lunedì 6 luglio 2009

Projectwork - Scuola: Area Infanzia

Dott.ssa Giuliana Galante
Musicoterapeuta - Modena

Servizio di Musicoterapia “Le Forme del Pensiero Musicale”
Privato su appuntamento
Info: 3476655657

giulygala@tiscali.it

Blog: giulygala.blogspot.com

Projectwork
Utente: O. C. E.
Età: 3 Anni
Diagnosi: Tetraplegia Spastico-Distonica
Neuropsichiatra: Dott.ssa B, B.NPI AUSL M. (MO)
Organizzazione degli incontri: un incontro settimanale a scuola da 60’
Luogo: Scuola dell’Infanzia “Gianni Rodari”, F.(MO)
Durata: 10 incontri
L’intervento di musicoterapia è stato richiesto dalla scuola
Premessa
E. un bambino nigeriano di 3 anni, è affetto da Tetraplegia Spastico-Distonica con atteggiamento estensorio degli arti inferiori, ipertonico flessorio degli arti superiori, non ha ancora raggiunto il controllo del capo a causa di una marcata ipotonia assiale, e presenta epilessia sintomatica.
Il deficit di produzione di movimento è soprattutto sul lato destro, con disturbi della regolazione del tono muscolare (spasticità ipertonica), della coordinazione e del controllo posturale del capo.
È stato seguito dai Servizi sociali dal luglio del 2008, appena giunto in Italia. La famiglia, compresa la gravità della situazione, è intervenuta seguendo il bambino per operare su diversi fronti. Nel gennaio del 2008 E. ha iniziato un percorso di fisioterapia, con la frequenza di 2 incontri settimanali, in orario scolastico.
Il bambino non ha mai svolto attività espressive, per cui il lavoro che si è pensato di svolgere a scuola ha visto la partecipazione del gruppo classe, all’interno di un progetto Psico-motorio, con l’insegnante di classe, l’insegnante di sostegno/Musicoterapeuta, come componente attiva.
E. è un bambino abituato a stare assieme ad altre persone, con una buona capacità uditiva, ed è abituato ad ascoltare musica.
È stato importante per E. l'attività musicale come momento strutturato, di ascolto attivo, di esplorazione sensoriale, in maniera olistica, con l'aggiunta del movimento, la pratica strumentale, centrata sull'ascolto, sull'espressività, sull’associazione stimolo-risposta, dei suoni vocali e di quelli onomatopeici.
Gli incontri sono stati pensati e strutturati con un assetto triangolare-circolare, assieme all' insegnante di sezione, che è stata parte attiva nei momenti di canto d’insieme e in tutte le altre fasi del Progetto, con lo scopo di favorire la relazione tra E. con la classe e di armonizzarla.
Obiettivi
· Promuovere la Circolarità della relazione coi pari.
· Stimolare all’Orientamento Sonoro-Spaziale.
· Utilizzare lo strumento musicale associato all’aspetto motorio.
· Tradurre costantemente i contenuti musicali in ambiti e codici espressivi diversi in modo graduato, a seconda della complessità dell’attività.
· Corpo - Giochi motori.
· Uso dello Strumento (Attivo-Passivo).
· Ampliare i canali di comunicazione attraverso esperienze globali.
Strumenti e Metodi
L’ambiente in cui si è svolto il PW è stato la palestra.
Si è proposto un setting statico, un tappeto morbido al centro, dove E. poteva esser sdraiato, e all’esterno dinamico, grazie agli altri bambini della sezione, aperto e flessibile, con una disposizione dello spazio-strumentario circolare, vicino E, mentre gli altri potevano muoversi liberamente, con movimenti lenti, relazionandosi con E. attraverso lo strumento, la Metodologia usata era direttiva/semi-direttiva.
Per integrare il campo di esperienza sono state proposte attività vocali, lavorato sulla percezione del corpo, sulla respirazione, modulazione vocale, reazione feedback alle proposte sonore, ritmiche e di movimento, con variazioni graduali, attività musicali e proposte che consentono di sviluppare diversi linguaggi. Il ruolo dei compagni di classe è stato determinante perche i bambini hanno imparato ad avere con E. un contatto corporeo adeguato alla sua problematica, stabilendo con E. un rapporto solidale e una migliore collaborazione in sezione.
Materiali
· Chitarra.
· Strumentario Orff (Tamburi, piastre, maracas, … etc.).
· Stereo.
· Suoni onomatopeici.
· Palloncini, corde, stoffe.
· Tappeti morbidi-cuscini, percorsi guidati.
Documentazione
La documentazione si è svolta attraverso l'utilizzo di un Protocollo e una Scheda di Lettura Vocale da compilare a ogni seduta, integrata in momenti diversi degli incontri.
Si è proposto a metà percorso un questionario per documentare il punto di vista delle insegnanti.
Verifica
Gli incontri di verifica sono stati necessari per confrontarsi sulle nuove dinamiche messe in atto dal bambino.
E’ stata molto utile la collaborazione con le insegnanti di sezione, l’educatrice comunale, per valutare la qualità e la validità dei risultati raggiunti.


Projectwork


Utente: G. B.

Anni: 8

Diagnosi: Disturbo Pervasivo dello sviluppo- Disturbo Autistico

Neuropsichiatra: Dott.ssa B. NPI AUSL Modena

Organizzazione degli incontri: Martedi 9:00- 10.00

Luogo: Scuola Elementare M. P. - Modena

Durata: Dicembre ‘08 – Giugno ‘09

L'intervento di Musicoterapia è stato richiesto dalla famiglia.

Premessa

G. è un bambino affetto da Disturbo pervasivo dello Sviluppo, nella sua forma più grave, ovvero l'Autismo.
Frequenta la classe seconda elementare, ha il sostegno scolastico coperto per tutte le ore.
E' stato seguito dalla famiglia sin da piccolo, appena è stata realizzata la diagnosi. E’ seguito dall’Usl da quando aveva 2 anni, sono previsti due incontri annuali con la neuropsichiatra: la Dott.ssa B.
Dal mese di dicembre 2008 ha intrapreso con frequenza settimanale le seguenti attività riabilitative:
un incontro di ippoterapia il mercoledi mattina, il nuoto al venerdi mattina (gli piace molto stare nell’acqua), un incontro di Arteterapia il giovedi mattino dalle 9:30 alle 10:30, e uno di Musicoterapia il martedi mattina a scuola dalle ore 9:00 alle 10:00.
E' un bambino affettuoso, ama il contatto fisico, talvolta, soprattutto nei contesti che sono per lui nuovi si mostra agitato e iperattivo .
Una caratteristica di G. è il comportamento 'insistentemente ripetitivo' o 'insistentemente perseverante. Diventa estremamente insistente sulle routine; all’inizio del percorso (per i primi 2 incontri) portava con se una bottiglia di plastica vuota, ruotandola ininterrottamente, abitudine modificata negli incontri successivi.
Un aspetto del progetto su cui lavorare è stato modificare in itinere le abitudini, come il tempo di permanenza all’interno della sezione, per poi raggiungere a lungo termine l’obiettivo della socializzazione con gruppo classe.
G. trascorreva molto tempo fuori dalla sezione con l’insegnante di sostegno, in una sala mensa, posizionandosi alla finestra nell’angolo della stanza, non guardava fuori, teneva gli occhi chiusi ed emetteva dei vocalizzi lunghi, simili ad un lamento continuo, che iniziavano con un verso stridulo fino a diventare cupo e grave.
Una possibilità da sfruttare è sta quella di lavorare assieme all’insegnante di sostegno a cui G. è molto affezionato.
Attraverso attività brevi, dall’esplorazione musicale all’ascolto passivo, alla produzione svolgere l'attività musicale è stato per il bambino un momento di accoglienza ed espressione del suo mondo.
L’obiettivo principale era far sentire G era senta accettato durante gli incontri di Musicoterapia in maniera globale, con l'aggiunta graduale del movimento, la pratica strumentale centrata sull'ascolto.


Obiettivi


l Osservazione dello strumentario

l Scoperta dello strumento musicale come mezzo espressivo

l Tradurre i contenuti musicali in ambiti e codici espressivi diversi in modo graduato, a seconda della complessità dell’attività:


l Voce - stimoli Vocali

l Strumento

l Ampliare i canali di comunicazione/ socializzazione coi pari attraverso esperienze sonoro- vocali

l Aumentare il tempo all’interno della sezione

l Creare un gruppo coi pari per brevi momenti di incontro (giochi sonoro- musicali) fuori dalla sezione in momenti non didattici

l Favorire l’interesse del linguaggio sonoro-musicale

l Rafforzare i tempi e il livello di attenzione

l Favorire gli atteggiamenti emotivi e le capacità di socializzazione

Strumenti e Metodi

Gli incontri sono stati effettuati a scuola, in ambienti diversi, in classe, nella sala di musica, alternando gli spazi per rompere le routine, con momenti all’interno della stanza che la scuola ha riservato per il bambino, con tappeti morbidi e alcuni dei suoi giochi, tra cui un peluche di Winnie the Pooh, il suo orsetto preferito.
Si propone un setting strutturato ma dinamico, una disposizione circolare dello spazio- strumentario , in cui possa muoversi liberamente e riconoscerlo come familiare, facilitante la libera espressione, una relazione terapeutica gratificante e un Metodologia direttiva.

Per ottimizzare il lavoro si è proceduto dal generale al particolare, creando una situazione- gioco e poter avvicinarsi a G, al suo spazio senza violarlo.
L’ attivazione passivo- recettiva musicale, con strumenti melodici, e lo strumentario Orff, ha permesso il coivolgimento del bambino, fino a renderlo attiva, con momenti circolari in cui hanno partecipato i compagni di classe, e la sorella, Matilde, che frequenta la classe 5 elementare nella stessa scuola.

Per integrare il suo campo di esperienza sono proposte attività ritmiche e di movimento, con variazioni graduali, attività ludico musicali e proposte che consentono di sviluppare le abilità musicali pregresse e di imparare ad esprimersi con l’uso di diversi linguaggi. L’ approccio espressivo stimola gli aspetti affettivi, psicomotori, sociali e cognitivi.
Inoltre è prevista la pratica di semplici strumenti musicali non convenzionali con materiali di diverso tipo che favoriscono gli aspetti Sinestesici.


Materiali

l Chitarra,
l Strumentario Orff (Tamburi, piastre, maracas, etc.)
l Letture
l Stereo
l Materiali da disegno
l Collane- corde- lenzuola- palloncini



Documentazione

La documentazione è stata svolta utilizzando un Diario di bordo, attraverso l'utilizzo di un protocollo da compilare a ogni seduta, l’utilizzo di una Scheda di lettura vocale, un questionario compilato dai genitori in itinere, e integrata con foto in momenti diversi degli incontri.

Verifica

Il progetto si è svolto in parallelo ad un percorso di Arteterapia, per cui è stato utile poter confrontarsi con l’esperta sulle modifiche del comportamento di G, sia all’inizio dl percorso, dopo il primo colloquio con la madre del bambino, che in itinere.
Sono stati previsti momenti di verifica in itinere, con le insegnanti di sezione, l’insegnante di sostegno e la Preside della scuola, per valutare la qualità e la validità dei risultati raggiunti e del percorso seguito.

Dott.ssa Giuliana Galante
Specializzata in Musicoterapia
Cell 3476655657

giovedì 2 luglio 2009

In memoria di Manfredini Aldo

In questo articolo voglio citare una persona, che non c'è più, il suo nome era Manfredini Aldo.
Ecco un poeta che nessuno conosce, ma dalla carica tipica di chi scrive ciò che sente,
ed esprime le sue emozioni legate al mondo del ballo, della musica, con passione. Sono poche le sue opere in giro, per lo più auguri di compleanno, ma ho trovato quattro poesie in rima baciata, scritte da lui, su un semplice foglio bianco, con il bordo ornato, una calligrafia elegante, una sensibilità stilistica non comune.
Parlano della vita, di come poterla affrontare con pazienza e umiltà temi attuali più che mai oggi.
Del sorriso, dato e ricevuto, senza alcun costo.
Del ballo, che accende tutte le passioni, e rende vivi.
Dell'Amore, per il ballo e per il partner, che non segue regole.










Dott.ssa Giuliaa Galante
Cell. 3476655657 - Modena

mercoledì 1 luglio 2009

Giuliana Galante
CELL: 3476655657
E - mail: giulygala@tiscali.it


Basta alle frodi autorizzate!

Gruppi studenteschi - Privati- Club e Associazioni
Ma perche dopo laurea, corsi, concorsi, specializzazione triennale, si deve continuare a pagare per una formarzione di soli seminari e aggiornamenti presso enti privati per poter far parte di un registro professionale?



E' UNA VERGOGNA!

Non solo come Musicoterapeuta non siamo riconosciuti, ma dopo anni di lezioni, esami, aggiornamenti, formazione continua, non esiete una sola Associazione di Musicoterapia in Italia che non chieda dei soldi per poter scrivere il tuo nome su una lista e avere un pò di visibilità.
Io dico che nessuno dovrebbe spendere migliaia di euro per questo, capisco la formazione, perchè è fondamentale per poter operare e avere delle buone basi, ma questo è troppo.
E una scelta personale aggiornarsi e partecipare a seminari, e nessuno deve sentirsi obbligato a farlo.

Ecco un gruppo su facebook contro questa frode, chiunque può iscriversi, per poter anche raccontare se avete avuto esperienze del genere.

http://www.facebook.com/home.php?#/group.php?gid=98762787653&ref=mf


Basta alle frodi autorizzate!Globale
Informazioni di base
Tipo:
Gruppi studenteschi - Club e associazioni
Una associazione molto famosa e conosciuta in Italia mi ha chiesto dei soldi per partecipare ai loro corsi, iscrivermi cosi al loro registro e avere visibilità come musicoterapeuta su un sito internet.
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Giuliana Galante
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Dott.ssa Giuliana Galante

lunedì 29 giugno 2009


Studi sull’acqua calda e sul ghiaccio come Analgesico in Terapia

L’uomo ha cercato di alleviare la sofferenza fin dai tempi più remoti e con ogni mezzo, anche se spesso si riteneva che il dolore fosse mandato dagli dei e che, dunque, chi tentava di combatterlo in qualche modo ostacolasse la loro volontà (Opus dei sedare dolorem, «alleviare il male è compito divino», recitava un detto latino). La guerra è stata lunga e la nascita ufficiale dell’anestesia risale a poco più di 160 anni fa. Ancora nel XIX secolo, dunque, le operazioni chirurgiche procuravano sofferenze indicibili:
«Quando lo stiletto venne introdotto nel torace - penetrando attraverso vene, carne, nervi – non potei fermare la mie lacrime. Cominciai a gridare e continuai a urlare durante tutta l’incisione, e sento ancora le mie grida nelle orecchie come fossero di un altro. Pensai che questa era l’agonia prima della morte. Tutto questo mentre il chirurgo grattava dentro il mio torace. E io non riuscii a pronunciare parola, ma solo urla durante tutta la tortura. Poi svenni»
(Lettera di Frances Fanny Burney, scrittrice inglese, 1752-1840).
Le tecniche usate prima dell’introduzione dell’anestesia erano diverse: dalla somministrazione di sostanze più o meno efficaci (es. cicuta, mandragora, hashish, alcool, oppio, coca) all’agopuntura, dagli impacchi di ghiaccio per bloccare la circolazione sanguigna, rendendo ischemico l’arto interessato, fino allo strangolamento “parziale”, che rendeva il paziente incosciente per mancanza di ossigeno al cervello. Naturalmente i risultati non erano molto soddisfacenti e la mortalità era elevata, non solo per l’assenza di tecniche e farmaci adeguati contro il dolore, ma anche per la mancanza di protezioni dall'aggressione chirurgica (infezioni, emorragie, stress...). In genere, dunque, si procedeva agli interventi solo in caso d'urgenza, quando cioè il rischio di morte era elevato (es. drenaggio di ascessi, amputazioni di arti in cancrena, tumori...).
Già nel 1564 Ambrosio Parè amputava una gamba dopo aver applicato sopra di essa del ghiaccio.
L’uso dell’acqua ghiacciata era frequente nei tempi antichi, ma gli uomini facevano il bagno anche nell’acqua calda per alleviare alcuni dolori e le nostre nonne da sempre consigliano la borsa dell’acqua calda da premere contro la pancia (mettendo un panno per non ustionarsi) per curare mal di stomaco, indigestione, dolori mestruali o di varia natura. Era un rimedio quasi in disuso perché lo si credeva più un palliativo piuttosto che una verità, ma ora gli inglesi lo hanno rispolverato scoprendo, ricerche alla mano, che l’acqua calda agisce quasi come un farmaco antidolorifico.
L’azione del calore è quella della vasodilatazione. Il calore genera un afflusso di sangue nel punto prescelto che induce una riduzione della contrazione dell’organo agendo, così, con un’azione di tipo antalgico. In pratica, il calore fa rilasciare la muscolatura e questo meccanismo d’azione è noto da tempo. La ricerca condotta dallo University College di Londra sotto la guida del ricercatore dottor Brian King e presentata durante il congresso annuale della Physiological Society voleva, inoltre, osservare se la borsa dell’acqua calda, agendo su alcune molecole, poteva funzionare proprio come un medicinale antidolorifico.
Con l’utilizzo di tecniche nuove gli inglesi hanno messo in evidenza che il calore (che deve essere di almeno 40°C) agisce a livello delle molecole (come un farmaco) disattivando i messaggi dolorifici che l’organismo invia al cervello. In pratica le proteine del recettore del calore in una cellula bloccano quelle del recettore del dolore. Una dimostrazione in più, insomma, dell’efficacia già conosciuta del calore. Il dolore ha diverse genesi ed è un meccanismo articolato che interessa il sistema nervoso periferico il quale attiva, attraverso i recettori, il sistema nervoso centrale. Se il dolore è provocato da un trauma, per esempio, la borsa dell’acqua calda è dannosa, anzi, al contrario, in questi casi si utilizza il ghiaccio per cercare di bloccare lo sviluppo dell’ematoma. Un altro esempio è quello del mal di testa: se ci mettiamo del calore, il dolore aumenta. La borsa dell’acqua calda è, invece, utile per alleviare il dolore nei casi dovuti a contratture come il mal di schiena, in cui il muscolo ha bisogno di decontrarsi, oppure a crampi come i dolori mestruali, il dolore addominale o le coliche renali. Il principio che sta alla base di questo meccanismo d’azione è quello del contrasto tra le temperature. In pratica se la temperatura è alta, quindi c’è calore, lì servirà il freddo per far passare il dolore come nel caso citato in precedenza dell’ematoma. Se, invece, non c’è riscaldamento, allora è meglio il caldo.
Il contrasto tra le due temperature agisce come antidolorifico.
Oltre ai farmaci, esistono anche altri metodi, oltre all’esercizio fisico e al controllo del peso, per alleviare il dolore alle articolazioni.
Le proprietà dell’acqua possono trovare riscontro su pazienti affetti da malattie come Artrosi, Artrite reumatoide e Gotta, secondo gli scienziati dell’Università di Edimburgo
E’ possibile provare sollievo applicando una borsa dell’acqua calda o del ghiaccio, facendo un bagno caldo o nuotando in una piscina riscaldata.
Di solito si consiglia l’intervento chirurgico quando il danno alle articolazioni diventa invalidante o quando le altre terapie non sono efficaci per ridurre il dolore, gli interventi chirurgici più frequenti sono quelli a carico del femore e delle ginocchia.
Molte persone affette da artrite sperimentano alcuni rimedi la cui efficacia per ora non è ancora stata documentata: alcuni di essi, come ad esempio il veleno di serpente, sono pericolosi, altri come ad esempio i braccialetti di rame non sono dannosi, ma la loro efficacia è ancora tutta da dimostrare.
L’uso del ghiaccio nelle contusioni riduce il gonfiore provocato dall’accumulo di liquidi nei tessuti colpiti e lenisce il dolore causato dalla stimolazione dei nervi al loro passaggio.
Serve poi per frenare il sanguinamento: fa contrarre i vasi danneggiati. In un secondo tempo però può invece essere utile il calore: favorisce circolazione e riassorbimento dei fluidi.
Quando si mette il ghiaccio su una parte contusa, si sente subito una fantastica sensazione di sollievo. Che il ghiaccio fosse un rimedio contro il dolore lo sapevano anche le nostre nonne ma adesso è la ricerca scientifica a confermare e spiegare l’azione analgesica delle basse temperature.
Ora gli esperti ci confermano che non si tratta di sola suggestione.
I ricercatori dell’Universita’ di Edimbugro, dopo aver studiato alcuni ratti, si sono accorti che attivando attraverso la pelle, i recettori del freddo (ad esempio il TRPM8), riuscivano a bloccare i segnali del dolore.
Altri studi sono in corso e se la scoperta fosse confermata anche sugli umani, l’uso di refrigeranti come il mentolo (magari in gel o in crema) oppure l’utilizzo di vestiti “refrigerati” alla corretta temperatura, potrebbe diminuire il malessere in chi soffre di dolori cronici, come gli artritici o i neuropatici, senza dover far uso di antidolorifici.Il Ghiaccio ha effetti contro l’emicrania, su una contusione o una bruciatura.
I ricercatori dell’università di Edimburgo lo chiamano sistema blocca dolore, con una semplice “somministrazione” di sostanza fredda si attivano i recensori sensibili alla variazione di temperatura che inviano a loro volta un segnale nervoso al midollo spinale disattivando i recettori che segnalano la sensazione di dolore.

Crioterapia
La crioterapia parte dal principio che il freddo lenisce i dolori. Relegata per anni a terapia localizzata, adesso la crioterapia è diventata «total body» e, dopo le prime cliniche specializzate in Giappone, nate negli anni Ottanta, si sono moltiplicate anche nel Nord Europa le «camere del freddo»: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia, in Francia, Gran Bretagna e Austria.
In Italia la crioterapia ancora non esiste, ma alcuni centri termali si stanno organizzando per proporre la nuova tecnica.
Si usa in ambito sportivo, come tecnica che combina l'azione del ghiaccio al movimento.
Ha lo scopo di addormentare la parte dolorante in quanto produce un effetto analgesico.Con l’impiego del freddo si intende l’applicazione del ghiaccio, sorgente naturale che va associata ad altre componenti esistenti in natura. Oggi oltre a questi si sfruttano gli spray e le medicazioni che sono formate su basi chimiche.Già nell’antichità il ghiaccio e la neve erano usati ai fini anestetici, oggi è molto usato nella traumatologia sportiva come coadiuvante dei traumi o trattamenti di ginnastica medica. L’applicazione della crioterapia ad intermittenza dopo un trauma, riduce di moltissimo le conseguenze legate ad una fase infiammatoria o di rottura. Questo trattamento è utile dal primo giorno a due settimane.
Dal punto di vista fisiologico l’organismo con l’applicazione della crioterapia risponde ad una riduzione e quindi una vasocostrizione, seguita in modo riflesso da una vasodilatazione come iperemia e quindi si riduce il dolore. Il freddo come agente terapeutico è classificato come una radiazione a raggi infrarossi, un oggetto freddo applicato su di uno caldo estrae il calore. Maggiore è il tempo di applicazione più in profondità esso agisce, è il caso dell’applicazione sul muscolo dove la sua temperatura può essere ridotta fino a quattro centimetri in profondità. Ed essendo il muscolo un tessuto che contiene acqua diventa un eccellente conduttore di freddo, al contrario non lo è il grasso.Quando si applica il ghiaccio sulla pelle per 15 minuti si ottiene la vasocostrizione nella zona interessata, questa è causata dalla contrazione riflessa della muscolatura liscia vascolare. Se l’applicazione viene prolungata si ottiene un periodo di vasodilatazione che dura pochi minuti, ma è una reazione contro il danno tessutale provocato da una prolungata esposizione al freddo.
Con l’applicazione del ghiaccio e del calore si potrebbe ridurre la somministrazione di molti farmaci e analgesici, oggi in commercio, che fruttano milioni alle case produttrici, sia per la cura di malattie croniche degenerative, per i distrurbi nevralgici e per le varie forme di artriti.
Dott.ssa Giuliana Galante

La musica è in grado di curare disturbi di tipo cardiovascolare come infarto e ictus, provocando rallentamenti e accelerazioni del battito cardiaco. È la conclusione di un team di ricerca dell’Università di Pavia, il cui studio è stato pubblicato sulle pagine del Journal of the American Heart Association. Gli esperti hanno visto che il ritmo musicale è in grado di accelerare o rallentare il flusso sanguigno. Il test condotto su 24 volontari sani trattati con elettrocardiogramma mentre ascoltavano le musiche di Verdi o Puccini (nella foto) ha mostrato che durante i ‘crescendo’ dei brani musicali si ha un’accelerazione del battito cardiaco, durante i ‘diminuendo’, un rallentamento. Il tutto è anche accompagnato da variazioni delle pressione arteriosa. “Ritmi rapidi a volume crescente – dicono gli specialisti - causano una leggera eccitazione, mentre quelli che rallentano causano un rilassamento. Togliendo la musica si è invece notato una riduzione della respirazione, pressione sanguinea e battito cardiaco, a volte anche al di sotto dei valori iniziali”. Sulla base di questo risultato gli scienziati ritengono che sia quindi possibile utilizzare la musica per la riabilitazione di pazienti che hanno subito danni cardiaci.

mercoledì 24 giugno 2009


Dott.ssa Giuliana Galante- Musicoterapeuta
cell. 3476655657 E-mail: giulygala@tiscali.it-
BLOG: giulygala.blogspot.com


Riassunto Tesi:

“Le Forme del Pensiero Musicale”

III anno Scuola di Specializzazione di Musicoterapia presso
Istituto Meme s.r.l. - Modena


Dal punto di vista teorico le applicazioni della musicoterapia sono molteplici, hanno un campo d’azione interdisciplinare, dall’ambito preventivo/educativo a quello riabilitativo terapeutico.
Questi settori non sono separati, ma si integrano all’interno di una realtà complessa.
Dalla lettura della diagnosi, alla stesura del progetto, il paziente va accolto, nella sua totalità.
Dal primo incontro inizia una storia nuova, in cui il paziente occupa un ruolo centrale.
Come sostiene Edith Stein rapportarsi con una persona significa porre la propria corporeità con quella dell’altro, ciò permette di entrare in empatia.
Soggetto dell’empatia è in noi.
Anche Hursel fa riferimento al Korper dal punto di vista fisiologico in connessione al Leib, il corpo che si emoziona e vibra.
Il vibrare del corpo del paziente da vita al corpo vibrante, come il luogo che permette all’uomo di cogliere il mondo esterno e allo stesso tempo l’esempio utile all’uomo per prolungare se stesso attraverso gli strumenti musicali.
Il progetto ricollegandosi a questi principi è stato intitolato “…Le Forme del pensiero Musicale”, il titolo fa evincere come la musica possa permettere al paziente di esprimersi nelle forme più diverse, attraverso l’agire, il “fare Musica”.
Come un dialogo che ha inizio dal corpo, fatto di gesti, posture, sguardi, ordine ritmico.
Il suono e gli strumenti permettono all’uomo di percepire in mondo, aprirsi al mondo e agli altri, il percorso è strutturato in chiave bio-psico-sociale.
L’approccio al Progetto è stato umanistico- fenomenologico.
Il paziente accolto in seduta era libero di scegliere lo strumento che in quel momento sentiva.
La disposizione degli strumenti all’interno del setting era strutturata in base all’obiettivo dell’incontro.
Gli strumenti potevano essere riposti sul carrello, disposti sul pavimento in una posizione centrale, o sparsi per la stanza.
L’obiettivo era stimolare il paziente attivamente e comprenderne l’intenzionalità, ciò è risultato utile ai fini dell’osservazione anche con utenti che non disponevano del linguaggio verbale.
Il setting era organizzato in modo che il paziente potesse muoversi, per questo sono state proposte attività dinamiche, in chiave ludica.
La stanza era spaziosa, luminosa e all’occorrenza poteva essere oscurata per creare giochi di luce.
E’ stato possibile creare delle barriere con le sedie, per separare ambienti diversi, e quindi evitare la dispersione dell’attenzione nell’utenza.
Ogni paziente ha occupato lo spazio idoneo al proprio modo di essere.
L’esperienza svolta presso il CEMU è stata vissuta in un crescendo di emozioni, le attività proposte si sono arricchite in modo graduale, con nuovi strumenti, nuovi brani, nuove dinamiche, nuovi materiali.
Sono state utilizzate strategie d’ ingresso e in conclusione di seduta, in quanto, lavorando con bambini molto piccoli, è stato necessario regolare lo scorrere emotivo del tempo.
L’utenza era composta da 3 bambini, dai 2 anni e mezzo fino ai 6 anni.
Le patologie di cui sono affetti sono molto diverse, nel primo caso si trattava di un bambino nigeriano affetto da Tetraplegia Spastico- Distonica, il progetto prevedeva 10 incontri di gruppo volti nella scuola dell’infanzia che frequenta.
Il secondo caso tratta un bambino di 4 anni, nato con Sindrome di Down, non diagnosticata prima della nascita, il progetto si è svolto da ottobre 2008 al giugno 2009.
L’ultimo caso riguarda un bambino che oggi ha 7 anni, nato con un anomalia cromosomica del 7.
Gli incontri hanno avuto inizio nel settembre 2007 fino al giugno del 2008, sono ripresi nel settembre del 2008 e conclusi nel Febbraio del 2009.
Un aspetto teorico che ho voluto approfondire è quello del setting /contesto.
Oltre all’assetto normativo del setting, ho voluto evidenziare come la premessa del setting fisico sia essenziale per pensare al setting come spazio mentale.
La definizione specifica come ciò che avviene in seduta non si limiti all’interazione tra terapeuta e paziente, ma si connetta al contesto della persona, tutto ciò che avviene si collega alla rete del tessuto familiare, sociale e non si può non citare la patologia.
Il secondo punto teorico del setting è quello Esplorativo- relazionale, che chiama in causa il terapeuta.
Il terapeuta ha il ruolo di condurre, accompagnare il paziente verso un autentico processo di scoperta, favorendo la creazione di una relazione d’aiuto.
Ma ciò avviene attraverso l’osservazione partecipante, in questo caso è la relazione che determina il cambiamento, il terapeuta non può essere neutrale, in quanto non può annullare la sua presenza.
La scelta della metodologia, trattandosi di un contesto interpersonale, e lavorando con bambini molto piccoli, è stata influenzata dalla Music Learning Theory.
Il paziente è visto come un individuo attivo- recettivo, obiettivo principale quello di favorire lo sviluppo dell’attitudine musicale di ciascun bambino secondo le sue potenzialità, le sue modalità e soprattutto i suoi tempi.
Il terapeuta guida informalmente il bambino all’apprendimento musicale, attraverso l’esempio diretto, il gioco e il movimento, comunica con il bambino attraverso canti, melodie, ascoltando le risposte musicali spontanee del bambino, rispecchiandole e contestualizzandole nella sintassi musicale.
Durante l’iter del progetto è pervenuta la richiesta di incontri di P.T., da parte di una

famiglia in particolare.

In questo caso l’incontro prevedeva una seduta ogni 2 settimane con l’interazione tra:
Il genitore
Il bambino
Il terapeuta.

La richiesta si è rivelata un bisogno sentito dal genitore, in questo caso la madre.

Il coinvolgimento dei genitori è stato un aspetto aggiunto in itinere che non solo ha soddisfatto una richiesta degli stessi, in questo caso la madre, ma si è rivelato al contempo un’esigenza. La musica ha permesso di affrontare quelle difficoltà/inibizioni che influiscono nella relazione duale Madre-Figlio e facilitare la comunicazione non verbale.
La metodologia adottata è stata umanistico-sistemica.
Il percorso terapeutico, attraverso l’interagire col bambino, coinvolge un genitore, e ciò che accade in seduta modifica il modo di pensare del genitore. Non è necessario discutere sui pregiudizi, sui modi comuni di pensare, su previsioni più o meno infauste per il futuro; è importante affidarsi,. Quando un bambino sfoga le sue emozioni e trova accoglienza in momenti difficili, incomincia a riscoprire la sua corporeità attraverso il contatto diretto con il terapeuta e con la madre, che condividono con lui tale esperienza sonoro-affettiva, riprende fiducia in se stesso e si comporta in modo imprevedibile anche per i genitori. Ciò che accade è condiviso dalle persone presenti, è un camminare verso un traguardo che si definisce insieme.
Dott.ssa Giuliana Galante


giovedì 18 giugno 2009

"Le manestre"

Ecco l'utima chicca della poetessa Enza Mondi, si tratta di una filastrocca per bambini in rima baciata, piacevole da leggere e camticchiare, scritta per una classe della scuola dell'infanzia della provincia di Modena.
A voi!!!

Al mare o in montagna
in città o in campagna
con il sole e con la pioggia,
il caldo o il fresco,
il tempo uggioso...
con i vostri bambini sarà meraviglioso!
Giocate, cantate, correte,
nuotate, ascoltate, raccontate,
tutto sarà bello ed interessante,
perchè, per i vostri figli,
stare insieme a voi è la cosa più importante!
E' il tempo del riposo,
E' il tempo in cui bisogna avere tempo.

Blog: enzamondigiu.blogspot.com

La poetessa

Enza Mondi'

Ludwig Mirak, 𝑬' 𝑸𝑼𝑨𝑺𝑰 𝑳'𝑨𝑳𝑩𝑨

In arrivo: LUDWIK MIRAK, E' quasi l'alba Lui è un cantautore di cui sentiremo parlare molto! Si chiama Paolo Karim Gozzo (in arte...