martedì 21 ottobre 2014

Ansia da separazione e disastri naturali

Davanti ad eventi traumatici quali ad esempio catastrofi naturali come terremoti e alluvioni, i bambini rispondono con ansia e paura: ansia nei confronti dell’evento a loro sconosciuto e rispetto alla propria e altrui incolumità associata ad una maggiore richiesta di vicinanza e attenzione da parte degli adulti in genere e nello specifico dei genitori. Queste paure nei bambini non vanno sottovalutate poiché potrebbero diventare maggiormente pervasive nel caso del disturbo di ansia da separazione, in alcuni casi ancora più intense fino a sostenere un’eventuale diagnosi di disturbo post- traumatico da stress. I bambini che presentano questo disturbo presentano un’eccessiva difficoltà a separarsi dalle figure di attaccamento, evidente con sintomi fisici, comportamentali e cognitivi. Essi manifestano ansia eccessiva ogni qualvolta devono separarsi dalle figure di attaccamento, evidente da sintomi quali nausea, vomito, senso di paura e aspettative di eventi catastrofici. Spesso le crisi d’ansia da separazione impediscono a questi bambini di frequentare la scuola e di addormentarsi in assenza del genitore. L’idea di staccarsi dal genitore crea panico in questi bambini. Affinchè si possa parlare di Ansia da Separazione è necessario che siano presenti i seguenti sintomi: ansia inappropriata ed eccessiva per la separazione dalle figure di attaccamento; conseguenti difficoltà a stare in qualsiasi luogo lontani dai genitori (scuola, dormire nella propria camera); preoccupazione irrealistica e persistente di perdita di uno o entrambi i genitori e/o paura che possa accader loro qualcosa di brutto; Tali sintomi devono durare da almeno 4 settimane, devono provocare disagio familiare, sociale, scolastico e lavorativo. L’esordio deve essere collocabile prima dei 18 anni. Studio E’ stato condotto uno studio, promosso dall’Ordine dei Camilliani, con il coordinamento scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e il sostegno della Caritas Italiana. Il campione era composto da 37 pediatri dell’Abruzzo, ognuno dei quali ha coinvolto 80 bambini tra i 3 ed i 14 anni, con l’obiettivo di stimare la prevalenza di sintomi psicopatologici dopo 1- 2 anni dal terremoto e di valutare l’influenza di fattori protettivi. A 12 mesi dal terremoto sono stati intervistati 1723 bambini, mentre a distanza di 24 mesi, i 305 bambini considerati maggiormente a rischio.   Risultati A 12 mesi dal terremoto, i bambini aquilani mostravano un livello doppio di ansia, depressione e di disturbo post- traumatico da stress rispetto ai bambini residenti nelle altre province dell’Abruzzo. A 24 mesi, i sintomi psicopatologici si sono dimostrati più attenuati, rimanendo più significativi nella provincia de L’Aquila. Tra i diversi fattori di protezione sono stati rintracciati il livello di istruzione della madre (una mamma istruita ha più strumenti, può essere in grado di gestire gli eventi con una maggiore varietà di risorse) e pertanto le competenze socio-culturali dei genitori (contribuiscono a creare e a rinforzare nei bambini la resilienza ovvero la capacità di fronteggiamento, sopravvivenza o di adattamento ad una situazione problematica). Come aiutare il bambino E' importante compiere un percorso sia a livello individuale che collettivo aiutando i bambini a comprendere cosa è successo, incoraggiarli ad esprimere le proprie emozioni, evitare di infondere in loro ancora più ansia, verificare se abbiano maturato convinzioni erronee rispetto a quanto è accaduto, farli sentire partecipi stimolando la voglia di dare il proprio contributo in modo da alleviare il senso di impotenza e di disperazione di fronte alla catastrofe.

Ludwig Mirak, 𝑬' 𝑸𝑼𝑨𝑺𝑰 𝑳'𝑨𝑳𝑩𝑨

In arrivo: LUDWIK MIRAK, E' quasi l'alba Lui è un cantautore di cui sentiremo parlare molto! Si chiama Paolo Karim Gozzo (in arte...