Projectwork
Titolo:
Il significato del coro in chiesa
di Giuliana Galante
Data: 30 Agosto 2009
Introduzione
Mentre mi trovavo ad organizzare il mio matrimonio, col mo amore Paolo, mi sono imbattuta in un gruppo di donne, direi piuttosto anziane, e per motivi che spiegherò dopo ho iniziato piacevolmente a frequentarle.
Pian piano andando in chiesa tutti i giorni alla messa delle 18:30,in un paese vicino al mio,che si chiama Monforte Marina (ME), ho scoperto un mondo nuovissimo, ricco di rituali, schemi comportamentali severi e rigidi, che da qui a qualche anno, in seguito ai cambiamenti imprevedibili e veloci di questo mondo non esisteranno più.
Il mondo di cui voglio conoscere il più possibile è quello delle donne del luogo,
casalinghe, lavoratrici, emigranti tornate al paese d’origine dopo anni di lavoro e sacrifici, nate tra la prima e la seconda guerra mondiale, tutte madri, e non tutte nonne.
Loro, che non si sono mai truccate, che comprano ancora oggi qualche vestito nuovo di tanto in tanto, dedite alla famiglia, non sanno cosa sia l’indipendenza, lo shopping, una carta di credito; sono donne senza pretese, loro che a 50 anni si consideravano già anziane… e chi direbbe oggi che a 50 o 60 anni si possa considerare una donna già vecchia?
Il momento più importante e principale della loro giornata è la messa del pomeriggio, ciò che le accomuna è il momento di ritrovo in chiesa; l’indagine verte sul significato che ha per loro il comune canto in chiesa, e non solo.
L’obiettivo del Projectwork è ricostruire la storia della loro vita attraverso le fasi storiche, dall’infanzia all’età adulta, fino ad oggi, ripercorrendo con le canzoni le esperienze e le fasi di vita vissuta legate a momenti particolarmente significativi, soprattutto i brani ecclesiastici. Tutte le interviste sono state condotte in italiano, ma le risposte sono sempre arrivate in dialetto siciliano, quindi ho dovuto tradurre alcuni contenuti e alcune frasi molto simpatiche in italiano, in quanto sarebbero state incomprensibili al lettore.
Il significato del coro in chiesa
di Giuliana Galante
Data: 30 Agosto 2009
Introduzione
Mentre mi trovavo ad organizzare il mio matrimonio, col mo amore Paolo, mi sono imbattuta in un gruppo di donne, direi piuttosto anziane, e per motivi che spiegherò dopo ho iniziato piacevolmente a frequentarle.
Pian piano andando in chiesa tutti i giorni alla messa delle 18:30,in un paese vicino al mio,che si chiama Monforte Marina (ME), ho scoperto un mondo nuovissimo, ricco di rituali, schemi comportamentali severi e rigidi, che da qui a qualche anno, in seguito ai cambiamenti imprevedibili e veloci di questo mondo non esisteranno più.
Il mondo di cui voglio conoscere il più possibile è quello delle donne del luogo,
casalinghe, lavoratrici, emigranti tornate al paese d’origine dopo anni di lavoro e sacrifici, nate tra la prima e la seconda guerra mondiale, tutte madri, e non tutte nonne.
Loro, che non si sono mai truccate, che comprano ancora oggi qualche vestito nuovo di tanto in tanto, dedite alla famiglia, non sanno cosa sia l’indipendenza, lo shopping, una carta di credito; sono donne senza pretese, loro che a 50 anni si consideravano già anziane… e chi direbbe oggi che a 50 o 60 anni si possa considerare una donna già vecchia?
Il momento più importante e principale della loro giornata è la messa del pomeriggio, ciò che le accomuna è il momento di ritrovo in chiesa; l’indagine verte sul significato che ha per loro il comune canto in chiesa, e non solo.
L’obiettivo del Projectwork è ricostruire la storia della loro vita attraverso le fasi storiche, dall’infanzia all’età adulta, fino ad oggi, ripercorrendo con le canzoni le esperienze e le fasi di vita vissuta legate a momenti particolarmente significativi, soprattutto i brani ecclesiastici. Tutte le interviste sono state condotte in italiano, ma le risposte sono sempre arrivate in dialetto siciliano, quindi ho dovuto tradurre alcuni contenuti e alcune frasi molto simpatiche in italiano, in quanto sarebbero state incomprensibili al lettore.
Torregrotta, (ME), Luglio 2009
Il Significato del coro in chiesa
Il Significato del coro in chiesa
Utente: Signora Sara R.
Età: 80 anni
Stato: Coniugata
Luogo: Monforte Marina (ME)
Professione: Casalinga
Attualmente: Pensionata
Dove ha vissuto: nata a 1928 a Monforte San Giorgio (ME), un paesino in montagna, dai 25 anni in poi si è trasferita a Monforte Marina (ME), lo stesso comune, a 7 km di distanza, sul mare.
Incontro la Sig.ra e le propongo un intervista da pubblicare sul mio blog. Arrivo a casa della Sig.ra Sara alle 16:30 del 01/08/2009.
Ho anticipato la mia visita 2 giorni fa, chiedendo di mostrarmi del materiale o di scrivere su un foglio una parola, una frase dei brani che si ricordava quando lei era ragazza, quelli che si cantavano in chiesa, o che avessero rappresentato dei momenti significativi della sua vita, lei ridendo con imbarazzo mi ha detto “ma chi se li ricorda…sono cose antiche…”, dopo si è messa immediatamente a lavoro.
Appena entro in casa mi ospita in cucina, osservo immediatamente sul tavolo e trovo due testi. Uno è un librino scritto a penna, sono tanti fogli bianchi messi insieme, e la copertina è composta da fogli di giornali piegati. All’interno sono trascritte a mano le canzoni che provava in chiesa da giovane, quando aveva circa 16 anni, nella parrocchia di origine, a Monforte San Giorgio.
Mi mostra anche un Messale, un testo simile alla Bibbia con tutte le parti della Messa in latino ed in italiano, questo libro è stato pubblicato nel 1943, all’interno vi è la firma del Vescovo di Alba, Luigi Maria Grassi, e vi è una data, 08 dicembre.
Dall’età di nove anni ha sempre partecipato alla vita ecclesiastica, invitata da una Monaca di casa, una signorina cosi chiamata perchè viveva chiusa in casa, non frequentava nessuno, e vestiva con abiti lunghi come una suora. LA Sign.na, di cui Sara non ricorda nemmeno il nome, invitava le ragazze del luogo a frequentare l’oratorio parrocchiale e far parte del coro.
La Sig.ra Sara ha continuato a far parte del coro anche dopo il matrimonio, quando a 25 anni si è sposata con il marito,che è molto anziano, ancora vivente, e si è trasferita nello stesso comune a circa 7 Km di distanza sul mare, ecco perché il paese dove vive attualmente si chiama Monforte Marina, inoltre ha un figlio di 53 anni, single.
Apre il librino, che sembra più un diario personale, e inizia a leggermi alcuni brani. Prima li legge, dopo li canta, anche se non li ricorda tutti. Il motivo per cui li scriveva era che amava scrivere, e non poteva permettersi di comprare un libro, quindi lo ha creato da sé..
Ecco alcuni brani che si cantavano più spesso, alcune di queste canzoni oggi fanno parte di un patrimonio andato perso.
Sei il nostro Rè
Sei il nostro Re , tu grande Dio,
vivo presente qui sull’altar,
or questo grido oh ridente e pio
dei figli tuoi voglio ascoltar
Rit.:Noi ti giuriamo amore e ti giuriamo fedeltà,
te sorvegliamo sei nostro padre, te sorvegliamo sei nostro re.
Forse questo brano si cantava durante la comunione, ma la signora non lo ricorda.
Ecco un altro brano antico:
Oh Gesù Rè dei cuori
Venga presto il tuo regno verace,
torni un’era di fede e di pace
d’Israele alle afflitte tribù.
Si ridesti quel grido giocondo, nostro Rè, nostro Duce, Gesù.
Odo suonar la squilla della sera
Odo suonar la squilla della sera,
che dolcemente invita alla preghiera,
per rallegrare il cuore, anima mia.
Quest’ultimo brano si cantava alla fine della messa.
I pezzi da cantare erano scelti dall’organista, che suonava l’organo, detto l’armonio, e chiamato cosi ancora oggi dalla Signora. Le ragazze e le signore più grandi, anche le anziane non potevano scegliere i brani, ma era solo l’organista che decideva, nessuno si contrapponeva alla scelta, perché lui era un uomo, e quindi era il più competente .
Loro accettavano senza contrapporsi, anche se i brani non erano graditi.
Alla domanda:” Come si sentiva nel momento in cui vi incontravate per provare?Può descrivermi la scena?” E cosa provava durante il canto?”
La Sig.ra Sara sorride, quasi imbarazzata, inizia a raccontarmi che le prove avvenivano ogni due settimane, l’appuntamento era in chiesa. Le ragazze erano felici di poter partecipare a queste, assieme alle donne e alle signore anziane, era come entrare a far parte di un mondo a loro distante. Il momento del ritrovarsi essere gruppo mi sembra determinante , a quei tempi le ragazze fino al giorno del matrimonio non potevano accedere al mondo degli adulti.
I ricordi e le emozioni più forti erano di felicità, di gioia, gioia per i brani e il contesto in cui si realizzavano, viene più volte citata la frase:” era un divertimento, ma quanto ci divertivamo…e poi eravamo belle, in salute e felici nel cantare, senza altre pretese. Non come oggi che sono tutti tristi…A quei tempi era cosi bello”. Forse questo riferimento è in relazione alla condizione del figlio, solo, per cui lei si preoccupa molto…
Attualmente la Sig.ra frequenta la chiesa tutti i giorni, cuce e ricama personalmente gli abiti talari, e continua a cantare alla messa del pomeriggio.
Utente: Agata M.
Età: 82
Stato: Vedova
Luogo: Monforte Marina (ME)
Professione: Pensionata
Anni di lavoro: 19 come operaia, lavorava in una fabbrica di biscotti, in Svizzera
Dove ha vissuto: nata nel 1927, fino al 1946 ha vissuto a Monforte S. Giorgio, (ME), a 19 anni si è sposata e trasferita in Svizzera.
Nel 1987 è tornata in Italia, in seguito alla morte del marito, affetto da cancro, e nel contempo la scoperta di un tumore al seno da parte della figlia, morta a soli 37 anni nel 1994.
Arrivo a casa della Sig.ra il 7 agosto 2009, alle 19:30. Ho già anticipato la mia visita da qualche giorno, e dopo qualche titubanza mi accorgo che questo appuntamento è atteso, la Sig.ra mi ospita in cucina, e sul tavolo trovo libri e testi con canti liturgici.
La Sig.ra Agata non viene da una famiglia molto praticante, ricorda che a 5 anni andava in chiesa la domenica con la madre, ma nessuno dei familiari cantava, erano contadini e tutti i giorni si andava in campagna a zappare la terra. Lei da ragazzina seguiva i suoi 5 fratelli più piccoli, 3 fratelli e 2 sorelle. Intorno ai 15 anni cantava nel coro della parrocchia, ma non partecipava mai alle prove, perché non era brava, non aveva una bella voce, mi parla di una sua amica che invece lo era.
Le viene in mente una strofa, cantata in dialetto siciliano che si cantava durante il lavoro duro della terra, e la canta davanti a me in dialetto siciliano, ecco il significato letterale:
Affacciati alla finestra se ci sei,
dammi un bicchiere d’acqua se c’è l’hai
se non c’è l’hai vallo a prendere,
cosi fai contento il mio cuor.
Appena trasferita in Svizzera non ricorda molto dei brani ascoltati in chiesa, ma partecipava alla messa della domenica.
Dopo la morte della figlia si è molto avvicinata al gruppo del coro, dunque le chiedo:” Ad oggi come si sente nel momento del canto con le altre signore ?Può descrivermi le sue emozioni ?”
“….è una bella sensazione…..io vado dietro le altre, perché non mi sento sicura….a me piace molto, di quello che so canto anch’io…mi fa sentire serena”.
“Qual’è il brano che gradisce di più?”
“Il santo ( inizia a cantare)
…santo santo…santo è il signore
Dio dell’universo..i cieli e la terra
sono pieni della tua gloria
Osanna osanna osanna
Nell’alto dei cieli..
“A me i brani piacciono tutti, mi piace sentirli ….”
Continua a citare brani che si cantavano durante la sua giovinezza in campagna, lo ricorda come il periodo più felice della vita, uno di questi è Quel mazzolin di fiori..
Mi canta le prime due strofe con una grinta…, è molto contenta dell’intervista, a me ha fatto piacere vederla cosi partecipe e attiva dal punto di vista cognitivo.
La Sig.ra Agata conosce da sempre la Sig.ra Sara, l’utente della prima intervista, in quanto native dello stesso luogo, si sono poi ritrovate dopo parecchi anni a vivere nello stesso comune, e ancora oggi sono molto amiche.
Dott.ssa Giuliana Galante
Età: 80 anni
Stato: Coniugata
Luogo: Monforte Marina (ME)
Professione: Casalinga
Attualmente: Pensionata
Dove ha vissuto: nata a 1928 a Monforte San Giorgio (ME), un paesino in montagna, dai 25 anni in poi si è trasferita a Monforte Marina (ME), lo stesso comune, a 7 km di distanza, sul mare.
Incontro la Sig.ra e le propongo un intervista da pubblicare sul mio blog. Arrivo a casa della Sig.ra Sara alle 16:30 del 01/08/2009.
Ho anticipato la mia visita 2 giorni fa, chiedendo di mostrarmi del materiale o di scrivere su un foglio una parola, una frase dei brani che si ricordava quando lei era ragazza, quelli che si cantavano in chiesa, o che avessero rappresentato dei momenti significativi della sua vita, lei ridendo con imbarazzo mi ha detto “ma chi se li ricorda…sono cose antiche…”, dopo si è messa immediatamente a lavoro.
Appena entro in casa mi ospita in cucina, osservo immediatamente sul tavolo e trovo due testi. Uno è un librino scritto a penna, sono tanti fogli bianchi messi insieme, e la copertina è composta da fogli di giornali piegati. All’interno sono trascritte a mano le canzoni che provava in chiesa da giovane, quando aveva circa 16 anni, nella parrocchia di origine, a Monforte San Giorgio.
Mi mostra anche un Messale, un testo simile alla Bibbia con tutte le parti della Messa in latino ed in italiano, questo libro è stato pubblicato nel 1943, all’interno vi è la firma del Vescovo di Alba, Luigi Maria Grassi, e vi è una data, 08 dicembre.
Dall’età di nove anni ha sempre partecipato alla vita ecclesiastica, invitata da una Monaca di casa, una signorina cosi chiamata perchè viveva chiusa in casa, non frequentava nessuno, e vestiva con abiti lunghi come una suora. LA Sign.na, di cui Sara non ricorda nemmeno il nome, invitava le ragazze del luogo a frequentare l’oratorio parrocchiale e far parte del coro.
La Sig.ra Sara ha continuato a far parte del coro anche dopo il matrimonio, quando a 25 anni si è sposata con il marito,che è molto anziano, ancora vivente, e si è trasferita nello stesso comune a circa 7 Km di distanza sul mare, ecco perché il paese dove vive attualmente si chiama Monforte Marina, inoltre ha un figlio di 53 anni, single.
Apre il librino, che sembra più un diario personale, e inizia a leggermi alcuni brani. Prima li legge, dopo li canta, anche se non li ricorda tutti. Il motivo per cui li scriveva era che amava scrivere, e non poteva permettersi di comprare un libro, quindi lo ha creato da sé..
Ecco alcuni brani che si cantavano più spesso, alcune di queste canzoni oggi fanno parte di un patrimonio andato perso.
Sei il nostro Rè
Sei il nostro Re , tu grande Dio,
vivo presente qui sull’altar,
or questo grido oh ridente e pio
dei figli tuoi voglio ascoltar
Rit.:Noi ti giuriamo amore e ti giuriamo fedeltà,
te sorvegliamo sei nostro padre, te sorvegliamo sei nostro re.
Forse questo brano si cantava durante la comunione, ma la signora non lo ricorda.
Ecco un altro brano antico:
Oh Gesù Rè dei cuori
Venga presto il tuo regno verace,
torni un’era di fede e di pace
d’Israele alle afflitte tribù.
Si ridesti quel grido giocondo, nostro Rè, nostro Duce, Gesù.
Odo suonar la squilla della sera
Odo suonar la squilla della sera,
che dolcemente invita alla preghiera,
per rallegrare il cuore, anima mia.
Quest’ultimo brano si cantava alla fine della messa.
I pezzi da cantare erano scelti dall’organista, che suonava l’organo, detto l’armonio, e chiamato cosi ancora oggi dalla Signora. Le ragazze e le signore più grandi, anche le anziane non potevano scegliere i brani, ma era solo l’organista che decideva, nessuno si contrapponeva alla scelta, perché lui era un uomo, e quindi era il più competente .
Loro accettavano senza contrapporsi, anche se i brani non erano graditi.
Alla domanda:” Come si sentiva nel momento in cui vi incontravate per provare?Può descrivermi la scena?” E cosa provava durante il canto?”
La Sig.ra Sara sorride, quasi imbarazzata, inizia a raccontarmi che le prove avvenivano ogni due settimane, l’appuntamento era in chiesa. Le ragazze erano felici di poter partecipare a queste, assieme alle donne e alle signore anziane, era come entrare a far parte di un mondo a loro distante. Il momento del ritrovarsi essere gruppo mi sembra determinante , a quei tempi le ragazze fino al giorno del matrimonio non potevano accedere al mondo degli adulti.
I ricordi e le emozioni più forti erano di felicità, di gioia, gioia per i brani e il contesto in cui si realizzavano, viene più volte citata la frase:” era un divertimento, ma quanto ci divertivamo…e poi eravamo belle, in salute e felici nel cantare, senza altre pretese. Non come oggi che sono tutti tristi…A quei tempi era cosi bello”. Forse questo riferimento è in relazione alla condizione del figlio, solo, per cui lei si preoccupa molto…
Attualmente la Sig.ra frequenta la chiesa tutti i giorni, cuce e ricama personalmente gli abiti talari, e continua a cantare alla messa del pomeriggio.
Utente: Agata M.
Età: 82
Stato: Vedova
Luogo: Monforte Marina (ME)
Professione: Pensionata
Anni di lavoro: 19 come operaia, lavorava in una fabbrica di biscotti, in Svizzera
Dove ha vissuto: nata nel 1927, fino al 1946 ha vissuto a Monforte S. Giorgio, (ME), a 19 anni si è sposata e trasferita in Svizzera.
Nel 1987 è tornata in Italia, in seguito alla morte del marito, affetto da cancro, e nel contempo la scoperta di un tumore al seno da parte della figlia, morta a soli 37 anni nel 1994.
Arrivo a casa della Sig.ra il 7 agosto 2009, alle 19:30. Ho già anticipato la mia visita da qualche giorno, e dopo qualche titubanza mi accorgo che questo appuntamento è atteso, la Sig.ra mi ospita in cucina, e sul tavolo trovo libri e testi con canti liturgici.
La Sig.ra Agata non viene da una famiglia molto praticante, ricorda che a 5 anni andava in chiesa la domenica con la madre, ma nessuno dei familiari cantava, erano contadini e tutti i giorni si andava in campagna a zappare la terra. Lei da ragazzina seguiva i suoi 5 fratelli più piccoli, 3 fratelli e 2 sorelle. Intorno ai 15 anni cantava nel coro della parrocchia, ma non partecipava mai alle prove, perché non era brava, non aveva una bella voce, mi parla di una sua amica che invece lo era.
Le viene in mente una strofa, cantata in dialetto siciliano che si cantava durante il lavoro duro della terra, e la canta davanti a me in dialetto siciliano, ecco il significato letterale:
Affacciati alla finestra se ci sei,
dammi un bicchiere d’acqua se c’è l’hai
se non c’è l’hai vallo a prendere,
cosi fai contento il mio cuor.
Appena trasferita in Svizzera non ricorda molto dei brani ascoltati in chiesa, ma partecipava alla messa della domenica.
Dopo la morte della figlia si è molto avvicinata al gruppo del coro, dunque le chiedo:” Ad oggi come si sente nel momento del canto con le altre signore ?Può descrivermi le sue emozioni ?”
“….è una bella sensazione…..io vado dietro le altre, perché non mi sento sicura….a me piace molto, di quello che so canto anch’io…mi fa sentire serena”.
“Qual’è il brano che gradisce di più?”
“Il santo ( inizia a cantare)
…santo santo…santo è il signore
Dio dell’universo..i cieli e la terra
sono pieni della tua gloria
Osanna osanna osanna
Nell’alto dei cieli..
“A me i brani piacciono tutti, mi piace sentirli ….”
Continua a citare brani che si cantavano durante la sua giovinezza in campagna, lo ricorda come il periodo più felice della vita, uno di questi è Quel mazzolin di fiori..
Mi canta le prime due strofe con una grinta…, è molto contenta dell’intervista, a me ha fatto piacere vederla cosi partecipe e attiva dal punto di vista cognitivo.
La Sig.ra Agata conosce da sempre la Sig.ra Sara, l’utente della prima intervista, in quanto native dello stesso luogo, si sono poi ritrovate dopo parecchi anni a vivere nello stesso comune, e ancora oggi sono molto amiche.
Dott.ssa Giuliana Galante