"Le forme del Pensiero Musicale" Questo blog si occupa di Musicoterapia,di musica, dell'importanza del canto nella vita dell'uomo, e di tutte le forme di Arte ad essa correlate. In alto: "Picassiana" 2008
martedì 10 novembre 2009

Muro di Berlino (16 novembre 1989)

Il muro di Berlino e la "striscia della morte", fotografia del 1986, si intravede una squadra di pionieri che ripulisce la striscia da rifiuti gettati oltre il muro
One - U2
Is it getting betterOr do you feel the sameWill it make it easier on you now You got someone to blameYou say...One loveOne lifeWhen it's one needIn the nightOne loveWe get to share itLeaves you baby if you Don't care for itDid I disappoint youOr leave a bad taste in your mouthYou act like you never had loveAnd you want me to go withoutWell it's...Too lateTonightTo drag the past out into the lightWe're one, but we're not the sameWe get to Carry each otherCarry each otherOne...Have you come here for forgivenessHave you come to raise the deadHave you come here to play JesusTo the lepers in your headDid I ask too muchMore than a lotYou gave me nothingNow it's all I gotWe're oneBut we're not the sameWell we Hurt each otherThen we do it againYou sayLove is a templeLove a higher lawLove is a templeLove the higher lawYou ask me to enterBut then you make me crawlAnd I can't be holding onTo what you gotWhen all you got is hurtOne loveOne bloodOne lifeYou got to do what you should One lifeWith each otherSistersBrothersOne lifeBut we're not the sameWe get to Carry each otherCarry each otherOne...lifeOne
Non c'è altro da aggiungere.
Dott.ssa Giuliana Galante
cell 3476655657
E- mail: giulygala@tiscali.it
"La Culla Sonora"
Ecco la culla sonora che la Dott.ssa Monica Maccaferri, Musicologa, Musicoterapista. Responsabile del Centro Comunale di Musico- terapia “M. Uboldi” di Novellara, ha fornito alla scuola dell'Infanzia "Arcobaleno" di Carpi (MO), per la realizzaione di un progetto di Musicoterpia a cura delle insegnanti, in particolar modo l'insegnante di sostegno di S., Giuliana Galante, musicoterapeuta e specializzanda in Counseling Scolastico.
Si tratta di un vero e proprio corpo vibrante che riproduce la sensazione di contenimento del corpo materno (battito cardiaco, flusso sanguigno, respirazione, contrazioni muscolari) suoni e vibrazioni che riempiono l'universo del bambino seduto all'interno. Ogni vibrazione si propaga nelle pareti di legno, il movimento a doldolo porta al bambino il messaggio della presenza del terapeuta, presenza che non ha solo un valore fisiologico e funzionale, ma che si carica di valenze emotive ed affettive molto profonde. Allo stesso modo il suono è il veicolo privilegiato del contatto d'amore tra madre e bambino.
Dott.ssa Giuliana Galante
ce.. 3476655657
"...tutto è suono, null'altro che suono. Sono suoni gli astri, i loro pianeti e il loro contenuto. Gli elementi appartengono al suono come pure ciò che formano, dai corpi più semplici a quelli più complessi: il mondo vegetale e il regno animale. L'essere umano è suono, anche se non lo sa o lo ha dimenticato".
Alfred Tomatis
Alfred Tomatis
Fin dal primo momento, l’embrione comincia a essere immerso in un universo sonoro che lo accompagna durante i nove mesi di gestazione. Comincia così un massaggio sonoro che lo aiuterà a crescere. Il primo tentativo di ‘udito’ che compie l’embrione a poche settimane di vita altro non è che una “carezza vibratoria”.Nel corpo della madre si propagano tante sonorità da creare un vero e proprio concerto ritmico, avvolgente e vitale. Innanzi tutto il battito cardiaco che “culla” l’embrione con la sua presenza costante e rassicurante; poi il flusso sanguigno, il suono della respirazione e dei movimenti diaframmatici, i borborigmi intestinali, il rumore delle articolazioni e lo svuotamento dello stomaco sono tutte fonti sonore che costituiscono una stimolazione per il feto.
E poi la voce materna che giunge all’embrione dall’interno stesso del corpo, primo grande generatore della relazione mamma/bambino. Non appare strano, quindi, che il suono abbia un effetto così stimolante sullo sviluppo dell’embrione e del suo sistema nervoso.Al sesto mese di gestazione il feto è realmente in grado di udire i suoni, ma non tutte le frequenze giungono al suo orecchio. Il liquido amniotico agisce da filtro che trasmette solamente determinate frequenze provenienti dall’esterno. Tra i suoni udibili dal feto vi sono quelli molto gravi e alcuni suoni acuti. I suoni troppo forti non sono graditi dal bambino in utero. Ci sono testimonianze di madri che si sono dovute allontanare da fonti sonore troppo forti, obbligate dalle scalcianti proteste del loro bimbo.Il momento in cui la madre comincia ad avvertire i movimenti del bambino segna un notevole cambiamento nella loro relazione. Essa comincia a parlargli in una forma più profonda e diretta. E il suono che gli arriva è di conseguenza senza dubbio più intenso.
IL MONDO SONORO DELLA MAMMA
Abbiamo visto come i suoni materni riempiono l’universo vitale del feto. Ognuno di questi suoni è, per il bambino, portatore del messaggio della presenza della madre, presenza che non ha solo un valore fisiologico e funzionale, ma si carica anche di valenze emotive ed affettive molto profonde. L’attività fisica della madre, i suoi pensieri, le sensazioni che prova e le emozioni che vive si rispecchiano all’interno del suo corpo con sonorità variabili. L’accelerazione del battito cardiaco e del flusso sanguigno, la velocità respiratoria e le contrazioni muscolari modificano le vibrazioni ritmico-sonore in cui è avvolto il bambino, con le quali empaticamente entra in risonanza e ne percepisce le variazioni.
Lo stato d’animo della madre e il suo tono vibratorio sono percepiti perfettamente dal bambino, cosicché vibrando la mamma di gioia, fa vibrare anche il bambino di gioia, mentre calmandosi e rassicurandosi dopo una forte emozione, rassicura anche lui.Ecco perché è così importante parlare e cantare al bambino, perché si instaura una vera e propria consonanza, in cui il suono è l’oggetto intermediario che permette e facilita la relazione, il dialogo e l’empatia.Il suono è il veicolo privilegiato del contatto d’amore tra madre e bambino.Nell’ultimo trimestre di gestazione, quando i movimenti del bambino sono maggiormente evidenti, l’ascolto di se stessa come madre si trasforma sempre più in ascolto del bimbo e nel suo dialogo con lui.Per la madre diventa sempre più facile rendersi conto che il proprio bambino realmente percepisce, sente, ode. Egli riceve il suono materno ma anche gran parte dei suoni del mondo esterno.È in questo periodo che l’orecchio del bambino mette in funzione processi cognitivi di riconoscimento e di memorizzazione. Infatti, si è dimostrato che egli sa riconoscere determinate voci alle quali offre precise risposte motorie e fisiologiche (frequenza del battito cardiaco) e sembra prediligere alcune musiche piuttosto che altre. Un fatto è certo: che egli, una volta venuto alla luce, sa riconoscere perfettamente le musiche ascoltate frequentemente durante la gestazione, e spesso reagisce rilassandosi e tranquillizzandosi al loro ascolto, come se lo riportassero verso il mondo accogliente e protettivo del ventre materno.Ricapitolando, possiamo affermare che la madre vibra per il suo bambino come uno strumento musicale, offrendogli così la sua energia e la sua poesia, mentre egli vibra in lei in un dialogo sonoro che rende entrambi “per-sona”, dialogo che rappresenta la culla sonora della vita.
E I PAPÀ?
Lo stato d’animo della madre e il suo tono vibratorio sono percepiti perfettamente dal bambino, cosicché vibrando la mamma di gioia, fa vibrare anche il bambino di gioia, mentre calmandosi e rassicurandosi dopo una forte emozione, rassicura anche lui.Ecco perché è così importante parlare e cantare al bambino, perché si instaura una vera e propria consonanza, in cui il suono è l’oggetto intermediario che permette e facilita la relazione, il dialogo e l’empatia.Il suono è il veicolo privilegiato del contatto d’amore tra madre e bambino.Nell’ultimo trimestre di gestazione, quando i movimenti del bambino sono maggiormente evidenti, l’ascolto di se stessa come madre si trasforma sempre più in ascolto del bimbo e nel suo dialogo con lui.Per la madre diventa sempre più facile rendersi conto che il proprio bambino realmente percepisce, sente, ode. Egli riceve il suono materno ma anche gran parte dei suoni del mondo esterno.È in questo periodo che l’orecchio del bambino mette in funzione processi cognitivi di riconoscimento e di memorizzazione. Infatti, si è dimostrato che egli sa riconoscere determinate voci alle quali offre precise risposte motorie e fisiologiche (frequenza del battito cardiaco) e sembra prediligere alcune musiche piuttosto che altre. Un fatto è certo: che egli, una volta venuto alla luce, sa riconoscere perfettamente le musiche ascoltate frequentemente durante la gestazione, e spesso reagisce rilassandosi e tranquillizzandosi al loro ascolto, come se lo riportassero verso il mondo accogliente e protettivo del ventre materno.Ricapitolando, possiamo affermare che la madre vibra per il suo bambino come uno strumento musicale, offrendogli così la sua energia e la sua poesia, mentre egli vibra in lei in un dialogo sonoro che rende entrambi “per-sona”, dialogo che rappresenta la culla sonora della vita.
E I PAPÀ?
Anche i papà vibrano profondamente con il loro bambino. I nove mesi costituiscono una gestazione anche per loro, un tempo e un cammino necessari per essere condotti dall’identità di uomo a quella di padre.Il suono dell’uomo è indispensabile per il buon decorso della gestazione e un pieno equilibrio di crescita del bambino nella pancia della mamma.Come la madre incorpora il bambino nel vero senso della parola nel proprio essere fisico, così il padre lo “incorpora” nel proprio nucleo psichico e immaginario, avvolgendolo in una sorta di abbraccio mentale e affettivo.
Il pensare e l’amare il bimbo da parte del padre rappresentano una “musica” sottile che sicuramente giunge al feto, preparando per lui la migliore accoglienza che si possa immaginare. Ma se questi pensieri e questo amore si fanno voce, allora l’accoglienza diventa un vero legame precoce in cui padre e bambino possono realmente percepirsi reciprocamente ed entrare in risonanza.Sappiamo che le frequenze basse sono quelle che giungono con maggior facilità al feto attraverso il filtro del liquido amniotico. Le voci maschili entrano bene in questo raggio di frequenze per cui il bambino può udire facilmente la voce del papà. La percezione più chiara è possibile quando la voce risuona a una distanza di 10-20 cm. dalla pancia. Il padre può così parlare vicino al bambino, cantare per lui, e se al suono della voce si aggiunge il contatto della mano sul ventre, la sua presenza sarà ancora più diretta e gradita. Allora le risposte del feto non mancheranno, risposte anche qui di carattere fisiologico e motorio, alcune molto evidenti come i calcetti e le capriole che permettono al bimbo di spostarsi in utero per avvicinarsi al punto di provenienza del suono e del contatto. Questo può essere uno dei primi giochi divertenti da fare con il papà!Si è riscontrato che le frequenze più gravi vibrano nella parte bassa del corpo e soprattutto a livello osseo e muscolare, così come le frequenze acute vibrano nella parte altra e a livello nervoso. Potremmo dire, quindi, che la voce maschile contribuisce a un consolidamento della struttura corporea del bambino, offrendo così forza e stabilità al fisico in crescita.Il suono della voce paterna è importante anche perché rappresenta la prima porta verso una realtà esterna.
Mentre i suoni uterini e la voce della madre permettono al feto, a poco a poco, di differenziarsi dall’ambiente fluido che lo avvolge e lo aiutano a plasmare una prima identità del sé come essere separato da lei, la voce del padre è il primo suono affettivo e vibrante che gli parla dal mondo esterno che dischiude per lui le porte che separano il dentro dal fuori e che lo accoglie in modo invitante alla vita che lo attende. Una volta nato, il bimbo riconoscerà questa voce fra tutte le altre e saprà che un legame è già esistente.
Il pensare e l’amare il bimbo da parte del padre rappresentano una “musica” sottile che sicuramente giunge al feto, preparando per lui la migliore accoglienza che si possa immaginare. Ma se questi pensieri e questo amore si fanno voce, allora l’accoglienza diventa un vero legame precoce in cui padre e bambino possono realmente percepirsi reciprocamente ed entrare in risonanza.Sappiamo che le frequenze basse sono quelle che giungono con maggior facilità al feto attraverso il filtro del liquido amniotico. Le voci maschili entrano bene in questo raggio di frequenze per cui il bambino può udire facilmente la voce del papà. La percezione più chiara è possibile quando la voce risuona a una distanza di 10-20 cm. dalla pancia. Il padre può così parlare vicino al bambino, cantare per lui, e se al suono della voce si aggiunge il contatto della mano sul ventre, la sua presenza sarà ancora più diretta e gradita. Allora le risposte del feto non mancheranno, risposte anche qui di carattere fisiologico e motorio, alcune molto evidenti come i calcetti e le capriole che permettono al bimbo di spostarsi in utero per avvicinarsi al punto di provenienza del suono e del contatto. Questo può essere uno dei primi giochi divertenti da fare con il papà!Si è riscontrato che le frequenze più gravi vibrano nella parte bassa del corpo e soprattutto a livello osseo e muscolare, così come le frequenze acute vibrano nella parte altra e a livello nervoso. Potremmo dire, quindi, che la voce maschile contribuisce a un consolidamento della struttura corporea del bambino, offrendo così forza e stabilità al fisico in crescita.Il suono della voce paterna è importante anche perché rappresenta la prima porta verso una realtà esterna.
Mentre i suoni uterini e la voce della madre permettono al feto, a poco a poco, di differenziarsi dall’ambiente fluido che lo avvolge e lo aiutano a plasmare una prima identità del sé come essere separato da lei, la voce del padre è il primo suono affettivo e vibrante che gli parla dal mondo esterno che dischiude per lui le porte che separano il dentro dal fuori e che lo accoglie in modo invitante alla vita che lo attende. Una volta nato, il bimbo riconoscerà questa voce fra tutte le altre e saprà che un legame è già esistente.
MUSICA E CANTO IN GRAVIDANZA
Durante la gravidanza è consigliabile condurre attività artistiche ed espressive. Data l’importanza del suono nel processo di gestazione, il canto e la musica sono tra le attività più indicate.
Ogni essere umano possiede una propria “identità sonora” che lo caratterizza. Ciò significa che ognuno entra in risonanza con certi stili musicali piuttosto che con altri dando la preferenza alle proprie modalità di espressione. Molte madri sono coscienti di ascoltare determinate musiche non solo perché piacciono loro, ma anche perché piacciono al bambino.Abituarsi a comunicare con i suoni, con il corpo, con lo sguardo significa ampliare incredibilmente il proprio
vocabolario, utilizzare un linguaggio intuitivo e affettivo che sarà poi la base del sistema comunicativo con il neonato.Il canto è vita e nessuna madre è stonata per il proprio bambino. Nell’emissione vocale tutto il corpo entra in vibrazione. Le vibrazioni sonore aiutano il rilassamento dei tessuti e provocano l’autoanalgesia. Ma la voce umana non è solo pura frequenza sonora e vibratoria, ma si carica anche di valenze affettive ed emotive che la rendono preziosa.Naturalmente questi processi avvengono automaticamente, al di fuori della coscienza, ma è pur sempre interessante conoscerli e sapere che una voce vibrante e piena di amore mette in movimento e in risonanza l’essere intero.Per concludere:
La musica aiuta nello sviluppo di un carattere aperto, socievole, cooperativo, tollerante e ben disposto all’ascolto degli altri.
La musica è una ricchezza culturale che offrirà al bimbo un’identità sociale e un rassicurante senso di appartenenza e al tempo stesso una possibilità di avvicinamento ad altre culture con apertura e tolleranza.
Fare musica con il proprio bambino. Ascoltare tanta musica, ma soprattutto cantare con lui, perché nessuna registrazione può sostituire la vitalità e il significato affettivo della voce.
Giocare, improvvisare, inventare e creare musica.
Vivere un’intera vita armoniosa e musicale!
Ogni essere umano possiede una propria “identità sonora” che lo caratterizza. Ciò significa che ognuno entra in risonanza con certi stili musicali piuttosto che con altri dando la preferenza alle proprie modalità di espressione. Molte madri sono coscienti di ascoltare determinate musiche non solo perché piacciono loro, ma anche perché piacciono al bambino.Abituarsi a comunicare con i suoni, con il corpo, con lo sguardo significa ampliare incredibilmente il proprio
vocabolario, utilizzare un linguaggio intuitivo e affettivo che sarà poi la base del sistema comunicativo con il neonato.Il canto è vita e nessuna madre è stonata per il proprio bambino. Nell’emissione vocale tutto il corpo entra in vibrazione. Le vibrazioni sonore aiutano il rilassamento dei tessuti e provocano l’autoanalgesia. Ma la voce umana non è solo pura frequenza sonora e vibratoria, ma si carica anche di valenze affettive ed emotive che la rendono preziosa.Naturalmente questi processi avvengono automaticamente, al di fuori della coscienza, ma è pur sempre interessante conoscerli e sapere che una voce vibrante e piena di amore mette in movimento e in risonanza l’essere intero.Per concludere:
La musica aiuta nello sviluppo di un carattere aperto, socievole, cooperativo, tollerante e ben disposto all’ascolto degli altri.
La musica è una ricchezza culturale che offrirà al bimbo un’identità sociale e un rassicurante senso di appartenenza e al tempo stesso una possibilità di avvicinamento ad altre culture con apertura e tolleranza.
Fare musica con il proprio bambino. Ascoltare tanta musica, ma soprattutto cantare con lui, perché nessuna registrazione può sostituire la vitalità e il significato affettivo della voce.
Giocare, improvvisare, inventare e creare musica.
Vivere un’intera vita armoniosa e musicale!
Tratto da: www.gravidanzaconsapevole.org/course3-6.html -
lunedì 9 novembre 2009
Da:http://www.voce.it/edicola/index.html?section=articolo&id=237&artid=7488
VOCE del 10 gennaio 2008 » Lista articoli » Scheda articolo» Persone:
Ha insegnato a generazioni di allievi la lingua delle note - Maria Luisa Cavazzoli Lugli
Carpi - Ha lasciato nella storia dell'insegnamento della musica a Carpi un segno appena un po' più breve della sua intera esistenza. Se n'è andata nei giorni scorsi a 87 anni, Maria Luisa Cavazzoli Lugli, fondatrice della Corale "Giuseppe Savani" e, successivamente, della "Pierluigi Da Palestrina": due istituzioni che hanno inserito Carpi fra le città italiane più attive nel canto corale. Ma prima ancora di un'organizzatrice di iniziative nel campo della musica, Cavazzoli Lugli è stata una musicista, autentica e appassionata, diplomata al Conservatorio di Parma in compimento superiore di pianoforte e autrice anche di diverse composizioni. Il suo nome, tuttavia, resterà per sempre legato alla promozione didattica che mise in pratica la prima volta da ragazza, durante il periodo bellico, facendo conoscere la musica alle ospiti della Casa della Divina Provvidenza dove lei prestava attività di volontariato. Docente all'Istituto San Tomaso d'Aquino di Correggio e con supplenze a Modena in cui ebbe come allievo anche il cugino Francesco Guccini, approderà successivamente alla media "Guido Fassi" di Carpi. In quello che sarebbe divenuto il suo lavoro principale, lasciato a 62 anni, Maria Luisa Cavazzoli Lugli si rivelerà un'insegnante impegnata e innovativa, arrivando subito a introdurre il flauto dolce per la lettura della musica, a supporto di quella che si chiamava l'"alfabetizzzazione musicale" di allievi che non avevano la minima idea di che cosa significasse il linguaggio delle note. Proprio per questo, in quel decennio di intense sperimentazioni ed esplorazioni didattiche nel campo dell'espressività non verbale, diventò un fondamentale punto di riferimento della didattica musicale per allievi, docenti, genitori e istituzioni. In parallelo all'attività scolastica, sempre in quegli anni Settanta che l'hanno vista promotrice instancabile, sviluppò un corso musicale femminile, prima di dar vita, nel 1974, alla Corale "Savani" e, subito dopo, alla formazione del coro dei piccoli cantori carpigiani, al quale lavorerà per un decennio. E' del 1987, infine, la creazione della Corale "Da Palestrina" che lascerà poi alla direzione di Andrea Beltrami. La sua esperienza e professionalità nella direzione di coro le valsero inviti a convegni in diverse località della Penisola. Una delle sue ultime immagini ce la restituiscono, alla festa della casa di riposo Tenente Marchi del settembre scorso, mentre accompagna un improvvisato coro di anziane ospiti della struttura: china sulla tastiera e intenta al suo lavoro, con la dedizione e la passione di sempre e come fosse la prima volta.
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VOCE del 10 gennaio 2008 » Lista articoli » Scheda articolo» Persone:
Ha insegnato a generazioni di allievi la lingua delle note - Maria Luisa Cavazzoli Lugli
Carpi - Ha lasciato nella storia dell'insegnamento della musica a Carpi un segno appena un po' più breve della sua intera esistenza. Se n'è andata nei giorni scorsi a 87 anni, Maria Luisa Cavazzoli Lugli, fondatrice della Corale "Giuseppe Savani" e, successivamente, della "Pierluigi Da Palestrina": due istituzioni che hanno inserito Carpi fra le città italiane più attive nel canto corale. Ma prima ancora di un'organizzatrice di iniziative nel campo della musica, Cavazzoli Lugli è stata una musicista, autentica e appassionata, diplomata al Conservatorio di Parma in compimento superiore di pianoforte e autrice anche di diverse composizioni. Il suo nome, tuttavia, resterà per sempre legato alla promozione didattica che mise in pratica la prima volta da ragazza, durante il periodo bellico, facendo conoscere la musica alle ospiti della Casa della Divina Provvidenza dove lei prestava attività di volontariato. Docente all'Istituto San Tomaso d'Aquino di Correggio e con supplenze a Modena in cui ebbe come allievo anche il cugino Francesco Guccini, approderà successivamente alla media "Guido Fassi" di Carpi. In quello che sarebbe divenuto il suo lavoro principale, lasciato a 62 anni, Maria Luisa Cavazzoli Lugli si rivelerà un'insegnante impegnata e innovativa, arrivando subito a introdurre il flauto dolce per la lettura della musica, a supporto di quella che si chiamava l'"alfabetizzzazione musicale" di allievi che non avevano la minima idea di che cosa significasse il linguaggio delle note. Proprio per questo, in quel decennio di intense sperimentazioni ed esplorazioni didattiche nel campo dell'espressività non verbale, diventò un fondamentale punto di riferimento della didattica musicale per allievi, docenti, genitori e istituzioni. In parallelo all'attività scolastica, sempre in quegli anni Settanta che l'hanno vista promotrice instancabile, sviluppò un corso musicale femminile, prima di dar vita, nel 1974, alla Corale "Savani" e, subito dopo, alla formazione del coro dei piccoli cantori carpigiani, al quale lavorerà per un decennio. E' del 1987, infine, la creazione della Corale "Da Palestrina" che lascerà poi alla direzione di Andrea Beltrami. La sua esperienza e professionalità nella direzione di coro le valsero inviti a convegni in diverse località della Penisola. Una delle sue ultime immagini ce la restituiscono, alla festa della casa di riposo Tenente Marchi del settembre scorso, mentre accompagna un improvvisato coro di anziane ospiti della struttura: china sulla tastiera e intenta al suo lavoro, con la dedizione e la passione di sempre e come fosse la prima volta.
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venerdì 6 novembre 2009



Projectwork
“Il tappeto dei sensi”
AMBITO DI INTERVENTO
Scuola dell’Infanzia …………., (MO)
Ambito riabilitativo - terapeutico di Gruppo( Piccoli gruppi)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Utente:….L.
Anni: …
Diagnosi: Paralisi cerebrale infantile…
Neuropsichiatra: Dott.ssa….
Luogo: (MO)
L'intervento di Counseling Espressivo è stato richiesto dalla famiglia.
OBIETTIVI
Promuovere il riconoscimento di L. come componente della sezione
Favorire l’integrazione all’interno della sezione col gruppo classe
Tradurre costantemente i contenuti sensoriali in ambiti e codici espressivi diversi in modo graduato, a seconda della complessità dell’attività:CorpoVoce - stimoli VocaliAmpliare i canali di comunicazione/ socializzazione coi pari attraverso esperienze tattili
Associare l’oggetto visivo alla componente verbale – Abbinamento nome / materialeCreare un gruppo coi pari per brevi momenti di incontro (giochi visuo- tattili) fuori dalla sezione in momenti non didatticiMODELLI DI RIFERIMENTO
La metodologia utilizzata è “centrata” sul paziente, dall’ascolto passivo all’esplorazione dei materiali, fino ad arrivare gradualmente all’accompagnamento tattile- vocale, lavorando insieme al gruppo come facilitatore d’apprendimento .I momenti individuali sono stati importanti per stabilire un rapporto e la comunicazione con L. in modo significativo.
SETTING
Un’aula polivalente della scuola adibita al progetto, con uno spazio ampio centrale e
un tappeto morbido (quadrato) posizionato al centro della stanza.
TECNICHE E MATERIALI UTILIZZATI
· Ascolto Passivo- attivo
· Lavoro in piccoli gruppi con la classe in momenti non didattici
· Il dialogo tonico: alla base della relazione primaria madre-bambino e della
costruzione dell’alfabeto primario emotivo
· Prima della comparsa dello scambio verbale, il tono rappresenta il principio
informatore della relazione del soggetto con il mondo, ciò che trasforma una
posizione in postura, un suono in un vocalizzo, un lamento in una richiesta ad
un bisogno.
· Il tappeto è costruito dal gruppo dei pari durante l’attività didattica per donarlo
a L. una volta ultimato.
MATERIALI:
· Tappeto morbido
· Cuscino ad aria
· Plastica, stoffa, carta, etc…
· Teli morbidi
· Stereo: basi /CD
TEMPI:
gennaio ‘10/ Giugno 2010
VERIFICA:
Sono previsti 3 incontri di verifica in itinere con le insegnanti della sezione nel mese
di gennaio e marzo, infine un ultimo incontro all’inizio di giugno.
RIFLESSIONI E CONCLUSIONI:
Alla fine dell’anno scolastico il lavoro svolto sarà reso alla famiglia come
restituzione del percorso svolto durante l’anno
La Musicoterapeuta
Dott.ssa Giuliana Galante
Cell. 376655657
E. Mail: giulygala@tiscali.it
“Il tappeto dei sensi”
AMBITO DI INTERVENTO
Scuola dell’Infanzia …………., (MO)
Ambito riabilitativo - terapeutico di Gruppo( Piccoli gruppi)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Utente:….L.
Anni: …
Diagnosi: Paralisi cerebrale infantile…
Neuropsichiatra: Dott.ssa….
Luogo: (MO)
L'intervento di Counseling Espressivo è stato richiesto dalla famiglia.
OBIETTIVI
Promuovere il riconoscimento di L. come componente della sezione
Favorire l’integrazione all’interno della sezione col gruppo classe
Tradurre costantemente i contenuti sensoriali in ambiti e codici espressivi diversi in modo graduato, a seconda della complessità dell’attività:CorpoVoce - stimoli VocaliAmpliare i canali di comunicazione/ socializzazione coi pari attraverso esperienze tattili
Associare l’oggetto visivo alla componente verbale – Abbinamento nome / materialeCreare un gruppo coi pari per brevi momenti di incontro (giochi visuo- tattili) fuori dalla sezione in momenti non didatticiMODELLI DI RIFERIMENTO
La metodologia utilizzata è “centrata” sul paziente, dall’ascolto passivo all’esplorazione dei materiali, fino ad arrivare gradualmente all’accompagnamento tattile- vocale, lavorando insieme al gruppo come facilitatore d’apprendimento .I momenti individuali sono stati importanti per stabilire un rapporto e la comunicazione con L. in modo significativo.
SETTING
Un’aula polivalente della scuola adibita al progetto, con uno spazio ampio centrale e
un tappeto morbido (quadrato) posizionato al centro della stanza.
TECNICHE E MATERIALI UTILIZZATI
· Ascolto Passivo- attivo
· Lavoro in piccoli gruppi con la classe in momenti non didattici
· Il dialogo tonico: alla base della relazione primaria madre-bambino e della
costruzione dell’alfabeto primario emotivo
· Prima della comparsa dello scambio verbale, il tono rappresenta il principio
informatore della relazione del soggetto con il mondo, ciò che trasforma una
posizione in postura, un suono in un vocalizzo, un lamento in una richiesta ad
un bisogno.
· Il tappeto è costruito dal gruppo dei pari durante l’attività didattica per donarlo
a L. una volta ultimato.
MATERIALI:
· Tappeto morbido
· Cuscino ad aria
· Plastica, stoffa, carta, etc…
· Teli morbidi
· Stereo: basi /CD
TEMPI:
gennaio ‘10/ Giugno 2010
VERIFICA:
Sono previsti 3 incontri di verifica in itinere con le insegnanti della sezione nel mese
di gennaio e marzo, infine un ultimo incontro all’inizio di giugno.
RIFLESSIONI E CONCLUSIONI:
Alla fine dell’anno scolastico il lavoro svolto sarà reso alla famiglia come
restituzione del percorso svolto durante l’anno
La Musicoterapeuta
Dott.ssa Giuliana Galante
Cell. 376655657
E. Mail: giulygala@tiscali.it
giovedì 5 novembre 2009
AMBITO DI INTERVENTO - Cantoterapia
……………………..
Ambito riabilitativo - Cantoterapia di Gruppo
………………………
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
………………….
OBIETTIVI
………………………
SETTING
…………
TECNICHE E MATERIALI UTILIZZATI
………………….
TEMPI
…………………….
RIFLESSIONI E CONCLUSIONI
CATAMNESI
Tecniche riscaldamento vocale
Durata dell’incontro circa 45’
Proporre una base di ascolto (Es. musica classica) come sottofondo
Il paz. Chiude gli occhi, proporre di rilassare le parti del corpo singole:
piedi
gambe
pancia
dorso
braccia
collo
capo
proporre di continuare a respirare liberamente ( 3 min)
proporre di percepire il battito cardiaco
dopo:
5 respiri brevi
5 respiri lunghi (trattenere l’aria nello stomaco)
Disporre le breccia in avanti:
3 resp. Brevi
3 resp. Lunghi
Dopo si propone il brano
Si legge
Si commenta
Si canta senza musica (Per singola strofa)
Solo alla fine musica o base come sottofondo( Restituzione positiva e gratificazione)
……………………..
Ambito riabilitativo - Cantoterapia di Gruppo
………………………
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
………………….
OBIETTIVI
………………………
SETTING
…………
TECNICHE E MATERIALI UTILIZZATI
………………….
TEMPI
…………………….
RIFLESSIONI E CONCLUSIONI
CATAMNESI
Tecniche riscaldamento vocale
Durata dell’incontro circa 45’
Proporre una base di ascolto (Es. musica classica) come sottofondo
Il paz. Chiude gli occhi, proporre di rilassare le parti del corpo singole:
piedi
gambe
pancia
dorso
braccia
collo
capo
proporre di continuare a respirare liberamente ( 3 min)
proporre di percepire il battito cardiaco
dopo:
5 respiri brevi
5 respiri lunghi (trattenere l’aria nello stomaco)
Disporre le breccia in avanti:
3 resp. Brevi
3 resp. Lunghi
Dopo si propone il brano
Si legge
Si commenta
Si canta senza musica (Per singola strofa)
Solo alla fine musica o base come sottofondo( Restituzione positiva e gratificazione)

Giuliana Galante- Musicoterapeuta
CELL. 3476655657
E- mail: giulygala@tiscali.it
Questo articolo nasce dall’ esigenza personale di ringraziare il coro “Alle porte del bel Canto”, composto da un gruppo di 15 anziani con una gran volontà di affrontare le difficoltà che comporta essere affetti da Morbo di Parkinson, far sentire la propria “VOCE” comunque e sempre; a proposito posso solo dire di aver imparato moltissimo da persone stupende. Sin dal primo incontro sono tutti molto motivati, alcuni di loro hanno seguito un percorso lo scorso anno, è presente anche una signora affetta da Distrofia Miotonica. Ognuno prende uno strumento a scelta, ci presentiamo anticipando il nome con un suono . L’assistente che li accompagna mi spiega cosa hanno fatto in precedenza, è anche un po’ invasiva, ma non interviene e partecipa all’incontro. Il sig. Carlo mi da un fascicolo con dei brani che hanno cantato l’anno scorso, mi fanno capire che oltre a suonare la loro esigenza è cantare , solo pezzi in italiano, cantiamo suoniamo sulla marcia turca di Mozart. Alla fine mi chiedono di cantare per loro, introduco una strofa di Summertime al piano. Mi salutano dicendo che ci vediamo la settimana prossima. Mi sono accorta che questo gruppo ha bisogno di essere guidato, se non si sentono accompagnati non vedo alcun input da parte loro. Probabilmente è una questione legatoa non tanto all’età quanto alla loro condizione di vita quotidiana, facendo Ginnastica, Logopedia, che sono attività strutturate, non sono abituati ad esprimersi liberamente. Quindi ogni momento sarà più strutturato e il ruolo della terapeuta direttivo, dunque anche la metodologia. Uno degli obiettivi è lasciare loro uno spazio in cui si sentano liberi, facciano proposte, si attivino, mi dicano cosa vogliono e come vogliono farlo. Ovvio che a questo ci arriveremo tra un bel po’ di tempo. Iniziamo con esercizi di respirazione, percepiamo il nostro respiro e l’aria che attraversa il nostro corpo, dalle cavità nasali allo stomaco. Io li aiuto, mi avvicino a ognuno di loro e li regolo, dando il via e mettendo la mano sulla pancia, spiego a cosa serve l’esercizio e spiego che quando cantiamo è importante respirare nei punti giusti, abbassando il più possibile il diaframma, e come dosare il respiro in uscita. Un pezzo che a loro piaceva molto è stato: l’ Inno d’Italia- Mameli- Mameli(1847). Ogni parte veniva letta letto, una frase a testa, poi lo si cantava senza musica, dopo si introduceva la tastiera. Si è Cantato insieme, con l’aggiunta di parti solo suonate, in cui si suonava, e si ripeteva il ritornello alla fine, ma l’inno è molto sentito da tutti( alcuni di loro hanno visto nascere la Prima repubblica) mi dicono che l’inno bisogna conoscerlo a fondo e studiarlo, quindi mi informerò al meglio, e sarà l’argomento che tratteremo. Mi sembrano contenti del discorso del canto, si impegnano molto e mi seguono, quindi il percorso di fondo sarà non solo Musicoterapeutico, ma anche basato sulla Cantoterapia, tecniche di canto, tecniche di mimica facciale e di respirazione. [...] Leggiamo l’inno a turno, fino alla fine, iniziamo a cantarlo. Sono poco attenti, lo eseguiamo tutto, devo condurli fino alla fine, altrimenti c’è un calo di tono. Nell’ultima parte mi chiedono di suonare Romagna mia, un pezzo che sentono molto, c’è il Sig. Giovanni che non parla più, ma canta con tutta la voce che può, e si emoziona diventando uno dei più partecipativi. Dalla prossima volta ci sarà un momento creativo, in cui ognuno leggerà una parola o un pensiero che ha pensato/ scritto durante la settimana, potranno anche cantarlo, inventare una melodia, l’idea è creare una raccolta di pensieri- brani che potrebbe anche diventare un libriccino da dare tutti alla fine degli incontri. [...] Durante gli incontri il lavoro è diventato più specifico e impegnativo.L’ultima volta avevo proposto di scrivere qualcosa a casa, anche una parola, una frase, se è possibile anche in rima. Lo hanno fatto solo 2 del gruppo. Ma se in uno la rima c’era l’altro era un bellissimo pensiero di ringraziamento. Iniziamo con la respirazione. Dopo leggiamo “Bella ciao” una frase per uno alla volta. La ripetiamo cadenzata, come se stessimo cantando senza modulare. Distribuisco gli strumenti, oggi decido io, in modo da far provare diversi strumenti a tutti.Proviamo la canzone, io vado alla tastiera, conoscono bene la canzone, dopo si continua con ” Io vagabondo”, accompagnando con gli strumenti, io do gli stacchi. La proviamo più volte, e migliora. Alla fine leggiamo le cose che hanno scritto, e sono molto belle e impegnate. [...]Oggi introduco alla respirazione l’ Esperienza tattile, si va a tempo dal collo alla spalla, ci soffermiamo sulla mano lentamente, ascoltando la musica e seguendo il ritmo. Ascoltiamo il Gloria di Bach e Haleluia di Hendel. Riprendiamo il Và Pensiero, una versione di Albano, ritmata. La sig.ra Francesca ha portato un cd col Nabucco, sentiamo la versione Classica. La tonalità non va bene, la eseguiamo in la M,con una base , io non canto, eseguo dei gesti che loro devono seguire, pugni chiusi non si canta, ondeggi medi intensità bassa, ondeggi alti canto trionfale. Iniziano a entrare , solo alcuni mi guardano, ma ognuno trova il suo spazio e sono perfetti, si ascoltano nel gruppo, regolano la respirazione e il volume, intensità, buona l’ intonazione. Il progetto si è concluso con un concerto in cui si sono esibiti “come un’occasione unica”, tutti i membri del gruppo, anche chi per motivi di salute si trovava in una condizione di difficoltà, i brani eseguiti sono stati: ” Aggiungi un posto a tavola”; “Va pensiero”; ” Romagna Mia”, la manifestazione si è tenuta il 23 Maggio presso la Polisportiva “G. Pini” , organizzata dall’Associazione Parkinson di Modena.Il Concerto:Non ci sono parole per descrivere questo momento, io ero emozionata ma loro sono stati bravissimi, massimo impegno da parte di tutti e grande risonanza, non credevano di farcela, ma il risultato è stato al di sopra delle aspettative, con progetti futuri che si spera di poter realizzare, infine posso descrivere questa esperienza ricca di sorprese, e indimenticabile!
Giuliana GalanteSpecializzanda in Musicoterapia Scuola di specializzazione triennale Istituto MEME ModenaProject Work c/o CEMU Centro Europeo di Musicoterapia Modena
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