domenica 9 marzo 2014

Il manicomio di Reggio Emilia: una storia per tutti

Il manicomio di Sant'Orsola Visitando quel luogo si sente tanta solitudine, le stanze sembrano della celle di un carcere, tutto circondato da sbarre, uno spazio minimo con un letto di ferro...nessun angolo ai muri, nulla di personale che appartenga al paziente, e tanto freddo, un freddo che non è solo fuori, ma ti entra dentro ancora adesso, nonostante quel luogo sia ormai inesistente. Gli strumenti di tortura che sembra siano li per essere ancora usati contro le persone, è come se avessero ancora voglia di far male. Gli spazi angusti dei bagni, con cosi poca dignità...questa sembra una parola grossa in un posto del genere, ma se ne è restata un po': a chi? Per non parlare degli esperimenti condotti su persone che forse, ma dico forse, non è detto che fossero pazze...non è credibile che avessero voglia di esprimersi in modo diverso, di correre, urlare, scappare, sentirsi in pace con se stessi senza far male a nessuno? "Mi hanno rinchiuso perché ero innamorata della persona che non piaceva a mio padre... Mi hanno rinchiusa perché avevo voglia di studiare, scoprire il mondo e viaggiare Mi hanno rinchiuso perché volevo essere un artista Mi hanno rinchiuso perché ero un uomo che amava creare abiti da donna Mi hanno rinchiuso perché mi ero innamorato di qualcuno come me Mi hanno rinchiusa perché avevo della idee Mi hanno rinchiuso perché non volevo farmi sottomettere dagli altri" Giuliana Galante

lunedì 17 febbraio 2014

La regolazione interfasica: L' Arte di Pintapiuma

Le forme del Pensiero Musicale- Musicoterapeuta Dott.ssa Giuliana Galante Diario di una blogger... L'ascolto interfasico e la Regolazione Emotiva L'interfase è il periodo di tempo del ciclo di divisione cellulare delle cellule eucariotiche che intercorre tra una mitosi e la successiva. In tale periodo avviene il processo di duplicazione del materiale genetico (DNA), e di alcuni organelli cellulari, quali i centrioli ed i mitocondri ed in generale l'aumento di massa e di dimensioni della cellula, in modo tale da permettere la formazione di due cellule figlie a partire dalla cellula madre... (Tratto da un qualsiasi libro di biologia....) 27 ottobre 2012 Riparto da qui per una breve analisi su un pittore italiano straordinario riconosciuto per il suo talento in tutto il mondo. Riparto dall'interfase, un tema a me ormai caro non solo per la sua attinenza bio - psico - sociale, ma anche dal punto di vista dell'opera d'arte in Sé. Mi riferisco a Claudio Ruggieri, meglio noto come Pintapiuma.-http://www.pintapiuma.it/
Nell'opera d'arte ritroviamo emozioni, parti del sé e parti del testo, ciò che vorremmo dire a noi stessi prima che agli altri. Dal punto di vista biologico ,secondoAntonio R. Damasio, docente di Neuroscienze, Neurologia e Psicologia presso la University of Southern California, gli esseri umani hanno emozioni e trasmettono emozioni primarie e secondarie; le emozioni secondarie, nonostante siano acquisite, ci permettono di esprimere sentimenti, di vivere l'esperienza come il passaggio corporeo riflesso delle immagini mentali. Nell'arte è fondamentale la razionalità, ma da sola non basta. Sono le emozioni apprese che ci consentono di rispondere al mondo, che si manifestano “come- se”, al di là della nostra consapevolezza, nell'accoglienza di nuovi scenari legati al piacere o al dolore. Ogni creazione per l'artista pone le basi per una nuova relazione tra le emozioni e il sé omeostatico: una regolazione omeostatica che integra presente, passato e futuro. Da un punto di vista psicoanalitico il termine regolazione comporta una lotta continua tra l'Io e il sé. Una volta acquisita la regolazione non è automatica, viene perduta, poi riguadagnata, proprio come l'ispirazione dell'artista, essa dipende dal vissuto soggettivo e dalle esperienze affettive, di cui non sempre siamo consapevoli. Le opere di Pintapiuma rappresentano tutto ciò, lo scorrere e il divenire, il dinamismo e l'evoluzione delle immagini vive. Ogni opera è dinamica e continua a svilupparsi al di là della tela. Una rete concettuale complessa e aperta a una visione globale. Giuliana Galante

lunedì 3 febbraio 2014

Quadro Sporco

Tratto da: http://pintapiuma.it/ Claudio Ruggieri nasce a Genova nel 1961 e nel 1980 si trasferisce a Torino. Oltre alla trentennale attività internazionale come pittore (Studio Lucio Pozzi, New York, U.S.A.; Bacca 1010, San Francisco, U.S.A.), ha un considerevole trascorso come gallerista e talent scout (storiche le gallerie “Pinta” in Genova, ”Piuma” e “Pintapiuma” in Milano). Ruggieri espone a New York e San Francisco nel 2001 alla Bacca 1010 Gallery insieme all’artista Lucio Spinozzi e nello stesso anno a Genova con Giovanni Rizzoli nella mostra “Fotografia Trovata”; ha esposto – tra le sue innumerevoli mostre – al Padiglione delle Marginalità alla 52esima Biennale di Venezia nel 2007 curata dal noto africanista Giuliano Arnaldi. L’iter creativo di Claudio Ruggieri, che lo ha visto, di volta in volta, nelle vesti di artista e gallerista, può indubbiamente definirsi come un percorso ciclico e aperto al tempo stesso, punteggiato di corsi e ricorsi sempre simili e mai uguali, di momenti e di ritorni che sono, contemporaneamente tasselli di una profonda evoluzione interiore. Al culmine di una ricerca iniziata anni prima, produce il primo famoso “quadro sporco”. Il viaggio che ha condotto Claudio Ruggieri al "quadro sporco" è stato una ricerca metafisica svoltasi nell’arco di oltre trent’anni di meditazione sull’arte dei nostri giorni e di interazione con essa. La ricerca del colore assoluto di Ruggieri è una via decisamente “umida”: l’autore mischia, scava nella terra (e nel cielo e nel mare …) e fonde il tutto, non ha paura di sporcarsi, di manipolare la materia per raggiungere un risultato, sempre vicino, sempre lontanissimo e sempre stimolante per la creazione. Un colore puro e contaminato al tempo stesso, innocente e complesso come quello dei bambini che mischiano le tempere per ricreare tutti i colori del mondo, sporco e cristallino come le profondità dell’anima …. Il quadro sporco di Claudio Ruggieri, sospeso in una mancanza di memoria narrativa, raggiunge un equilibrio fuori dal tempo. IL “QUADRO SPORCO” di CLAUDIO RUGGIERI detto PINTAPIUMA Alan Jones Perdre, mais perdre vraiment, pour laisser place à la trouvaille. Guillaume Apollinaire “Il mondo porta l’impronta dell’amore” scrisse William Carlos Williams, poeta ma ancor prima pittore, e questa rimane la cifra immutevole del pittore e il punto di partenza dell’opera di Claudio Ruggieri. Fu Blaise Cendrars ad affermare che la misura del successo della vita di un uomo sta nell’aver vissuto appassionatamente e compiutamente, restande innamorato del mondo malgrado le disillusioni. La forza di volontà messa in campo da Claudio Ruggieri per conquistare il segno trascendente del Quadro Sporco ha fatto appello a questa forma di supremo ottimismo e di visione trasformatrice, ovvero ad uno stato d’animo che va ben oltre il ricorso ormai abituale alla facile ironia e alla banalità. “Non è facile fare un buon quadro” disse un giorno Frank Stella alla radio. Solo un maestro è in grado di esprimere una verità talmente semplice. Il pittore Claudio Ruggieri ha scelto di definire il culmine della sua profonda ricerca pittorica con un termine particolarmente enigmatico: Quadro Sporco (in inglese si direbbe “defiled painting”). Sporcare, tradire, chiazzare, insudiciare, insozzare, imbrattare, inzaccherare, macchiare, sgorbiare. Elegie all’inevitabile perdita dell’innocenza o riti di passaggio, sporcare ció che è immacolato per acquisire una visione sciamanica, purezza riconquistata attraverso un procedimento impuro? La mendacità esige parole vere per proferire le proprie menzogne, lasciando la perduta immagine bucolica di felicità sanguinare così come le reliquie dei santi sanguinano nei giorni prestabiliti, come gli occhi feriti spargono lacrime, come l’immagine diletta svanisce dallo specchio appannato della memoria. Ma i pittori lavorano senza parole, combattono l’oblio in altri termini, annaspano al disopra di quelle visioni esattamente definite che compongono la sfera della nostra consapevolezza, rari istanti carpiti dallo sguardo prima che il magnifico spettacolo del mondo si perda nell’incuranza, amnesia imposta, assenza forzata, contaminazione dei sentimenti, cacciata. Così l’artista si sforza di lottare contro l’indifferenza del tempo disvelando la perduta leggiadria. Il vero artista disvela verità recondite (Bruce Nauman)

domenica 22 dicembre 2013

Voci Libere

Concerto a Campogalliano: Voci Libere

IL Coro nasce all'interno del Centro di Psiconcologia dell'Ospedale di Carpi, nel Maggio 2013, è coordinato dalla Dott.ssa Maria Grazia Russomanno. Oltre a molte altre attività tra cui Teatro, Danza del Ventre, Comunicazione, Decoupage, Cucito, Ricamo,Gioielli, Piscina etc.... Tutte le attività hanno finalità terapeutiche che si svolgono con l'obbiettivo di stare bene insieme facendo comunità migliorando la qualità di vita delle persone. Il coro è molto cresciuto dall'inizio e tutti i coristi si sono impegnati per creare un clima sereno, accogliente verso i nuovi arrivati in modo empatico, con la voglia di coinvolgere tutti i gruppi, in modo da far incrociare i percorsi di chi ha abilità diverse e competenze che arricchiscono l'insieme. Grazie al comune di Campogalliano che ci ha ospitato per questo concerto di Natale, durante la settimana dedicata a Telethon! Bellissimo!!! Un ringraziamento a tutte le coriste e i coristi che permettono questo!!! Sono orgogliosa di voi tutti!!! Giuliana Galante

giovedì 12 dicembre 2013

Il coro: posizione semicircolare

Il coro: posizione semicircolare Ilteatro greco, in quanto edificio, si definisce strutturalmente solo in età ellenistica.Il teatro, creazione della civiltà greca, a partire dal V secolo a.C. si diffuse dalla Grecia vera e propria alla Sicilia e alla Magna Grecia, ma soprattutto in Asia Minore. L'edificio era composto da tre parti fondamentali: la cavea, l'orchestra e la scena. L'architettura era a gradinata, generalmente a semicerchio abbondante intorno all'orchestra; era divisa in diverse sedute per i diversi ceti sociali, era possibile si trovassero spazi ornati da statue, semi colonne e grandi vasi di bronzo per la risonanza. La cavea del t. greco doveva avere la forma di un semicerchio abbondante. La προεδρία è la fila dei sedili d'onore che esisteva anche prima degli edifici, una profonda trasformazione della tragedia avvenne con l'ingresso del coro: i vasi bronzei di risonanza aiutavano gli attori cantanti nella diffusione della voce; accanto agli attori c'era il coro, i cui componenti si definivano "coreuti"; prima 12, poi 15; l' Orchestra (ορχήστρα, orchéstra), in architettura, è il termine usato per indicare quella parte del teatro antico, di forma circolare (o, nel teatro romano, semicircolare) dedicata ad ospitare l'esibizione del coro (χόρος, kóros). Il coro in posizione circolare (punto 2 della figura) creava un clima di continuità, di risonanza emotiva, "Il coro è una comunità nella quale si deve tendere al massimo controllo della personalità per la maggiore omogeneità possibile di suono e di colore". "All’interno del creato, l’uomo non è solo individuo che pensa e parla. È anche creatura che canta. È questo lo scopo della sua conformazione fisico-psichica, tanto che cantare è per lui gesto naturale. Si potrebbe addirittura dire che il corpo umano può essere considerato un vero e proprio 'strumento musicale': bocca, corde vocali, polmoni, respiro… Ancor più che per suonare e danzare, l’uomo è fisiologicamente strutturato per cantare. L’uomo, dunque, pensa, parla e canta. Ma il gesto del canto esige un coinvolgimento molto più pieno del corpo che non l’esercizio del pensare e del parlare". (da: Roberto Goitre, Validità del canto corale)
Perchè la musica fa bene al cuore: Il canto in Coro La ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Neuroscience , dimostra che la musica ha effetti calmanti sul cuore, e questi effetti aumentano quando si canta all’unisono con altre persone. Per lo studio i ricercatori hanno utilizzato degli elettrodi nell'orecchio dei cantanti, collegati a dei cardiofrequenzimetri: appena il coro inizia a cantare, il battito cardiaco dei singoli cantanti rallenta. Si tratta di una conseguenza del tipo di respirazione, che quando si canta viene maggiormente controllata e rallentata. Il canto, soprattutto quello in coro, è una sorta di "respirazione guidata" che modifica anche la funzione cardiovascolare Il musicologo Bjorn Vickhoff , che ha guidato il progetto, spiega che il cuore rallenta il suo ritmo durante la fase di espirazione. Ma quello che ha più colpito i ricercatori è che in pochissimo tempo le frequenze cardiache dei coristi si sincronizzano tra loro. Le linee dei cardiofrequenzimetri, che durante le prime battute del canto registrano segnali molti diversi, iniziano rapidamente a disegnare una serie di picchi uniformi: una sorta di ritmo comune che segue il ritmo della canzone. Quasi come se, lo sforzo dei cantanti per cercare una sincronia comune della voce, si rifletta anche sul fisico e quindi sul cuore. Secondo i ricercatori svedesi il coro, ora che i suoi benefici sono stati dimostrati scientificamente, potrà essere utilizzato in alcune terapie riabilitative e come supporto per la riduzione di alcuni tipi di dolore e dell'ansia. http://scienza.panorama.it/salute/Cantare-in-coro-fa-bene-al-cuore

Ludwig Mirak, 𝑬' 𝑸𝑼𝑨𝑺𝑰 𝑳'𝑨𝑳𝑩𝑨

In arrivo: LUDWIK MIRAK, E' quasi l'alba Lui è un cantautore di cui sentiremo parlare molto! Si chiama Paolo Karim Gozzo (in arte...