"Le forme del Pensiero Musicale" Questo blog si occupa di Musicoterapia,di musica, dell'importanza del canto nella vita dell'uomo, e di tutte le forme di Arte ad essa correlate. In alto: "Picassiana" 2008
domenica 5 marzo 2017
UN NUOVO CORO A CARPI: LE BLUE MOON
Carpi è un luogo che ispira musica, produce musica e crea cori, tra i tanti ne è arrivato uno assolutamente nuovo che mancava: si tratta delle Blue Moon, un coro composto da 5 donne ispirato agli anni 30/40, un genere che mancava tra i pur mille generi che circolano a Carpi, passando dal gospel ai canti sacri e per arrivare alla musica popolare fino alle mondine.
Le Blue Moon fanno la differenza, portano in giro il swing del Trio Lescano, i brani del Quartetto cetra per arrivare ai primi anni '50 del secolo scorso.
Si tratta di un modo di cantare che usa diversi registri, l'impostazione della voce e della bocca da contralto ma con un incastro di voci, terze, quinte e non solo, per far vibrare le corde di chi ascolta brani del secolo scorso ma con un pizzico di originalità. Gli arrangiamenti sono stati rinnovati e non sempre corrispondono a quelli originali, perchè comunque il modo in cui si canta oggi è molto cambiato e anche le voci a causa di cambiamenti sociali e culturali.
Le Blue Moon interpretano i brani a loro modo, cercando di non distaccarsi troppo dalla tradizione. I brani sono estremamente orecchiabili, da MA LE GAMBE, BACIAMI PICCINA, MA L'AMORE NO..... e tanti altri. E' previsto un boogie interpretato da loro che si chiamerà Blue Moon Boogie, molto veloce, divertente e ballabile, e diversi concerti fino alla fine del 2017, quindi un in bocca al lupo a: Angela, Daniela, Francesca, Nunzi, Rossella.
domenica 3 aprile 2016
Musicoterapia nella Scuola dell'Infanzia
Dal mese di gennaio ho iniziato a lavorare a un progetto di Mt in una scuola dell'infanzia della provincia di MO, per un totale di 15 incontri.
Si tratta di un progetto che coinvolge tutte le sezioni con classi omogenee e miste, circa 120 bambini dai 3 ai 5 anni. I gruppi sono tutti molto competenti, hanno voglia di suonare e di scatenarsi, di esprimere le loro personalità, nell'insieme funzionano e rispettano le regole e le dinamiche dell'incontro nei vati momenti strutturati.
Ho diviso l'incontro in 4 parti, cosi definite:
Appello e una fase di rilassamento( esercizi corporei di respirazione)
Distribuzione degli strumenti ed esecuzione
Fase di gioco con teli morbidi (giochi di movimento)
Ultima parte Body Percution
Nella stanza allestita ho creato un percorso sul pavimento con delle palline rosse incollate in modo che i bambini si possano sedere in cerchio e mantenere il contatto visivo sia con l'insegnante che tra loro.
La conclusione/ restituzione del seguente progetto sarà la realizzazione di uno spettacolo per la festa di fine anno, che si terrà nel giardino della scuola.
Al momento ho intenzione di mantenere la struttura principale di ogni incontro aggiungendo nuovi strumenti ed esperienza attiva/ passiva (ascolto); ogni volta presenterò qualcosa di nuovo.
Il feedback da parte dei bambini è positivo, raccontano alle famiglie e il ritorno da parte delle insegnanti è una verifica settimanale, dopo l'incontro sono rilassati e condividono cosa è accaduto tra loro.
Le ultime settimane precedenti alla festa mi concentrerò sulle prove dello spettacolo, al momento ho in mente solo le ultime 3 settimane.
Dott.ssa Giuliana Galante
mercoledì 3 febbraio 2016
Musicoterapia per tutti
Nell'ultimo anno non ho avuto voglia di scrivere nulla, ho ripreso a lavorare con la patologia, con le scuole statali, bambini e ragazzi dall'infanzia fino all'adolescenza e non avevo voglia di pubblicare articoli dei progetti, non ho fatto foto né video. Ho cercato di guardare le persone, di ascoltarle e capire come poterle aiutare a stare bene qualche ora, di farle divertire e apprendere con la musica. Penso che l'obbiettivo principale di chi lavora con la musica sia questo. Non sto sminuendo il ruolo della documentazione perché nel mio lavoro è importante, ma ti porta fuori, a non vedere ciò che realmente sta accadendo, a perdere i singoli momenti.
Ogni attimo deve esser vissuto e condiviso con uno sguardo, una risata o un gesto perché non tornerà più.
Quest'anno ho in serbo molte avventure che inizieranno a breve e sono davvero motivata a fare di più e meglio, spero che anche i miei colleghi facciano lo stesso.
Dott.ssa Galante Giuliana
sabato 10 gennaio 2015
martedì 21 ottobre 2014
Ansia da separazione e disastri naturali
Davanti ad eventi traumatici quali ad esempio catastrofi naturali come terremoti e alluvioni, i bambini rispondono con ansia e paura: ansia nei confronti dell’evento a loro sconosciuto e rispetto alla propria e altrui incolumità associata ad una maggiore richiesta di vicinanza e attenzione da parte degli adulti in genere e nello specifico dei genitori. Queste paure nei bambini non vanno sottovalutate poiché potrebbero diventare maggiormente pervasive nel caso del disturbo di ansia da separazione, in alcuni casi ancora più intense fino a sostenere un’eventuale diagnosi di disturbo post- traumatico da stress.
I bambini che presentano questo disturbo presentano un’eccessiva difficoltà a separarsi dalle figure di attaccamento, evidente con sintomi fisici, comportamentali e cognitivi.
Essi manifestano ansia eccessiva ogni qualvolta devono separarsi dalle figure di attaccamento, evidente da sintomi quali nausea, vomito, senso di paura e aspettative di eventi catastrofici. Spesso le crisi d’ansia da separazione impediscono a questi bambini di frequentare la scuola e di addormentarsi in assenza del genitore. L’idea di staccarsi dal genitore crea panico in questi bambini.
Affinchè si possa parlare di Ansia da Separazione è necessario che siano presenti i seguenti sintomi:
ansia inappropriata ed eccessiva per la separazione dalle figure di attaccamento;
conseguenti difficoltà a stare in qualsiasi luogo lontani dai genitori (scuola, dormire nella propria camera);
preoccupazione irrealistica e persistente di perdita di uno o entrambi i genitori e/o paura che possa accader loro qualcosa di brutto;
Tali sintomi devono durare da almeno 4 settimane, devono provocare disagio familiare, sociale, scolastico e lavorativo. L’esordio deve essere collocabile prima dei 18 anni.
Studio
E’ stato condotto uno studio, promosso dall’Ordine dei Camilliani, con il coordinamento scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e il sostegno della Caritas Italiana. Il campione era composto da 37 pediatri dell’Abruzzo, ognuno dei quali ha coinvolto 80 bambini tra i 3 ed i 14 anni, con l’obiettivo di stimare la prevalenza di sintomi psicopatologici dopo 1- 2 anni dal terremoto e di valutare l’influenza di fattori protettivi. A 12 mesi dal terremoto sono stati intervistati 1723 bambini, mentre a distanza di 24 mesi, i 305 bambini considerati maggiormente a rischio.
Risultati
A 12 mesi dal terremoto, i bambini aquilani mostravano un livello doppio di ansia, depressione e di disturbo post- traumatico da stress rispetto ai bambini residenti nelle altre province dell’Abruzzo. A 24 mesi, i sintomi psicopatologici si sono dimostrati più attenuati, rimanendo più significativi nella provincia de L’Aquila. Tra i diversi fattori di protezione sono stati rintracciati il livello di istruzione della madre (una mamma istruita ha più strumenti, può essere in grado di gestire gli eventi con una maggiore varietà di risorse) e pertanto le competenze socio-culturali dei genitori (contribuiscono a creare e a rinforzare nei bambini la resilienza ovvero la capacità di fronteggiamento, sopravvivenza o di adattamento ad una situazione problematica).
Come aiutare il bambino
E' importante compiere un percorso sia a livello individuale che collettivo aiutando i bambini a comprendere cosa è successo, incoraggiarli ad esprimere le proprie emozioni, evitare di infondere in loro ancora più ansia, verificare se abbiano maturato convinzioni erronee rispetto a quanto è accaduto, farli sentire partecipi stimolando la voglia di dare il proprio contributo in modo da alleviare il senso di impotenza e di disperazione di fronte alla catastrofe.
lunedì 20 ottobre 2014
Terremoto: le catastrofi sono sempre inaspettate. Stress & Traumi
http://www.stateofmind.it/2012/05/terremoto-stress-traumi/
Le catastrofi sono spesso inaspettate, improvvise e travolgenti. Di regola la catastrofe non è mai preannunciabile e prevedibile, per questo crea maggiori scompensi emotivi.
È comune tra le persone che hanno vissuto situazioni traumatiche
avere reazioni emotive molto forti. Esistono reazioni normali, o meglio non esagerate, a degli episodi così incontrollabili? Capire come poter rispondere al meglio a questi eventi anomali può essere d’aiuto ad affrontare in modo efficace i sentimenti, i pensieri e i comportamenti.
Cosa succede alle persone dopo un disastro o un evento traumatico?
Le reazioni tipiche agli eventi traumatici e alle calamità naturali sono quelle di shock e di negazione, incredulità, dell’accaduto. In particolare, subito dopo l’evento imprevisto, queste reazioni fungono da comportamenti protettivi per l’individuo.
Se reiterati nel tempo, per contro, provocano una cristallizzazione della sofferenza e problemi a largo spettro.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2012/05/terremoto-stress-traumi/
Lo shock, in particolare, si presenta come un’alterazione, improvvisa e spesso intensa, dello stato emotivo che può lasciare storditi o frastornati. Il negare l’accaduto porta al non riconoscimento dell’evento, o al non vivere pienamente l’intensità dello stesso. Fondamentalmente si rimane increduli e basiti di fronte a un evento inaspettato. Spesse volte, si è portati a provare temporaneamente torpore o dissociazione
, che portano, come nel caso del terremoto, a non essere subito pronti a fuggire. In questo caso la risposta emotiva mette a repentaglio la vita.
Quindi, bisognerebbe essere pronti ad affrontare la propria emotività concentrandosi sull’ How, ovvero: come faccio per salvarmi? Una sorta di problem solving, perchè l’eccessiva emotività del momento non è pronta a cedere alla ragione.
Le reazioni provate, quando lo stato di shock iniziale si attenua, variano da persona a persona. Di seguito alcune reazioni che si possono riscontrare in risposta ad un evento traumatico:
◾I sentimenti diventano intensi e a volte imprevedibili. Si può diventare più irritabili del solito e l’umore può cambiare, anche in modo drammatico. Si potrebbe essere particolarmente ansiosi
o nervosi, o addirittura sperimentare un episodio depressivo
.
◾I pensieri e i comportamenti sono influenzati dal trauma. L’evento traumatico potrebbe essere rivissuto e ricordato in modo vivido. Questi flashback possono verificarsi senza un’apparente motivo e possono portare a reazioni fisiche quali, per esempio, sudorazione e battito cardiaco accelerato, difficoltà a concentrarsi, a prendere decisioni o diventare più facilmente confusi. Il sonno e l’alimentazione possono modificarsi.
◾Ricorrenti reazioni emotive comuni. Gli anniversari dell’evento traumatico, come a un mese o un anno dallo stesso, possono innescare ricordi sconvolgenti dell’esperienza dolorosa. Questi trigger possono essere accompagnati dal timore che l’evento stressante
si possa ripetere.
◾Le relazioni interpersonali spesso diventano tese. È comune tra chi ha subito un trauma sperimentare un maggiore conflitto interpersonale, come per esempio discussioni più frequenti con i familiari e colleghi. D’altra parte è possibile manifestare comportamenti di ritiro, di isolamento ed evitare le attività consuete.
◾I sintomi fisici possono accompagnare lo stress estremo. Ad esempio, possono essere presenti mal di testa
, nausea e dolore al torace fino al punto di dover richiedere cure mediche. Condizioni mediche pre-esistenti possono peggiorare a causa dello stress.
Come reagiscono le persone a distanza di tempo dall’evento traumatico
È importante sapere che non esiste una modalità standard con cui si reagisce a una esperienza traumatica. Alcune persone reagiscono immediatamente, altre con una reazione ritardata, a volte mesi o anche anni più tardi. Un parte di coloro che ha sofferto a causa del trauma inizialmente potrebbero essere stimolati dall’evento, diventando solo successivamente scoraggiati o depressi.
Un certo numero di fattori influenza il tempo necessario per il recupero, tra cui:
◾Il grado di intensità e di perdita. Spesso si risolvono in più tempo gli eventi con le seguenti caratteristiche: durata maggiore, minaccia più grave, decessi, perdita di proprietà.
◾La capacità generale di una persona di affrontare situazioni emotivamente difficili. Gli individui che in passato hanno gestito altre circostanze difficili, stressanti, possono trovare più facilmente modalità per far fronte al trauma.
◾Altri eventi stressanti che precedono l’esperienza traumatica. Gli individui che hanno dovuto far fronte ad altre situazioni emotivamente difficili, come gravi problemi di salute o difficoltà familiari, possono avere reazioni più intense al nuovo evento stressante e avere bisogno di più tempo per recuperare.
Come aiutare se stessi e la propria famiglia.
Esistono diversi modi per affrontare un evento simile, sia da punto di vista emozionale sia comportamentale, allo scopo di poter riprendere il controllo di se stessi. Di seguito una lista di step da seguire:
1-Darsi del tempo per adeguarsi all’evento. Bisogna cercare di concedersi del tempo per poter elaborare e far sedimentare quanto accaduto. La reazione ad una perdita materiale (cose o persone) va affrontata con estrema calma, senza avere fretta di superare o dimenticare, ma bisogna concedersi del tempo.
Chiedere aiuto
Alcune persone sono in grado di far fronte efficacemente alle esigenze fisiche ed emotive provocate dagli eventi traumatici, utilizzando le loro risorse cognitive. Non è raro, tuttavia, scoprire che problemi gravi persistono interferendo con la vita quotidiana. Ad esempio, alcuni possono provare nervosismo persistente o tristezza schiacciante che influiscono negativamente sulle attività lavorative e le relazioni interpersonali
. Gli individui con reazioni prolungate che interrompono il loro funzionamento quotidiano, dovrebbero consultare un professionista della salute mentale che li aiuti a comprendere quali siano le risposte che normalmente vengono utilizzate quando esposti a sollecitazioni di stress estremo. Questi professionisti lavorano con gli individui traumatizzati per aiutarli a trovare modalità costruttive nell’affrontare l’impatto emotivo.
Per quanto riguarda i bambini
, i segnali che manifestano la necessità di assistenza professionale sono i seguenti: esplosioni emotive continue e aggressive
, gravi problemi a scuola, la preoccupazione dell’evento traumatico, il ritiro costante ed estremo, e altri segni di intensa ansia o difficoltà emotive. Un professionista qualificato di salute mentale può aiutare questi bambini e i loro genitori a comprendere e trattare i pensieri, i sentimenti e i comportamenti che derivano dal trauma.
LEGGI ANCHE: Psicoterapia Sensomotoria: il Ruolo del Corpo nelle Esperienze Traumatiche.
BIBLIOGRAFIA:
◾Pietrantoni, L., Prati, G. (2009). Psicologia dell’emergenza. Il mulino, Bologna.
◾Caviglia, G., Nardiello, D. (2009). Le dinamiche psicologiche nell’emergenza. Editrice Idelson-Gnocchi, Napoli.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2012/05/terremoto-stress-traumi/
giovedì 16 ottobre 2014
Effetti della musica sul cervello
Ecco quali effetti produce la musica sul cervello!
Nell’ultimo post abbiamo visto quali sono gli effetti sul nostro cervello provocati dall’assunzione di birra e di caffè. Oggi scopriremo invece in che modo la musica influisce sulle nostre capacità di apprendimento.
L’effetto emotivo provocato dalla musica già conosciuta attiva meccanismi di anticipazione di uno stimolo desiderabile, in quanto è possibile per l’ascoltatore prevedere quali saranno le parti della canzone che più preferisce.
Tuttavia recenti studi pubblicati su “Science Magazine” hanno dimostrato che queste stesse dinamiche si ripetono anche per i primi ascolti.
Il motivo risiede nell’interiorizzazione che si ha della musica di una determinata cultura e che porta inconsciamente a comprendere quelle che saranno le parti più godibili di una canzone, anche non conoscendola affatto.
Un secondo studio ha invece dimostrato che l’ascolto di musica classica stimola, a prescindere dal tipo di ascoltatore, un unico schema di aree neurali.
“Con il nostro studio abbiamo dimostrato per la prima volta che, nonostante le differenze individuali, la musica classica evoca in soggetti diversi un unico schema molto coerente di attività in varie strutture della corteccia fronto-parietale, comprese quelle coinvolte nella pianificazione del movimento, della memoria e dell’attenzione”, ha dichiarato uno degli studiosi.
Posted by Nazareno Lopriore on lug 24, 2014
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