto, lavorando con bambini molto piccoli, è stato necessario regolare lo scorrere emotivo del tempo.
L’utenza era composta da 3 bambini, dai 2 anni e mezzo fino ai 6 anni.
Le patologie di cui sono affetti sono molto diverse, nel primo caso si trattava di un bambino nigeriano affetto da Tetraplegia Spastico- Distonica, il progetto prevedeva 10 incontri di gruppo volti nella scuola dell’infanzia che frequenta.
Il secondo caso tratta un bambino di 4 anni, nato con Sindrome di Down, non diagnosticata prima della nascita, il progetto si è svolto da ottobre 2008 al giugno 2009.
L’ultimo caso riguarda un bambino che oggi ha 7 anni, nato con un anomalia cromosomica del 7.
Gli incontri hanno avuto inizio nel settembre 2007 fino al giugno del 2008, sono ripresi nel settembre del 2008 e conclusi nel Febbraio del 2009.
Un aspetto teorico che ho voluto approfondire è quello del setting /contesto.
Oltre all’assetto normativo del setting, ho voluto evidenziare come la premessa del setting fisico sia essenziale per pensare al setting come spazio mentale.
La definizione specifica come ciò che avviene in seduta non si limiti all’interazione tra terapeuta e paziente, ma si connetta al contesto della persona, tutto ciò che avviene si collega alla rete del tessuto familiare, sociale e non si può non citare la patologia.
Il secondo punto teorico del setting è quello Esplorativo- relazionale, che chiama in causa il terapeuta.
Il terapeuta ha il ruolo di condurre, accompagnare il paziente verso un autentico processo di scoperta, favorendo la creazione di una relazione d’aiuto.
Ma ciò avviene attraverso l’osservazione partecipante, in questo caso è la relazione che determina il cambiamento, il terapeuta non può essere neutrale, in quanto non può annullare la sua presenza.
La scelta della metodologia, trattandosi di un contesto interpersonale, e lavorando con bambini molto piccoli, è stata influenzata dalla Music Learning Theory.
Il paziente è visto come un individuo attivo- recettivo, obiettivo principale quello di favorire lo sviluppo dell’attitudine musicale di ciascun bambino secondo le sue potenzialità, le sue modalità e soprattutto i suoi tempi.
Il terapeuta guida informalmente il bambino all’apprendimento musicale, attraverso l’esempio diretto, il gioco e il movimento, comunica con il bambino attraverso canti, melodie, ascoltando le risposte musicali spontanee del bambino, rispecchiandole e contestualizzandole nella sintassi musicale.
Durante l’iter del progetto è pervenuta la richiesta di incontri di P.T., da parte di una

famiglia in particolare.

In questo caso l’incontro prevedeva una seduta ogni 2 settimane con l’interazione tra:
Il genitore
Il bambino
Il terapeuta.

La richiesta si è rivelata un bisogno sentito dal genitore, in questo caso la madre.

Il coinvolgimento dei genitori è stato un aspetto aggiunto in itinere che non solo ha soddisfatto una richiesta degli stessi, in questo caso la madre, ma si è rivelato al contempo un’esigenza. La musica ha permesso di affrontare quelle difficoltà/inibizioni che influiscono nella relazione duale Madre-Figlio e facilitare la comunicazione non verbale.
La metodologia adottata è stata umanistico-sistemica.
Il percorso terapeutico, attraverso l’interagire col bambino, coinvolge un genitore, e ciò che accade in seduta modifica il modo di pensare del genitore. Non è necessario discutere sui pregiudizi, sui modi comuni di pensare, su previsioni più o meno infauste per il futuro; è importante affidarsi,. Quando un bambino sfoga le sue emozioni e trova accoglienza in momenti difficili, incomincia a riscoprire la sua corporeità attraverso il contatto diretto con il terapeuta e con la madre, che condividono con lui tale esperienza sonoro-affettiva, riprende fiducia in se stesso e si comporta in modo imprevedibile anche per i genitori. Ciò che accade è condiviso dalle persone presenti, è un camminare verso un traguardo che si definisce insieme.
Dott.ssa Giuliana Galante


giovedì 18 giugno 2009

"Le manestre"

Ecco l'utima chicca della poetessa Enza Mondi, si tratta di una filastrocca per bambini in rima baciata, piacevole da leggere e camticchiare, scritta per una classe della scuola dell'infanzia della provincia di Modena.
A voi!!!

Al mare o in montagna
in città o in campagna
con il sole e con la pioggia,
il caldo o il fresco,
il tempo uggioso...
con i vostri bambini sarà meraviglioso!
Giocate, cantate, correte,
nuotate, ascoltate, raccontate,
tutto sarà bello ed interessante,
perchè, per i vostri figli,
stare insieme a voi è la cosa più importante!
E' il tempo del riposo,
E' il tempo in cui bisogna avere tempo.

Blog: enzamondigiu.blogspot.com

La poetessa

Enza Mondi'

domenica 14 giugno 2009


Ecco un allegato da compilate e inviare al seguente indirizzo mail, per poter almeno essere registrati in un data- base, visto che in Italia non esiste alcun albo per i musicoterapeuti:

cnmanagrafe@gmail.com


REGISTRO PER MUSICOTERAPISTI ED OPERATORI DI MUSICOTERAPIA

DATI ANAGRAFICI

Nata/o

Residenza :
Domicilio:

TITOLI DI STUDIO

Titolo Laurea


Diploma di Musicoterapia

Supervisione dell’attività di musicoterapia effettuata (periodo e numero di ore)

Con supervisori musicoterapisti/peuti


Con supervisori psicologi

REGISTRO / ALBO / ASSOCIAZIONE


ATTIVITÀ PROFESSIONALE


Ente presso cui opera /ha operato come musicoterapista/peuta


Ruolo /Profilo:
Ente presso cui opera /ha operato come educatore, animatore musicale, terapista occupazionale specializzato in musicoterapia etc.
Ruolo /Profilo:

ATTIVITÀ DI FORMAZIONE

Corso / Seminario etc. di Musicoterapia presso cui ha esercitato attività di docenza: Incontro di formazione ai genitori
Sulla base di quanto sopra dichiarato, in funzione della definizione delle norme transitorie in vista del riconoscimento del profilo professionale del musicoterapista, quale dei seguenti requisiti ritiene di poter soddisfare ?


barrare la / le caselle


ð Avere compiuto un percorso di lavoro subordinato, parasubordinato, con contratto Co.Co.Co, con contratto Co.Co.Pro come "musicoterapista” o “musicoterapeuta " in strutture pubbliche e/o private, in coordinamento con l'equipe psico-medico-pedagogica, per un periodo minimo di anni 3 e per almeno 90 giorni per ogni anno curriculare.

CAvere conseguito un diploma al termine di corsi nazionali o esteri di musicoterapia comprensivi di un minimo di 300 ore, 7 esami curriculari, tesi di diploma discussa, tirocinio documentato unitamente a:
o avere svolto una attività applicativa di musicoterapia in strutture pubbliche o private, in coordinamento con l'equipe psico-medico-pedagogica, per un minimo di 50 ore.


ð Avere conseguito una laurea in medicina, psicologia, pedagogia, discipline della musica lettere, filosofia, professioni sanitarie e della riabilitazione (diploma abilitante) unitamente a:
o avere frequentato un minimo di 100 ore di seminari formativi di musicoterapia;
o avere svolto una attività applicativa di musicoterapia in strutture pubbliche o private, in coordinamento con l'equipe psico-medico-pedagogica, per un minimo di 50 ore.





ð Avere conseguito un diploma presso un conservatorio musicale statale unitamente a:
o avere effettuato almeno 200 ore di formazione in musicoterapia
o avere svolto una attività applicativa di musicoterapia in strutture pubbliche o private in coordinamento con l'equipe psico-medico-pedagogica per almeno 100 ore.

Avere effettuato attività scientifica esperienziale con un minimo di n. 3 pubblicazioni unitamente a:
o avere svolto attività applicativa di musicoterapia per almeno 100 ore in strutture pubbliche e private, in coordinamento con l'equipe psico-medico-pedagocica e
Avere effettuato un percorso formativo personale in musicoterapia di almeno 200 ore.


ð Aver accumulato negli anni attività di musicoterapia applicata in strutture pubbliche e private per un ammontare minimo di 500 ore in coordinamento con l'equipe psico-medico-pedagogica e avere accumulato un monte ore formativo in musicoterapia di almeno 200 ore.

ð Appartenere ad un registro di musicoterapisti con indicazione statutaria unica sulla musicoterapia da almeno due anni.

ð Altra posizione

Data
Firma

martedì 9 giugno 2009

http://enzamondigiu.blogspot.com/

Ecco l'ultima opera della poetessa Enza Mondi, stizzosa pungente per la destra "calante", ma carina e melodica.

Silvio l’istrione

E un giorno in questa fossa di leoni
nacque un bambino di nome Belrusconi,
che crescendo capi che aveva tanto da dare
e in effetti fu un grande imprenditore.
E qua mi inchino e te ne do vanto:
hai dimostrato di avere un gran talento,
dal nulla a un impero e dall’impero al governo,
e poi la voglia di diventare un “Padre Eterno”.
Il potere è una droga
e se logora chi non c’è l’ha
tu sei l’esempio che questa non è la verità,
poiché la politica ti ha trasformato
e non sei più il grande capo che eri diventato;
perche qua vedi avvolte si vince, a volte si perde,
e a volte rischi che qualcuno ti faccia diventare “verde”.
E quindi, se vuoi, accetta il mio consiglio,
tornare indietro non vuol dire sempre essere un coniglio
anzi per dimostrare di avere un gran coraggio,
torna ad essere l’imprenditore stimato e saggio
che da lavoro a milioni di famiglie,
che a fine mese ti amano mariti, mogli, figli e figlie.
Forse non sarai mai un “Napoleone”
ma sarai sempre ricordato come il grande Belrusconi.

La poetessa

Enza Mondi

Blog: enzamondigiu.blogspot.com

Il concetto di "Trasformazione Terapeutica"

"Trasfomazione Terapeutica"
Nella Musicoterapia Umanistica uno tra i concetti più discussi che descrivono il processo d'intervento complesso è quello di "Trasformazione Terapeutica".
Pensando al sinificato di questi termini non riesco a togliermi dalla mente l'immagine di un tunnel, con un passaggio interno- esterno.....in realtà un'altra immagine che si potrebbe collegare è quella del bambino , che dalla prospettiva di feto a quella di neonato attraversa una "selezione psichica", e cioè è in grado di produrre un cambiamento evolutivo solo se l'ambiente , inteso come coppia genitoriale, presenta in un rapporto costante e continuo i vantaggi delle forme che man mano si sviluppano nel bambino.
Prima di discutere sulla trasfomazione in sè, è importante osservare i punti del processo che determinano il raggiungmento di questo traguardo.
Il Ciclo di progettazione prevede degli step ben precisi, nella prima fase troviamo:
Step 1: Ricerca e nalisi
Step 2:Definizionedegli obiettivi
Step 3: Sviluppo del piano di lavoro
La seconda fase comprende la misurazione dei risultati:
Step 4: Definizione degli indicatori d performance
Ste 5: Verifica sul campo
La terza fase riguarda lo sviluppo dei sevizi/prodotti:
Step6: Realizzazione dl prodotto
Step 7: Miglioramento del prodotto
L'ultima fare si conclude con la restituzione e la conclusione del progetto:
Step 8: Diffusione e mainstreaming
Step 9:Valutazione e rapporto finale.
La Trasformazione non va letta alla luce dei risultati raggiunti al termine dell'intervento, è graduale e si riflette in ogni singola seduta, ogni icontro è una storia a sè, un nuovo capitolo che va letto nella relazione d'aiuto tra MT/PZ.
La trasformazione terapeutica ha un effetto sociale importante, che si estende oltre il setting, attiva nel paziente e nel contesto intorno il riconoscimeno del sè.
E' un iter dinamico di contenimento/apertura di emozioni, motivazione, regolazione siestesica.
Ciò si determina attraverso l'attivazione musicale, la relazione e l'osservazione partecipante condivisa.
Dott.ssa Giuliana Galante

lunedì 8 giugno 2009

Dalla Sicilia con Amore

Cultura zero, ma il cuore canta
esprime una passione mai spenta
non ci sono anni, non ci sono delusioni
quando si vogliono trasmettere grandi emozioni
non m'importa se non ho talento
voglio che si capisca quel che sento
e mi rivolgo a tutti gli italiani
guardate come amiamo noi siciliani

La Poetessa
Enza Mondi

Poesia Musicale

La poesia musicale

Poetessa Enza Mondi
Sito: www.scrivendo.it

Questa parte del blog è collegata a un sito di Poesia, credo che niente sia più musicale della poesia in rima baciata, un pò come la gran parte delle canzoni che ascoltiamo in generale.


A un Italia migliore

Mio caro stato, cosi proprio non và,
tu non puoi dare tutta questa libertà.
E chi ti parla è una mamma che adora sua figlia
che vede in lei tutta la luce della sua famiglia.
Eppure chi uccide va sempre punito.
Ancor di più se è un familiare avvicinato,
non può uno togliere la vita
a chi con gran travaglio te l’ha data.
E non c’è fobia, non c’è raptus che tenga
a chi sostituisce Dio e a costituirsi venga.
È facile dire poi: non è pericoloso
Ma che c’è di più atroce di un omicidio colposo?
Quando il sangue del tuo sangue va versato
e forse ancor peggio, era pure premeditato;
io, non ti parlo di lavori forzati,
non ti parlo di ergastoli a dieci vite
ma un paio di anni li devono fare
se non altro per fargli capire
che quel gesto non andava fatto,
che si devono pentire di quell’atto,
perchè nel mondo chiuso di una prigione
almeno pensano all’orrore di quell’azione.
Ma fuori saranno presi dagli impegni
e dimenticheranno che dovevano pagare quei pegni
perché il sapore dell’amata libertà
era ciò che volevano ed ora eccolo qua.
Si, tu mi dirai che quel marchio resta a vita
che non si dimentica una parentesi cosi efferata,
ma per un ora, magari facendo l’amore
cosa vuoi che ricordino di quanto dolore
hanno causato e quale pentimento
avranno di una cosa risolta in un momento…
E all’emulazione ci hai mai pensato?
Quanti ragazzi diranno: tanto non è poi cosi proibito
E noi genitori possiamo ancora dormire o sempre con gli occhi aperti dobbiamo stare?
Perché non c’è età che tenga con questo stato,
grande o piccolo va subito liberato;
quindi tu cosi fai apparire leggero
il gesto più orrido, l’atto più impuro,
non ti accorgi che non ci puoi tutelare
liberando subito chi ci vuole ammazzare.
Ti prego prendi una decisione, modifica questa legge che crea tensione,
lo so, nessun genitore vuole vedere un figlio in prigione
anche se ha ucciso senza una vera ragione;
ma un castigo glielo devi dare
se non altro per farli pensare e ripensare
che nella vita c’è anche il rispetto e il dovere
e che ti devo dire: per me il solo posto sono le patrie galere.

La Poetessa
Enza Mondi


Pubblicato sul blog di:Giuliana Galante

giovedì 4 giugno 2009

Dott.ssa Giuliana Galante Musicoterapeuta Mail: giulygala@tiscali.it Cell. 3476655657 Blog: giulygala@blogspot.com


Paziente: S. V.
Anni: 4
Diagnosi: Sindrome di Down
Referente Neuropsichiatra: Dott. M. G. – NPI AUSL Modena
Organizzazione degli incontri: Mercoledi – Istituto Meme s.r.l.- 17/18:00

La Relazione del programma di musicoterapia svolto è stata richiesta dalla famiglia.

Di seguito si elencano gli obiettivi relativi al Progetto:

l Osservazione dello strumentario

l Scoperta dello strumento musicale come mezzo espressivo

l Tradurre costantemente i contenuti musicali in ambiti e codici espressivi diversi in modo graduato, a seconda della complessità dell’attività:


l Corpo

l Voce - stimoli Vocali

l Ampliare i canali di comunicazione/ socializzazione coi pari attraverso esperienze sonoro- vocali


l Creare un gruppo coi pari per brevi momenti di incontro (giochi sonoro- musicali)

l Stimolare il linguaggio verbale

l Rafforzare i tempi e il livello di attenzione - Favorire gli atteggiamenti emotivi e le capacità di socializzazione,


Si propone un setting strutturato come “permissivo”, facilitante la libera espressione, una relazione terapeutica gratificante e una Metodologia non direttiva.
Per integrare il campo di esperienza sono proposte attività vocali e di movimento, attività ludico musicali che consentono di sviluppare le abilità musicali pregresse e di imparare ad esprimersi con l’uso di diversi linguaggi. L’ approccio espressivo stimola gli aspetti affettivi, psicomotori, sociali e cognitivi.
Inoltre è prevista la pratica di semplici strumenti musicali non convenzionali con materiali di diverso tipo in momenti individuali.
La metodologia utilizzata è stata “centrata” sul paziente, dall’ascolto passivo all’esplorazione degli strumenti, fino ad arrivare all’accompagnamento graduale sonoro, lavorando solo nell’ultima parte delle sedute sul canto e la coordinazione motoria.
I momenti individuali sono stati importanti per stabilire il rapporto e la comunicazione in modo non verbale tra PZ/MT, dove il linguaggio per comunicare era quello dei suoni nelle diverse manifestazioni: suono/ritmo, vocalità/ movimento.
Dalla fase di “ascolto/accoglienza” è stato possibile osservare le analogie e i vari modi di vivere l’esperienza musicale, con una presenza continua, costante, che si è espressa musicalmente con le sua emozioni e sentimenti.

Osservazione Partecipante:
Il bambino ha iniziato gli incontri di Musicoterapia su richiesta del servizio di Logopedia nel mese di ottobre del 2008.
Mostrava già in precedenza un interesse verso la batteria , strumento presente anche in casa.
Il lavoro svolto è stato realizzato seguendo lo schema seguente:
produzione (attiva- compulsiva)
rallentamento graduale del flusso di intensità crescente
fase di conclusione della seduta con ascolto e riproduzione vocale ( canzoncine ritmiche con una pulsazione media).
Questa modalità organizzativa della seduta si è necessaria per regolare lo stato emotivo del bambino, e ha permesso a quest’ultimo di raggiungere un livello più alto di attenzione/concentrazione. La pulsazione del bambino si manifestava sin dai primi incontri in crescendo, ad un volume alto, in modo compulsivo, incontrollato fino a renderlo contratto a livello muscolare, la reazione era evidente soprattutto nella mimica facciale che si presentava con le mandibole in avanti, lo sbattere dei denti in modo incontrollato.
V. ha compreso attraverso l’ascolto musicale nella dinamica Lento/veloce lo scorrere delle sequenze musicali regolando l’intensità
Il bambino ha iniziato l’esplorazione musicale dopo le prime 4 sedute, scoprendo strumenti lui sconosciuti, manipolandoli nei modi più diversi, ma il bisogno di “suonare” continuamente non gli permetteva di cogliere il nesso causa effetto dello strumento, per cui l’uso delle bacchette non era finalizzato alla batteria, ma era un suono caotico che continuava all’infinito.
Per questo è stato utile procedere inserendo corde, teli morbidi, campanellini, e spezzare le routine, per associare ogni movimento ad un fine.
Da quel momento l’uso delle bacchette è diventato sempre meno invasivo, le bacchette hanno iniziato ad esser contestualizzate e associate ad un altro strumento,
Dopo questa fase in poi è stato possibile integrare attività motorie per sbloccare la dimensione prossemica, iniziando con passeggiate a tempo di musica, girotondi, corsette e salti, nell’arco degli incontri il bambino si è abituato a spostarsi in ambienti diversi, anche in più ambienti nella stessa seduta.
Durante l’esecuzione è solare dal punto di vista dell’espressione del viso, mostra meno tensione (a livello mandibolare, non stringe più i denti) e si mostra interattivo dal punto di vista verbale.
Ha iniziative personali e propone cd e strumenti di suo gradimento. Si è abituato alle routines spezzate, ha acquisito fluidità nei movimenti (giochi motori- momenti di ballo) e ha abbandonato le posizioni statiche o sul tappeto morbido. Attraverso il lavoro musicale e il canto ha sviluppato nuove competenze linguistiche, segue i brani e intona le strofe. Ha mostrato una buona attivazione dal punto di vita della memoria musicale, utile soprattutto per lo sviluppo delle competenze cognitive (attenzione/ concentrazione/ linguaggio verbale).
Si propone di proseguire il lavoro terapeutico in termini espressivi e di stimolazioni dal punto di vista sensoriale.
Data: Mercoledi 3 Giugno 2009


Dott.ssa Giuliana Galante
SpecializzatainMusicoterapia





Dott.ssa Giuliana Galante Musicoterapeuta E-Mail: giulygala@tiscali.it Cell. 3476655657 Blog: giulygala@blogspot.com



Paziente: O. E.
Anni: 3
Diagnosi: Tetraplegia Spastica
Neuropsichiatra: Dott.ssa B– NPA (MO)
Organizzazione degli incontri: Venerdi mattino presso la Scuola dell’Infanzia G. R. (MO)
Orario: 9.00 - 10.00


La Relazione del programma di musicoterapia svolto è stata richiesta dalla scuola.

Di seguito si elencano gli obiettivi relativi al Progetto:

l Osservazione dello strumentario

l Scoperta dello strumento musicale come mezzo espressivo

l Tradurre costantemente i contenuti musicali in ambiti e codici espressivi diversi in modo graduato, a seconda della complessità dell’attività:

l Corpo

l Voce - stimoli Vocali

l Strumento

l Ampliare i canali di comunicazione/ socializzazione coi pari attraverso esperienze sonoro- vocali


l Creare un gruppo coi pari per brevi momenti di incontro (giochi sonoro- musicali) fuori dalla sezione in momenti non didattici



Relazione di verifica finale:

Le premesse epistemologiche del progetto individuavano dei punti chiave di seguito elencati:

l Il percorso centrato sulla persona e sulla valorizzazione di tutte le sue potenzialità (il paziente è parte attiva della terapia);
l la centralità del rapporto di fiducia e l’accettazione incondizionata rispetto al paziente;
l l’adattamento e la personalizzazione della seduta;
l l’accoglimento delle proposte della persona che vengono ampliate ed arricchite in uno scambio reciproco tra paziente e terapeuta.
L’aspetto centrale per il funzionamento dell’intervento terapeutico è stato rappresentato dall’accoglienza dell’utente fino alla presa in carico con la consegna della diagnosi, così da poter definire il percorso successivo.
Dall’analisi della domanda e della richiesta si sono osservati dei cambiamenti importanti che hanno riguardato l’aspetto sociale, la prossemica e lo sviluppo di tutta l'area musicale/vocale.
Il bambino ha partecipato a 10 incontri di gruppo, con la partecipazione di almeno un insegnante di classe, quest’ultima figura si è mostrata propositiva e collaborativa, all’inizio del percorso era necessaria per agevolare le esperienze musicali di E.
La metodologia utilizzata è stata “centrata” sul paziente, dall’ascolto passivo all’esplorazione degli strumenti, fino ad arrivare gradualmente all’accompagnamento sonoro, lavorando nell’ultima parte delle sedute sul canto d’insieme.
I momenti individuali sono stati importanti per stabilire il rapporto e la comunicazione in modo non verbale tra PZ/MT, dove il linguaggio per comunicare era quello dei suoni nelle diverse manifestazioni: suono/ritmo, vocalità/movimento.
Dalla fase di “ascolto/accoglienza” è stato possibile osservare i vari modi di vivere l’esperienza del bambino e la transizione dallo spazio armonico interiore, dal non-dicibile, non ascolto, verso la manifestazione delle sue emozioni e dei suoi sentimenti attraverso l'espressione musicale.
Osservazioni Partecipanti:
Il bambino ha manifestato un interesse maggiore verso strumenti di legno, e un'attrazione particolare per il tamburo di pelle, posizionato sulla pancia e suonato dai compagni della sezione, mostrando un'attivazione emotiva evidente a livello degli arti superiori. Durante le sedute ha espresso la voglia di comunicare attraverso il contatto fisico e la ricerca dello sguardo.
Si è mostrato interattivo col gruppo classe e nei momenti di musicoterapia d’insieme. E’ stato partecipativo nei momenti di piccolo gruppo e ha iniziato a imporsi sulle attività proposte, accettandole o rifiutandole in modo chiaro. I livelli di frustrazione sono migliorati già dopo i primi incontri in cui ha iniziato a contestualizzare il setting e a capirne le dinamiche.
Dal punto di vista della prossemica è dinamico rispetto allo sguardo, rimane bloccato dal punto di vista della prensione e nel movimento delle gambe, il braccio meno compromesso rimane il sinistro. Si è abituato allo spostamento in aule diverse, anche in più ambienti nella stessa mattina.
Attraverso il lavoro musicale e il canto durante i momenti della sezione ha sviluppato nuove lallazioni come ghe, maaaaaaa e bau, nei momenti di ascolto musicale si abbassa il livello di tensione corporea e ciò si nota soprattutto nei lineamenti del viso e negli arti superiori.
Si propone di proseguire il lavoro terapeutico in termini espressivi e di stimolazione dal punto di vista sensoriale.
Modena, 30 Maggio 2009

Dott.ssa Giuliana Galante
Specializzata in Musicoterapia

Ludwig Mirak, 𝑬' 𝑸𝑼𝑨𝑺𝑰 𝑳'𝑨𝑳𝑩𝑨

In arrivo: LUDWIK MIRAK, E' quasi l'alba Lui è un cantautore di cui sentiremo parlare molto! Si chiama Paolo Karim Gozzo (in arte...