lunedì 29 giugno 2009


Studi sull’acqua calda e sul ghiaccio come Analgesico in Terapia

L’uomo ha cercato di alleviare la sofferenza fin dai tempi più remoti e con ogni mezzo, anche se spesso si riteneva che il dolore fosse mandato dagli dei e che, dunque, chi tentava di combatterlo in qualche modo ostacolasse la loro volontà (Opus dei sedare dolorem, «alleviare il male è compito divino», recitava un detto latino). La guerra è stata lunga e la nascita ufficiale dell’anestesia risale a poco più di 160 anni fa. Ancora nel XIX secolo, dunque, le operazioni chirurgiche procuravano sofferenze indicibili:
«Quando lo stiletto venne introdotto nel torace - penetrando attraverso vene, carne, nervi – non potei fermare la mie lacrime. Cominciai a gridare e continuai a urlare durante tutta l’incisione, e sento ancora le mie grida nelle orecchie come fossero di un altro. Pensai che questa era l’agonia prima della morte. Tutto questo mentre il chirurgo grattava dentro il mio torace. E io non riuscii a pronunciare parola, ma solo urla durante tutta la tortura. Poi svenni»
(Lettera di Frances Fanny Burney, scrittrice inglese, 1752-1840).
Le tecniche usate prima dell’introduzione dell’anestesia erano diverse: dalla somministrazione di sostanze più o meno efficaci (es. cicuta, mandragora, hashish, alcool, oppio, coca) all’agopuntura, dagli impacchi di ghiaccio per bloccare la circolazione sanguigna, rendendo ischemico l’arto interessato, fino allo strangolamento “parziale”, che rendeva il paziente incosciente per mancanza di ossigeno al cervello. Naturalmente i risultati non erano molto soddisfacenti e la mortalità era elevata, non solo per l’assenza di tecniche e farmaci adeguati contro il dolore, ma anche per la mancanza di protezioni dall'aggressione chirurgica (infezioni, emorragie, stress...). In genere, dunque, si procedeva agli interventi solo in caso d'urgenza, quando cioè il rischio di morte era elevato (es. drenaggio di ascessi, amputazioni di arti in cancrena, tumori...).
Già nel 1564 Ambrosio Parè amputava una gamba dopo aver applicato sopra di essa del ghiaccio.
L’uso dell’acqua ghiacciata era frequente nei tempi antichi, ma gli uomini facevano il bagno anche nell’acqua calda per alleviare alcuni dolori e le nostre nonne da sempre consigliano la borsa dell’acqua calda da premere contro la pancia (mettendo un panno per non ustionarsi) per curare mal di stomaco, indigestione, dolori mestruali o di varia natura. Era un rimedio quasi in disuso perché lo si credeva più un palliativo piuttosto che una verità, ma ora gli inglesi lo hanno rispolverato scoprendo, ricerche alla mano, che l’acqua calda agisce quasi come un farmaco antidolorifico.
L’azione del calore è quella della vasodilatazione. Il calore genera un afflusso di sangue nel punto prescelto che induce una riduzione della contrazione dell’organo agendo, così, con un’azione di tipo antalgico. In pratica, il calore fa rilasciare la muscolatura e questo meccanismo d’azione è noto da tempo. La ricerca condotta dallo University College di Londra sotto la guida del ricercatore dottor Brian King e presentata durante il congresso annuale della Physiological Society voleva, inoltre, osservare se la borsa dell’acqua calda, agendo su alcune molecole, poteva funzionare proprio come un medicinale antidolorifico.
Con l’utilizzo di tecniche nuove gli inglesi hanno messo in evidenza che il calore (che deve essere di almeno 40°C) agisce a livello delle molecole (come un farmaco) disattivando i messaggi dolorifici che l’organismo invia al cervello. In pratica le proteine del recettore del calore in una cellula bloccano quelle del recettore del dolore. Una dimostrazione in più, insomma, dell’efficacia già conosciuta del calore. Il dolore ha diverse genesi ed è un meccanismo articolato che interessa il sistema nervoso periferico il quale attiva, attraverso i recettori, il sistema nervoso centrale. Se il dolore è provocato da un trauma, per esempio, la borsa dell’acqua calda è dannosa, anzi, al contrario, in questi casi si utilizza il ghiaccio per cercare di bloccare lo sviluppo dell’ematoma. Un altro esempio è quello del mal di testa: se ci mettiamo del calore, il dolore aumenta. La borsa dell’acqua calda è, invece, utile per alleviare il dolore nei casi dovuti a contratture come il mal di schiena, in cui il muscolo ha bisogno di decontrarsi, oppure a crampi come i dolori mestruali, il dolore addominale o le coliche renali. Il principio che sta alla base di questo meccanismo d’azione è quello del contrasto tra le temperature. In pratica se la temperatura è alta, quindi c’è calore, lì servirà il freddo per far passare il dolore come nel caso citato in precedenza dell’ematoma. Se, invece, non c’è riscaldamento, allora è meglio il caldo.
Il contrasto tra le due temperature agisce come antidolorifico.
Oltre ai farmaci, esistono anche altri metodi, oltre all’esercizio fisico e al controllo del peso, per alleviare il dolore alle articolazioni.
Le proprietà dell’acqua possono trovare riscontro su pazienti affetti da malattie come Artrosi, Artrite reumatoide e Gotta, secondo gli scienziati dell’Università di Edimburgo
E’ possibile provare sollievo applicando una borsa dell’acqua calda o del ghiaccio, facendo un bagno caldo o nuotando in una piscina riscaldata.
Di solito si consiglia l’intervento chirurgico quando il danno alle articolazioni diventa invalidante o quando le altre terapie non sono efficaci per ridurre il dolore, gli interventi chirurgici più frequenti sono quelli a carico del femore e delle ginocchia.
Molte persone affette da artrite sperimentano alcuni rimedi la cui efficacia per ora non è ancora stata documentata: alcuni di essi, come ad esempio il veleno di serpente, sono pericolosi, altri come ad esempio i braccialetti di rame non sono dannosi, ma la loro efficacia è ancora tutta da dimostrare.
L’uso del ghiaccio nelle contusioni riduce il gonfiore provocato dall’accumulo di liquidi nei tessuti colpiti e lenisce il dolore causato dalla stimolazione dei nervi al loro passaggio.
Serve poi per frenare il sanguinamento: fa contrarre i vasi danneggiati. In un secondo tempo però può invece essere utile il calore: favorisce circolazione e riassorbimento dei fluidi.
Quando si mette il ghiaccio su una parte contusa, si sente subito una fantastica sensazione di sollievo. Che il ghiaccio fosse un rimedio contro il dolore lo sapevano anche le nostre nonne ma adesso è la ricerca scientifica a confermare e spiegare l’azione analgesica delle basse temperature.
Ora gli esperti ci confermano che non si tratta di sola suggestione.
I ricercatori dell’Universita’ di Edimbugro, dopo aver studiato alcuni ratti, si sono accorti che attivando attraverso la pelle, i recettori del freddo (ad esempio il TRPM8), riuscivano a bloccare i segnali del dolore.
Altri studi sono in corso e se la scoperta fosse confermata anche sugli umani, l’uso di refrigeranti come il mentolo (magari in gel o in crema) oppure l’utilizzo di vestiti “refrigerati” alla corretta temperatura, potrebbe diminuire il malessere in chi soffre di dolori cronici, come gli artritici o i neuropatici, senza dover far uso di antidolorifici.Il Ghiaccio ha effetti contro l’emicrania, su una contusione o una bruciatura.
I ricercatori dell’università di Edimburgo lo chiamano sistema blocca dolore, con una semplice “somministrazione” di sostanza fredda si attivano i recensori sensibili alla variazione di temperatura che inviano a loro volta un segnale nervoso al midollo spinale disattivando i recettori che segnalano la sensazione di dolore.

Crioterapia
La crioterapia parte dal principio che il freddo lenisce i dolori. Relegata per anni a terapia localizzata, adesso la crioterapia è diventata «total body» e, dopo le prime cliniche specializzate in Giappone, nate negli anni Ottanta, si sono moltiplicate anche nel Nord Europa le «camere del freddo»: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia, in Francia, Gran Bretagna e Austria.
In Italia la crioterapia ancora non esiste, ma alcuni centri termali si stanno organizzando per proporre la nuova tecnica.
Si usa in ambito sportivo, come tecnica che combina l'azione del ghiaccio al movimento.
Ha lo scopo di addormentare la parte dolorante in quanto produce un effetto analgesico.Con l’impiego del freddo si intende l’applicazione del ghiaccio, sorgente naturale che va associata ad altre componenti esistenti in natura. Oggi oltre a questi si sfruttano gli spray e le medicazioni che sono formate su basi chimiche.Già nell’antichità il ghiaccio e la neve erano usati ai fini anestetici, oggi è molto usato nella traumatologia sportiva come coadiuvante dei traumi o trattamenti di ginnastica medica. L’applicazione della crioterapia ad intermittenza dopo un trauma, riduce di moltissimo le conseguenze legate ad una fase infiammatoria o di rottura. Questo trattamento è utile dal primo giorno a due settimane.
Dal punto di vista fisiologico l’organismo con l’applicazione della crioterapia risponde ad una riduzione e quindi una vasocostrizione, seguita in modo riflesso da una vasodilatazione come iperemia e quindi si riduce il dolore. Il freddo come agente terapeutico è classificato come una radiazione a raggi infrarossi, un oggetto freddo applicato su di uno caldo estrae il calore. Maggiore è il tempo di applicazione più in profondità esso agisce, è il caso dell’applicazione sul muscolo dove la sua temperatura può essere ridotta fino a quattro centimetri in profondità. Ed essendo il muscolo un tessuto che contiene acqua diventa un eccellente conduttore di freddo, al contrario non lo è il grasso.Quando si applica il ghiaccio sulla pelle per 15 minuti si ottiene la vasocostrizione nella zona interessata, questa è causata dalla contrazione riflessa della muscolatura liscia vascolare. Se l’applicazione viene prolungata si ottiene un periodo di vasodilatazione che dura pochi minuti, ma è una reazione contro il danno tessutale provocato da una prolungata esposizione al freddo.
Con l’applicazione del ghiaccio e del calore si potrebbe ridurre la somministrazione di molti farmaci e analgesici, oggi in commercio, che fruttano milioni alle case produttrici, sia per la cura di malattie croniche degenerative, per i distrurbi nevralgici e per le varie forme di artriti.
Dott.ssa Giuliana Galante

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