sabato 27 febbraio 2010

Presentazione Manuale Cantoterapia della Dott.ssa Mirella De Fonzo


La Feltrinelli Librerie
via della Repubblica, 2 - 43100 Parma PR
Telefono:
0521.237492
Prsentazione:
Cantoterapia
"Il Teorema del canto"
Domenica 21 febbraio 2010
E avvenuta la presentazione del Manuale di Cantoterapia di Mirella De Fonzo presso la Libreria Feltrinelli, con la presenza del Dott.re Roberto Bellavigna, Musicoterapeuta, il Dott. Roberto Tanzi, e la Dott.ssa Galante Giuliana, musicoterapeuta con la funzione di narratrice.
Durante l 'incontro la Dott.ssa De Fonzo ha raccontato di come sia nata la sua esperienza come cantante, e di come si sia sviluppata secondo un approccio scientifico nell'applicazione della Cantoterapia nella cura di patologie gravi, ai fini della relazione d'aiuto.
La cantoterapia si configura come una disciplina a sè, che si caratterizza dalla musicoterapia in quanto privilegia lo strumento fonatorio dell'uomo. Il canto ha una funzione aiuto coivolgente oltre allo strumento ed è atto a indurre un' attività curativa di tipo psicofisiologico.
Durante il canto il paziente coinvolge tutte le funzioni del proprio corpo, gli aspetti cognitivi, creativi, e fisiologici (la respirazione diaframmatica, l'attivazione cerebrale di entrambi gli amisferi, la memoria musicale).La cantoterapia può essere applicata a pazienti affetti dalle patologie più varie e gravi, dall'infanzia all'età adulta, soprattutto nelle forme tumorali, in quanto la musica tende a favorire un miglioramento della qualità della vita, mi viene in mente un progetto realizzato qualche anno fà....si trattava di un accompagnamento sonoro in un caso terminale...
Durante la fase conclusiva dell'incontro si è discusso dell'importanza dell'educazione al canto, fondamentale per la cultura greca, e di come oggi sia stata dimenticata dalle istituzioni.
Mi piace ricordare una frase dell'Odissea che racchiude l'importanza del dono del canto, ispirato dalle Muse a Esiodo, quando sul monte Elicona fu consacrato poeta:
" Esse un giorno insegnarono la bell'arte del canto a Esiodo,
mentre egli pascolava le greggi alle falde del sacro Elicona.
...noi sappiamo dire cose false simili alle vere..
ma quando vogliamo, sappiamo cantare la verità
e mi ordinarono...di cantare sempre nel loro nome".

Odissea


Dott.ssa Giuliana Galante

mercoledì 24 febbraio 2010

La Danza del ventre



Kalengoud




La danza del ventre è una danza antichissima che insegna a prendere consapevolezza del proprio bacino, a tonificare i muscoli e a muovere il corpo con grazia e dolcezza. E' adatta a tutte le età.Gli incontri teorico/pratici avranno come contenuti la storia, le evoluzioni nel tempo e i movimenti fondamentali di questa danza, praticati sulla musica.





I BENEFICI PSICOFISICI DELLA DANZA DEL VENTRE



A cura della Dott.ssa Monica Monaco Premessa



Esistono numerosi benefici per il corpo e per la mente che vengono abitualmente associati all'esercizio di quest'antica arte, definita anche Danza Orientale, chiamata Raks Sharki in lingua originale e Belly Dance in inglese.
A livello fisico si verifica un miglioramento della circolazione sanguigna, del transito intestinale, dei dolori mestruali e di quelli della colonna vertebrale, sia a livello lombare che cervicale, mentre a livello psicologico i vantaggi ottenibili sono stati spesso indicati in termini di rilascio delle tensioni, di acquisizione di una maggiore consapevolezza corporea, di un senso di rinascita e di riscoperta della femminilità.
Si tratta di risultati che possono ricondurre la danza del ventre nell'ambito delle tecniche della fisiodanzaterapia, cioè un intervento che mira alla riabilitazione fisio-motoria attraverso specifiche tecniche di danza. Questa disciplina infatti possiede potenzialità di cura che, se attivate e gestite da professionisti adeguatamente formati e competenti, può essere rivolta alla prevenzione e al recupero di disturbi psicopatologici, attraverso la danza individuale, di coppia o di gruppo. A questo punto si potrebbe cominciare a dubitare che si stia parlando della stessa danza del ventre che si crede di conoscere, poiché l'immaginario occidentale è ricco di danzatrici del ventre che si esibiscono per gli uomini, sottolineando più l'esperienza relazionale-sensuale legata a questa danza.E' dunque utile fare un passo indietro e tornare alle origini della danza orientale per comprenderne il suo significato antico che è strettamente connesso alle sue valenze terapeutiche psicofisiche e che consente di rileggere una simile esperienza nelle sue possibilità personali-terapeutiche per chi la compie, che tuttavia non escludono né la relazione, né la sensualità.
E' una sorpresa per molti scoprire che la danza orientale non nasce per essere uno spettacolo che allieta gli uomini, bensì come una danza delle donne per le donne che si ricollega ad antichi culti religiosi legati alla madre terra che propiziavano e celebravano la fertilità nelle antiche società matriarcali della Mesopotamia. Si narra che essa venisse danzata in cerchio intorno alla partoriente dalle altre donne che, in questo modo, partecipavano simbolicamente alla messa alla luce del nascituro, o ancora che fosse utilizzata durante le festività agricole per propiziare un buon raccolto. La sua natura veniva associata dunque ad una femminilità-fertilità e non vissuta esclusivamente come sensualità.
Questi riferimenti storici rappresentano una premessa necessaria prima di incominciare l'approfondimento dei diversi aspetti che permettono di leggere le potenzialità benefiche di una danza che può rappresentare una forma di sintesi dei contributi della musicoterapia, della danzamovimentoterapia e della psicologia dello sport.
Aspetti terapeutici nella danza orientale
Partendo dall'idea che un'esperienza di confronto con la danza orientale è un vissuto prima di tutto personale, si possono meglio comprendere quali sono le caratteristiche che contribuiscono a farne un momento dalle possibilità terapeutiche.


La musica orientale


E' uno dei primi elementi che, accompagnando gli incontri di danza del ventre, amplifica le potenzialità terapeutiche di quest'ultima, essendo di per se stessa un elemento benefico e curativo. Essa infatti possiede alcune peculiarità, da lungo tempo studiate nell'ambito della musicoterapia, che hanno specifiche influenze fisiche e psichiche globalmente definite effetto di rilassamento. Il cuore della musica orientale batte ritmi distensivi, pacificanti e tranquilli ma, allo stesso tempo, rallegranti i quali attivano facilmente una risonanza sui nostri ritmi fisiologici che tendono ad entrare in sintonia con essi. Ne conseguono emozioni positive e sentimenti salutari come serenità, gioia, senso di fiducia nelle proprie abilità e intimità con se stessi, che dipingono di nuova luce persino i volti delle esordienti che decidono di sperimentare le prime lezioni di danza orientale. Forse sono proprio espressioni come queste che, catturate sui volti delle danzatrici orientali, hanno generato nuove denominazioni di questa disciplina nota anche come danza della felicità. Il rilassamento è agevolato anche dalla monostrumentalità dominante in queste musiche flautate e piene di suoni ritmati, vibrati e profondi, prodotti da strumenti a corda, a percussione o aerofoni, lontani dagli interessi e dalle consuetudini musicali occidentali ormai piene di chitarre elettriche e suoni ottenuti da sintetizzatori. Inoltre diversi studi neuropsicologici, compiuti grazie all'ausilio di moderne tecniche di bioimmagine, hanno evidenziato come in tali melodie le combinazioni sonore inarticolate e talvolta ripetitive stimolano la creatività dell'inconscio attraverso l'attivazione di diverse aree dell'emisfero cerebrale destro, deputato alle attività immaginative.La musica orientale è quindi, nella danza del ventre, il primo passo verso il recupero di aspetti spesso sovrastati dalle richieste logiche e razionali che la vita attuale ci rivolge costantemente.
Conduttrice: Bruna Marchetti, maestra MIDAS

Allego i link per conoscere e approfondire la Pratica della Danza del ventre, di cui
Bruna Marchetti è Maestra MIDAS diplomata.
http://www.associazioni.comune.carpi.mo.it/alberov/danza_del_ventre.htm
Info:
SedeAlbero della Vita c/o Circolo Arci La FontanaIndirizzovia I. Martinelli 1 - loc. FossoliTel.Dolores 335/8145531 o 059/669159 dopo le 19.30Durata7 lezioni a ciclo continuo da settembre a giugno di ogni annoOrarioprincipianti: lunedì ore 19.30/20.45 - avanzati: lunedì e mercoledì seraCostonon pervenutoRequisititesserati Arci e Albero della VitaMailass_alberodellavita@libero.itURLhttp://www.associazioni.comune.carpi.mo.it/alberov

Giuliana Galante

L'accompagnamento musicale nella cura del corpo


Centro Estetico "La tua Immagine"
Via F. De Sanctis 12 /B- Carpi (MO)
Tel. 059 651696
Ho avuto modo di conoscere Bruna Marchetti frequentando il suo centro Estetico, “La Tua Immagine”, e ad ogni incontro non ho potuto fare a meno di notare la ricercatezza musicale che mi accompagnava tra un trattamento e l’altro.
Quindi un po’ per curiosità personale, un po’ per la mia professione ho pensato di intervistarla, e di farmi raccontare delle scelte musicali che accompagnano le sue clienti quotidianamente.
Mi racconta che le sue scelte non sono mai casuali, non c’è un genere predominante, ma le sonorità sono preferibilmente “tranquille”, devono avere come obbiettivo quello di rendere l’ambiente accogliente, l’ascolto all’interno del centro dipende dal suo gusto personale.
E avendo provato di persona credo che sia una strategia vincente, soprattutto perché una volta entrati all’interno della cabina sembra che il tempo si fermi, ci si allontana dai rumori, dalla confusione del posto di lavoro, dalla freneticità del quotidiano, per prendersi “il tempo per sé”, da dedicarsi affidandosi alla professionalità di Bruna e della sua collaboratrice, Novella anche lei molto carina e con un tono vocale gradevole.
In questo periodo non mi è mai capitato di sentire la radio, e Bruna mi spiega che per lei la radio è un mezzo confusivo, in quanto i brani musicali sono interrotti dalla voce parlante che per lei risulta invasiva.
In effetti la radio presenta questi elementi, oltretutto le radio oggi ci riempiono di pubblicità inutili e poco piacevoli.
Le chiedo come ultima curiosità se l’effetto rilassante del sottofondo musicale non sia utile più a lei che alle clienti, in quanto l’effetto relax passa attraverso le sue mani per arrivare a trasmettere quella sensazione di benessere. La sua risposta è che di certo per lei è importante essere accompagnata dalla musica per poter lavorare con una buona dose di serenità e prendersi cura del corpo delle clienti dal punto di vista psicofisico, inoltre questo non è l’unico aspetto musicale che coltiva.
Mi racconta che ama la musica araba da anni, e pratica la Danza del Ventre, iniziata come una passione , e poi diventata una vera professione.
Bruna Marchetti è Maestra MIDAS diplomata e insegna da circa 6 anni.
Allego un link per chi volesse approfondire l'argomento.
di Giuliana Galante

martedì 23 febbraio 2010

Terapia Vocale

Contro ansia e depressione, musicoterapia e terapia vocale

di Agnese Ferrara

Voci potenti o lievi, parole sussurrate o gridate, testi letti o cantati, silenzi, sospiri. Una quantità infinita di parole e musica legate fra loro in modo indissolubile.
Perché la musica, le parole ed il canto ci accompagnano durante tutta la vita, quella quotidiana e nei momenti più importanti. Servono da ponte fra il conscio e l¿inconscio, possiedono dunque profondi agganci con le emozioni ed i sentimenti, evocando sensazioni, stati d¿animo, ricordi indelebili. Canzoni conosciute in tutto il mondo, come Volare, o canticchiate sotto la doccia per qualche mese e poi dimenticate. Ma anche tiritere imparate nell¿infanzia e ripetute per tutta la vita. Melodie che trasmettono un insieme complesso di sensazioni, piacevoli o no, per chi le ascolta. Che le giudica fin dall¿inizio secondo il proprio gusto, promovendole o bocciandole categoricamente. Anche se, dicono gli psicologi e gli esperti in marketing, il gusto musicale è soggetto a cambiamenti, perché i motivi devono essere riascoltati più volte per essere davvero giudicati.
Ma, mentre cantare sembrare un¿azione liberatoria e rilassante, in realtà gli interpreti delle melodie fanno un notevole sforzo.
Durante il canto, il cantante esperto applica le cosiddette "tecniche vocali" che gli permettono emettere la voce, modulandone il suo suono, il tono, l¿intensità, il timbro, la frequenza, il ritmo e gli intervalli. Tecniche di regolazione della voce che, soprattutto nei cantanti che hanno raggiunto una buona maturità musicale, rientrano in un vero e proprio "schema corporeo vocale", dipendente dalla voce emessa, dalla sua intensità e dalla sua frequenza e che permette di far percepire all¿interprete stesso, in ogni istante, un insieme di sensazioni fisiche interne che provengono da tutte le zone e le regioni del corpo attivate dallo sforzo di emissione della voce. Perché nel canto partecipano la faccia, il palato, il naso, la gola, i polmoni, lo stomaco e l¿addome.
Ogni performance musicale implica l¿integrazione e la cooperazione dei due emisferi celebrali, il sinistro ed il destro. Così cantare o fischiettare divengono mezzi per comunicare con gli altri oppure metodi di auto rilassamento. Ma il gioco può anche ribaltarsi e, a loro volta, le regioni del corpo coinvolte nello sforzo vocale possono essere fortemente stimolate dal canto stesso ed essere perfino curate in presenza di patologie, psichiche o fisiche. Vediamo in quali casi.
MUSICOTERAPIA E TECNICHE VOCALI
All¿Istituto Geriatrico Radaelli di Vimodrone è stato appena concluso un progetto sperimentale interessante. Sono stati valutati i benefici sul comportamento e le capacità di relazione su oltre 50 pazienti anziani utilizzando la musica e l¿arte, confrontandoli ai trattamenti tradizionali effettuati con i sedativi. Spiega Emanuela Orsi, Geriatra e responsabile del progetto milanese: "Con l¿aiuto di alcuni esperti abbiamo ideato percorsi personalizzati sulla base delle varie disabilità, fisiche o mentali, basati su fisioterapia, animazione, musicoterapia, canto ed arte terapia. Lo studio pilota ha dato risultati inattesi e siamo riusciti a migliorare la qualità di vita dei pazienti coinvolti, soprattutto nel combattere le depressioni, il deterioramento e le agitazioni tipiche dei soggetti ricoverati e molto anziani. Abbiamo anche riscontrato una migliore adattabilità all¿ambiente".
La musica e la voce dunque possiedono grandi poteri curativi per il corpo e la mente. Diventando vere e proprie "terapie vocali e musicoterapiche", utilizzate da tempo dagli specialisti, psicologi, logopedisti, foniatri e musicoterapeuti.
Carla Savio è stata una delle fondatrici in Italia della musicoterapia negli anni ¿70 insieme al Sindacato Musicisti Italiani. Confrontandosi con le esperienze svolte in altri Paesi, come l¿Inghilterra, la Francia e l¿Austria dove la musicoterapica è riconosciuta da tempo, ha sperimentato per molti anni le tecniche terapeutiche musicali in ospedali e cliniche italiane, applicandole su malati disabili, fisici e psichici.
Racconta la professoressa Savio: "Grazie al potere liberatorio della voce si possono correggere alcuni disturbi mentali, che celano conflitti non risolti e recuperare le proprie attitudini, la propria identità personale e le capacità relazionali. Sia negli adulti che nei bambini è possibile curare la depressione, i conflitti di personalità, i rallentamenti psichici, anche in collaborazione con gli psicologi. Applicando alcune semplici regole, alla base della musica e del canto, come la ricerca del ritmo, che rappresenta la volontà e delle melodie, che stimolano l¿affettività, si migliorano notevolmente le capacità psichiche e fisiche, abbattendo alcuni handicap".
Nicoletta Porzano, è pianista, direttore di coro e musicoterapeuta. Ha partecipato allo studio svolto all¿Istituto Geriatrico Radaelli di Vimodrone, occupandosi della musicoterapia e del canto. Collabora anche con l¿ambulatorio neurovegetativo dell¿Ospedale Sacco di Milano per un progetto di ricerca sugli effetti terapeutici della musicoterapia su soggetti che presentano problemi di stress, ansia, ansia patologica, come gli attacchi di panico e sindromi ansiogene-depressive.
Afferma la professoressa Porzano: "Le attività creative sono la chiave dell¿equilibrio psichico, per lo sviluppo ed il benessere della sanità mentale. Cantare, suonare e danzare sono la strada per risolvere molti tipi di patologie. In particolare la musica è un mezzo di comunicazione anche là dove le parole divengono inaccessibili, ad esempio dopo una lesione celebrale, nei pazienti post-comatosi o nell¿autismo, ma anche per i bambini psicopatici e quelli con gravi lesioni al cervello. La musica ed il canto sono interventi riabilitativi sia nel bambino che nell¿adulto".
26 Febbraio 2001

lunedì 22 febbraio 2010

Arteterapia nella Scuola dell'Infanzia


Ecco il risultato finale di un lavoro realizzato presso una Scuola dell'Infanzia in Provincia di Modena, con bambini di 3 anni, dopo un esperienza di Psicomotricità con i nastri colorati, direi che non ha nulla di meno di alcune opere famose.....tutto questo è stato dolcemente accompagnato dall'ascolto musicale ..........Bravi!!!
Dott.ssa Giuliana Galante


sabato 20 febbraio 2010

Casa Protetta "Tenente Marchi"- Cantoterapia

Casa Protetta "Tenente Marchi"- Carpi (MO)
Rinascere con una canzone

Il Progetto di Cantoterapia "Dire, fare...Cantare"che si sta realizzando all'interno della casa di Cura "Tenente Marchi" è finalizzato a promuovere la relazione d'aiuto tra gli ospiti, e la presa in cura della "persona" attraverso il canto.

Già dai primi incontri è stato possibile osservare la voglia di mettersi in gioco di alcuni partecipanti, il piacere nel suonare insieme, le prime proposte emerse dai singoli, i ricordi legati ad alcuni brani della giovinezza, ed anche le difficoltà di alcune persone affette da patologie gravi che comunque si impegnano a dare il loro personale contributo.

Il canto di gruppo, oltre a facilitare e rafforzare l'autostima è una costante di ogni incontro, la cui forza stimola il "gruppo" alla condivisione delle proprie esperienze di vita e dei ricordi del passato, con la possibilità di una nuova rielaborazione.

In questo contesto l'espressione "Dire, fare... Cantare" non è un modo di dire, non è un semplice titolo, ma è il modo di essere presenti e far sentire la propria voce, perchè essere anziani significa poter dare tantissimo agli altri, e in questo caso la forza del canto è azzeccatissima.

La Musicoterapeuta

Giuliana Galante


lunedì 15 febbraio 2010

Barbara Strollo all'Exodus

Barbara Strollo - Exodus, Gualtieri (RE)
Barbara Strollo e la sua orchestra si sono esibiti ieri sera all'Exodus, a Gualtieri (RE), per condividere con il suo pubblico la serata di San valentino e anche il suo compleanno.
Come sempre con grande professionalità e affetto verso chi la segue e la apprezza per la sua voce e per il suo modo di essere, un artista che ama il pubblico e lo dimostra ogni volta.
All'evento era presente anche Fulvio Bertolini, il presentatore di "Liscio come l'olio", con i suoi cameramen, infatti lo spettacolo sarà trasmesso sull'emittente televisiva della Romagna E'tv.
Complimenti a Barbara e a tuti i suoi musicisti, un caro saluto a Maurizio Tagliavini!
Giuliana Galante


sabato 13 febbraio 2010

Percorsi di storie di vita...di Giuliana Galante
-lab. con Sonia Fabbrocinio- 06 febbraio 2010
Legami in fuga

venerdì 12 febbraio 2010

Queen Mania, San Rocco a Carpi



Queen mania al San Rocco a Carpi, 11 febbraio 2010
Da vedere e sentire, Bravi bravi!!!

mercoledì 10 febbraio 2010

Urlo di rabbia


"Voglio gicare io"

Gioco con i bimbi

corro coi cani

ferimento gamba sinistra

coi randagi aggressivi...

poi diventano lupi

arrivano i ladri..

cosi vanno via


di Giuliana Galante

martedì 9 febbraio 2010

Arteterapia con Sonia Fabbrocinio

Arteterapia con Sonia Fabbrocinio
6 febbraio 2010





"Un viaggio alla scoperta di sè"
06 febbraio 200
Istituto Meme


Giuliana Galante






Franco Basaglia

"Un uomo che ha restituito dignità a chi soffre di malattia mentale"
Giuliana Galante

« Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo »


Franco Basaglia , 1964


Legge 180/78
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Legge 180)




« La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere »
(Franco Basaglia)


Articolo tratto da Wikipedia
La legge 180, Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori, del 13 maggio 1978, meglio nota come legge Basaglia (dal suo promotore in ambito psichiatrico, Franco Basaglia) è una nota e importante legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Successivamente la legge confluì nella legge 833/78 del 23 dicembre 1978, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale.
La legge fu una vera e propria rivoluzione culturale e medica, basata sulle nuove (e più "umane") concezioni psichiatriche, promosse e sperimentate in Italia da Franco Basaglia.
Prima di allora i manicomi erano poco più che luoghi di contenimento fisico, dove si applicava ogni metodo di contenzione e pesanti terapie farmacologiche e invasive, o la terapia elettroconvulsivante (che per alcuni casi viene tuttora utilizzata).
Le intenzioni della legge 180 erano quelle di ridurre le terapie farmacologiche ed il contenimento fisico, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati da ambulatori territoriali.
La legge 180 demandò l'attuazione alle Regioni, le quali legiferarono in maniera eterogenea, producendo risultati diversificati nel territorio. Nel 1978 solo nel 55% delle province italiane vi era un ospedale psichiatrico pubblico, mentre nel resto del paese ci si avvaleva di strutture private (18%) o delle strutture di altre province (27%).[1]
Di fatto solo dopo il 1994, con il Progetto Obiettivo e la razionalizzazione delle strutture di assistenza psichiatrica da attivare a livello nazionale, si completò la chiusura effettiva dei manicomi in Italia.
Nonostante critiche e proposte di revisione,[2] la legge 180 è ancora la legge quadro che regola l'assistenza psichiatrica in Italia.[3][4]

^ edscuola.it: Dossier sulla legge Basaglia, 2003. URL consultato il 02-10-2009.
^ I progetti parlamentari di riforma della legge 180-1978. URL consultato il 02-10-2009.
^ Speciale trent’anni di 180: Indice dei documenti. URL consultato il 6-12-2009.
^ Speciale «Vent’anni di 180»: Indice generale. URL consultato il 6-12-2009.

domenica 7 febbraio 2010

Dott.ssa De Fonzo - Presentazione Cantoterapia


Presentazione del manuale di Cantoterapia
"Il teorema del canto",
di
Mirella De Fonzo
presso l'Istituto Meme a Modena
il 10 Aprile 2010
alle 15:30

sabato 6 febbraio 2010





Corallo, Scandiano (RE)

05 febbraio 2010



Vinnie Moore (New Castle, 14 aprile 1964) è un chitarrista heavy metal statunitense. Fa parte della band britannica UFO ed è considerato uno dei chitarristi più influenti tra quelli che nella metà degli anni '80 presero parte al cosiddetto shredder boom, ovvero il periodo in cui chitarristi di grande tecnica e velocità si affermarono nella scena heavy metal[1]. È stato endorser per parecchie case produttrici di chitarre, tra cui la Music Man. Nel 2007 Moore ha però lasciato quest'ultima per passare alla Dean. Ha anche un contratto per gli amplificatori






Nato a New Castle (Delaware) il 14 aprile 1964, Vinnie Moore ha cominciato la sua carriera professionale all'età di 12 anni suonando in vari club e bar finché Mike Varney dell'etichetta Shrapnel lo scoprì attraverso un articolo su una rivista. Tramite lui ebbe l'opportunità di prendere parte ad uno spot della Pepsi del 1985 anche se, come è ben visibile, nello spot Vinnie non appare. Ci sono inquadrature delle sue mani che suonano e la traccia di chitarra che si sente è stata effettivamente registrata da lui, ma l'attore che finge di suonare è un altro[2]. Successivamente Moore registrò il suo primo album da solista, Mind's Eye, con etichetta Shrapnel Records e con l'altro chitarrista Tony MacAlpine però alle tastiere. Quest'album ricevette numerosi premi da riviste del settore e vendette oltre 100.000 copie. Moore si unì poi alla band heavy metal Vicious Rumors, partecipando alle registrazioni del loro album di debutto, Soldiers of the Night e successivamente alla band di Alice Cooper per un tour. Nel 1987 registrò il video didattico Advanced Lead Guitar Techniques e nel 1989 un altro dal nome Speed, Accuracy and Articulation. Insieme ad altri chitarristi come Al Di Meola e Allan Holdsworth, Vinnie Moore continua ancora a registrare per la Shrapnel Records. Dal 2003 fa parte del gruppo hard rock UFO.






Da Wikipedia

Sindrome di Down

Nel 1959 Jerome Lejeune scoprì che la sindrome di Down è causata dalla presenza di un cromosoma 21 in più (o parte di esso), da qui la definizione di trisomia 21 come sinonimo della sindrome stessa. Circa nel 95% dei casi, la causa di questa anomalia genetica è la mancata disgiunzione dei cromosomi che si verifica durante una delle divisioni meiotiche che portano alla formazione dei gameti della madre; ne consegue che lo zigote avrà un assetto di 47 cromosomi, con un cromosoma 21 soprannumerario in tutte le cellule dell'individuo affetto, anziché il normale numero diploide di 46 cromosomi tipici della specie umana.
La sindrome può essere causata anche da un altro tipo di mutazione: la traslocazione robertsoniana, in uno dei due genitori in cui un braccio del cromosoma 21 si fonde ad un altro cromosoma acrocentrico (di solito il cromosoma 14). Gli individui portatori di tale traslocazione sono fenotipicamente normali, ma presentano un'elevata probabilità di avere figli con sindrome di Down (forma familiare). Quest'ultima forma è indipendente dall'età della madre.
Un'altra forma, diversa dalla prima che è caratterizzata dalla presenza di 47 cromosomi in tutte le cellule dell'individuo, è caratterizzata dalla mancata disgiunzione in una delle mitosi che avvengono dopo la formazione dello zigote. L'individuo è caratterizzato da mosaicismo, cioè da due popolazioni cellulari, quella con 47 cromosomi e quella con il normale numero di 46. Questa forma sarà più lieve quanto maggiore sarà il numero delle cellule con un numero normale di cromosomi.
La sindrome di Down comporta situazioni diverse di rallentamento dello sviluppo, ma in genere non preclude possibilità allo stesso: è possibile una buona integrazione e convivenza, data la volitiva capacità di apprendimento che caratterizza l'individuo down.
Epidemiologia [modifica]

Grafico rappresentante i casi di trisomia-21 ogni 1000 nati in relazione all'età della madre.
Interessa tutte le etnie, sia maschi che femmine e si manifesta (incidenza) in un caso ogni 700-1.000 nati vivi. Molti di più sono i concepimenti che riguardano la trisomia 21, dato che 3 casi su 4 si concludono con un aborto o con la nascita di un bambino/a morto/a. Se questo non avvenisse il rapporto sarebbe attorno a 1:200 circa.
Il grafico a destra ci mostra come l’età della madre sia correlata fortemente alla probabilità di avere un individuo affetto dalla sindrome di Down. Si nota, infatti, che, in media, la probabilità per donne di un’età compresa tra 20 e 24 anni è decisamente minore rispetto a quella di donne dai 45 anni in su (si parla di circa 1 su 1550 contro 1 su 25). Però il grafico può portare a delle inesatte affermazioni: il fatto che la probabilità sia così differente in relazione all’età della madre non deve far pensare che la maggior parte delle donne che partoriscono un figlio affetto da trisomia-21 sia d’età relativamente avanzata. Infatti, poche sono le donne che intorno ai 45 anni d’età decidono di avere un figlio. Quindi, i figli nati con trisomia-21 sono maggiormente partoriti da madri relativamente giovani (di fatto solo un neonato con sindrome di Down ogni cinque ha una madre con più di 35 anni), che concepiscono di più rispetto a donne più avanti nell’età. Non si pensi inoltre che donne d’età inferiore ai vent’anni non partoriscano figli affetti dalla sindrome di Down, bensì che sono, in parte, irrilevanti per il grafico.
Ad ogni modo si può affermare che l’età della madre è estremamente influente per la probabilità che un figlio sia affetto o meno da trisomia-21.
Qui di seguito sono proposti i dati esposti nel grafico con percentuale ogni 1000 nati:
Età della madre (anni)
Numero di casi ogni mille nati
Percentuale
20-24
0,6
0,06 %
25-29
0,8
0,08 %
30-34
1,5
0,15 %
35-39
2,6
0,26 %
40-44
14,3
1,43 %
45 in poi
34,2
3,42 %
Segni e sintomi [modifica]
Diagnosi pre-natale [modifica]
È possibile una diagnosi pre-natale tramite amniocentesi: si può vedere al cariotipo l’evidente anomalia del cromosoma. All’ecografia fetale ci possono essere alcuni segni di probabilità:
il femore, in rapporto alla lunghezza delle altre ossa, è molto corto
anomalia della cerniera occipitale: è più infossata ed è più stretto lo spazio tra occipite e prima vertebra cervicale (di difficile individuazione)
diminuzione della quantità di movimento globale del feto
Nella maggior parte dei casi l'individuo presenta:
Mongoloidismo, corpo basso e tozzo e collo grosso
Macroglossia - può portare a problemi di deglutizione
Atresia esofagea e intestino piccolo
Ipotonia più o meno marcata, presente nel 95% dei casi
Plica palmare
Lassità legamentosa, di varia entità, che porta ad apertura in abduzione esagerata delle anche (180°) e diminuzione dell’angolo del polso con aumentato rischio di lussazione.
Cardiopatia congenita
Alterazione funzionamento della tiroide
Microcefalia, non evidenziabile alla nascita, ma durante la crescita
Ritardo di organizzazione delle tappe motorie (anche imponente), non per un danno del sistema neuromotorio, ma per deficit della prassia
Il ritardo mentale varia da forme più gravi (QI 25-50) a forme lievi nei mosaici genetici. Comporta anche ritardo nel linguaggio
Anomalia degli occhi: infatti l'occhio della persona affetta da questa malattia presenta un taglio che invece di essere normalmente a forma di dosso cioè che va dal basso verso l'alto formando una curva è allungato dalle ghiandole lacrimarie alla parte posteriore dell'occhio stesso, simile a quello delle popolazioni mongole, quindi dell'Asia Orientale(si noti anche il termine usato principalmente dai medici per designare tale anomalia: mongolismo).
Si ha maggiore sensibilità alle infezioni e spesso, disfunzioni del cuore (difetto del setto interatriale,interventricolare) e di altri organi: principalmente per tal motivo la vita media, senza interventi, non supera i 30-40 anni. Attualmente però la media si è innalzata sino a 60 anni, perché col progredire delle tecniche chirurgiche, molte anomalie cardiache anatomiche possono essere trattate con successo.
Al downismo è associata un'amiloidosi Alzheimer-simile.
Prevenzione [modifica]
Quando si studiano casi di sindrome di Down dovuti a traslocazione, si trova di solito che un genitore, anche se fenotipicamente normale, presenta un cariotipo a 45 cromosomi. Uno di questi cromosomi è formato dai bracci lunghi del cromosoma 21 unito al braccio lungo di un altro cromosoma acrocaentrico (di solito il cromosoma 14), mentre i bracci corti residui si uniscono a formare un piccolo cromosoma acentrico che solitamente è instabile mitoticamente e viene perduto, ma poiché contiene geni non essenziali non si hanno conseguenze cliniche. Perciò ai genitori di un figlio affetto da sindrome di Down dovuta a sbilanciamento di traslocazione robertsoniana, si consiglia di procedere alla determinazione del loro cariotipo; se l'uno o l'altro genitore sono portatori della traslocazione, essi vengono avvisati del fatto che vi è un aumentata probabilità di avere un altro figlio affetto da sindrome di Down.
Da parecchio tempo si ritiene che la sindrome di Down, e un certo numero di altri effetti negativi legati alla non-disgiunzione, sia più probabile in bambini nati da donne non giovani. Le ragioni di questo fatto non sono chiare ma si è notato che sono in relazione con il tempo di permanenza dell'uovo nell'ovaio fermo nel diplotene della profase della meiosi 1 in cui si verifica scambio di frammenti di cromatidi tra due cromatidi non fratelli di cromosomi omologhi; la permanenza in questa fase di scambio determinerebbe l'amplificarsi di errori nella disgiunzione dei cromosomi durante l'anafase.
Studi recenti hanno indicato anche che circa nel 5% di casi con sindrome di Down dovuta a non-disgiunzione il cromosoma in più deriva dal padre anziché dalla madre.
Trattamento [modifica]
Il trattamento può essere perseguito solo per le complicazioni della malattia, quali possono essere, tra le più frequenti, sordità, malattie cardio-vascolari, leucemia, invecchiamento precoce e diabete.

Tratto da Wikipedia

Dott.ssa Giuliana Galante

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