Pedagogia Interculurale:
La pedagogia interculturale fa il suo ingresso ufficiale in Europa nei documenti che riguardano la scuola, e più in generale i servizi educativi, più di vent'anni fa. Ne troviamo traccia in un importante studio del Consiglio d'Europa del 1978 e in alcuni scritti di pedagogisti ed esperti di educazione operanti in Francia, nei Paesi Bassi, in Svizzera, in Gran Bretagna. Da alcuni anni tuttavia costituiva già un tema dibattuto soprattutto da coloro che si occupavano di difficoltà scolastiche riconducibili agli svantaggi socioculturali conseguenti all’immigrazione.
La pedagogia è sempre, in generale, una forma di mediazione: lo è ancora di più quando si fa interculturale. Come si vede, la distanza tra la pedagogia compensativa (dalla quale comunque quella interculturale si origina) e la pedagogia interculturale è grande; non per questo, l'una deve dissociarsi dall'altra. Nelle politiche educative e scolastiche di molti paesi europei si è proceduto infatti mantenendo un'articolazione tra i due indirizzi pedagogici, perché l'alunno immigrato che non viene aiutato nei suoi bisogni specifici - di accoglienza, attenzioni didattiche e linguistiche - non sarà in grado di stabilire relazioni, comunicare la sua storia, capire e essere capito. Le culture possono incontrarsi in classe e altrove, se i soggetti sono messi nella condizione di poter disporre di capacità comunicative adeguate; il cui apprendimento richiede la messa in atto di dispositivi in grado di ridurre il più rapidamente possibile le distanze e i disequilibri. In secondo luogo, la pedagogia compensativa è però insufficiente a realizzare quell'obiettivo che i più recenti programmi di pedagogia interculturale auspicano. Esso consiste nella promozione scolastica ed extra-scolastica di iniziative e di azioni diffuse di formazione interculturale. Prospettiva che mira alla costruzione di nuovi modi di essere e di pensare rivolti a tutti, e non più soltanto, come nella versione compensativa, a chi è straniero. La pedagogia interculturale - che negli anni passati ha oscillato tra il polo della difesa delle differenze e delle specificità culturali e il polo dell'adattamento e dell'integrazione - trova qui una sintesi importante che si esprime soprattutto in due constatazioni. a) La pedagogia interculturale si prefigge di delineare le strategie migliori (dal punto di vista organizzativo e delle finalità) perché soggetti che fanno riferimento a culture e origini culturali diverse possano imparare a comunicare fra loro indipendentemente dalle differenze di lingua, comportamenti culturali e credenze. La scuola e i servizi educativi che condividono questa prospettiva si muovono riconoscendosi nel principio che la comunicazione è possibile e che lo scambio è fonte di sapere e di arricchimento. Perché l'estraneità e il suo superamento, sono il vero contenuto sul quale lavora una pedagogia che cerca di evidenziare tanto le differenze, quanto le affinità; che vuole far affiorare i contrasti e non rimuoverli, ora con la negazione delle diversità, ora con risposte di carattere riparatorio che rischiano talvolta di accentuare i disagi adattivi. b) La pedagogia interculturale delinea una linea di condotta contro i pericoli già evidenti, o sempre pronti ad esplodere, dell'intolleranza e del razzismo; che è compito dei luoghi educativi prevenire e contrastare, cercando di decostruire, attraverso l'esercizio di una reciprocità conoscitiva e della cooperazione, gli stereotipi e i pregiudizi.
Articolazione dei Progetti:
Nel suo più ampio significato, l'educazione interculturale opera dunque attraverso le seguenti articolazioni:
· in presenza di immigrati;
· in presenza di minoranze;
· nella dimensione europea dell'insegnamento;
· come prevenzione e contrasto del razzismo, della xenofo-bia, dell'antisemitismo e dell'intolleranza.
L'Italia è arrivata più tardi, quando il dibattito e il confronto tra voci diverse era già consolidato e ha potuto quindi prendere le mosse a partire dal cammino percorso da altri per evitare errori e confusioni, perlomeno nelle dichiarazioni e negli intenti. La storia fin qui percorsa dell'idea interculturale ha consentito, ad esempio, di chiarire i termini e le definizioni. Molto spesso, i termini "multiculturale" e "interculturale" sono stati utilizzati come sinonimi e in maniera indifferente. In realtà, le due definizioni rimandano a significati diversi e a modelli educativi e di integrazione differenti. Il termine "multiculturale" può essere utilizzato come aggettivo e riferirsi alla pluralità degli elementi in gioco, alle situazioni di coesistenza di fatto fra culture diverse. Si dice allora che "la scuola X o la classe Y sono multiculturali" per la presenza di bambini e di ragazzi che hanno altre appartenenze e altri riferimenti culturali
Ogni anno entrano nella scuola italiana tra i 30. 000 e i 40. 000 "nuovi" alunni, mentre i nati di nazionalità straniera rappresentano in alcune città già il 15/20% dei bambini che annualmente vengono al mondo (21, 3% a Milano). La curiosità iniziale per le culture degli altri, che si è nel tempo trasformata in una pluralità delle attenzioni, costituisce dunque il nucleo iniziale della pedagogia interculturale anche in Italia. Non teorico, ma composto dalle pratiche scaturite dagli interrogativi, dalle incertezze sulle scelte e dunque dalla ricerca di percorsi didattici che potessero e possano rispondere sia ai bisogni specifici, sia favorire l'incontro tra infanzie e adolescenze di qui e d'altrove.
L'educazione interculturale nei programmi scolastici " pubblicato nel 1995 negli Annali della Pubblica Istruzione. In esso si riafferma il principio che l'educazione interculturale non riguarda solo alcune materie, ma che siamo di fronte ad una dimensione dell'insegnamento che accompagna il percorso formativo ed orientativo attraverso tutte le discipline. Si ritorna ancora al tema dell'inserimento degli alunni stranieri con il DPR n° 394 (31/8/1999) che delinea le modalità di iscrizione, accoglienza e inserimento dei minori e della formazione degli adulti immigrati, affermando il loro diritto/obbligo all'istruzione scolastica e prevedendo i dispositivi mirati e le risorse da attivare per l'apprendimento dell'italiano e per facilitare l'accesso alle strutture e al curricolo comuni, anche attraverso intese con gli enti locali, le comunità, le associazioni. Nel testo si afferma inoltre che: " Il Ministero della Pubblica Istruzione, nell'emanazione della direttiva sulla formazione e l'aggiornamento in servizio del personale ispettivo, direttivo e docente detta disposizioni per attivare i progetti nazionali e locali sul tema dell'educazione interculturale". Il regolamento contenente le norme in materia di autonomia scolastica (m° 275 dell'8/3/1999) che delinea le linee portanti della scuola del futuro, afferma inoltre che "gli obiettivi nazionali dei percorsi formativi, funzionali alla realizzazione del diritto di apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità. lo "sfondo integratore" per il piano di offerta formativa delle singole scuole. Entrando nel merito delle strategie operative, necessarie per passare dalle idee alla pratica e alla didattica, vengono inoltre delineati quattro possibili percorsi e obiettivi:
· l'attenzione alla relazione, attraverso l'attivazione nella scuola di un clima di apertura e di dialogo;
· l'attenzione ai saperi, attraverso l'impegno interculturale nell'insegnamento disciplinare e interdisciplinare;
· l'attenzione all'interazione e allo scambio attraverso lo svolgimento di interventi integrativi delle attività curricolari, anche con il contributo di Enti e di Istituzioni varie;
· l'attenzione all'integrazione attraverso l'adozione di strategie mirate, in presenza di alunni stranieri.
· La scuola può "fare intercultura" attraverso la programmazione di attività aggiuntive. Queste possono essere rivolte ai soli alunni immigrati e dare risposta ai bisogni di apprendimento linguistico in italiano L2 e sono impropriamente collocate nell'ambito dell'educazione interculturale. Possono essere rivolte a tutti gli alunni e prevedere ad esempio, un percorso di conoscenza di un paese, di una lingua e di una cultura d'origine. Gli obiettivi possono essere quindi di tipo compensativo o informativo. Un esempio di tali attività aggiuntive può essere il laboratorio di lingua cinese, o di lingua araba, che viene offerto a tutti gli alunni e che si pone come obiettivo principale la valorizzazione della L1 e l'apertura plurilingue.
· La scuola pratica l' intercultura attraverso la didattica di una disciplina: in una materia di studio vengono inseriti contenuti nuovi, o vengono rivisitati i contenuti tradizionali, con lo scopo di promuovere la conoscenza, il confronto, lo scambio tra punti di vista diversi. Sottolineando ad esempio, il tema delle "convenzioni" e la metodologia basata sulla problematizzazione vengono proposti i modi diversi di definire il tempo, la data, il calendario; oppure per rappresentare lo spazio, attraverso cartografie e rappresentazioni del mondo differenti; vengono presentati eventi storici visti dal punto di vista degli altri. Riprendendo le indicazioni della circolare ministeriale n°73 del 1994 gruppi di insegnanti hanno cercato in questi anni di rivedere/integrare i contenuti disciplinari di alune aree del sapere.
Dott.ssa Galante Giuliana