L’ accoglienza, analisi richieste – bisogni, la presa in carico, l’ipotesi di lavoro, il percorso
L’accoglienza è l’elemento primario all’interno della definizione di un intervento di musicoterapia:è il primo momento del rapporto che si stabilisce tra paziente e musicoterapeuta, dove il linguaggio per comunicare è quello dei suoni.
L’accoglienza è l’elemento primario all’interno della definizione di un intervento di musicoterapia:è il primo momento del rapporto che si stabilisce tra paziente e musicoterapeuta, dove il linguaggio per comunicare è quello dei suoni.
La situazione terapeutica si avvale di una comunicazione agita prevalentemente verso il linguaggio non-verbale della musica, dove per “musica” s’intende l’intero mondo del suono e cioè: musica propriamente detta, suono/ritmo, suono/movimento, vocalità.
I principi base dell’accoglienza sono:
il lavoro centrato sulla persona e sulla valorizzazione di tutte le sue potenzialità residue (il paziente è parte attiva della terapia);
la centralità del rapporto di fiducia e l’accettazione incondizionata rispetto al paziente;
l’adattamento e la personalizzazione della seduta
l’accoglimento delle proposte della persona che vengono ampliate ed arricchite in uno scambio reciproco tra paziente e musicoterapeuta.
La radice greca della parola “therapeia”, significa “assistere”, “aiutare”, “prendersi cura” dell’altro, natura e di quanto possa essere ad una definizione molto allargata di “musica”: l’arte dell’organizzazione temporale dei suoni e delle sue varie componenti fisiche ed esperienziali, allo scopo di creare ed interpretare forme espressive che rinforzino, elaborino, diano significato all’esperienza della vita umana, ha nella musicoterapia il suo concetto più ampio.
Questa caratteristica della disciplina le viene anche dal fatto che come corpo di conoscenza essa è multidisciplinare. È ad un tempo arte, scienza e processo interpersonale, divisa in tre grandi aree di pratica: terapeuticaIl di laboratorio tende a stimolare le capacità di auto/attivazione dei partecipanti attraverso l’uso del linguaggio sonoro-musicale. Il lavoro, articolato in diverse fasi si muove nel macro ambito del “NON VERBALE” in cui la musica è il mezzo per raggiungere il corpo biologico e per toccare, attraverso quest’ultimo, il corpo nella sua dimensione emozionale. Si integrano e si superano i parametri spazio-temporali e si pensa alle motivazioni inconsce, ai desideri, ai significati del corpo, recuperando le sue potenzialità espressive in una globalità dei linguaggi: ….”il mio corpo è anche il mio simbolo (segno) e mi fa ri-conoscere tra altri corpi”. Quindi l’esperienza tende a recuperare la ricchezza di questa globalità che la musica, nell’auto-attivazione dei singoli, mette in moto, aprendoli all’inesauribile ricchezza del simbolico e iniziandoli ad un’avventura che rompe il confine del silenzio (e in alcuni casi dell’ isolamento), per avventurarsi nell’universo del segno e del suono.
La radice greca della parola “therapeia”, significa “assistere”, “aiutare”, “prendersi cura” dell’altro, natura e di quanto possa essere ad una definizione molto allargata di “musica”: l’arte dell’organizzazione temporale dei suoni e delle sue varie componenti fisiche ed esperienziali, allo scopo di creare ed interpretare forme espressive che rinforzino, elaborino, diano significato all’esperienza della vita umana, ha nella musicoterapia il suo concetto più ampio.
Questa caratteristica della disciplina le viene anche dal fatto che come corpo di conoscenza essa è multidisciplinare. È ad un tempo arte, scienza e processo interpersonale, divisa in tre grandi aree di pratica: terapeuticaIl di laboratorio tende a stimolare le capacità di auto/attivazione dei partecipanti attraverso l’uso del linguaggio sonoro-musicale. Il lavoro, articolato in diverse fasi si muove nel macro ambito del “NON VERBALE” in cui la musica è il mezzo per raggiungere il corpo biologico e per toccare, attraverso quest’ultimo, il corpo nella sua dimensione emozionale. Si integrano e si superano i parametri spazio-temporali e si pensa alle motivazioni inconsce, ai desideri, ai significati del corpo, recuperando le sue potenzialità espressive in una globalità dei linguaggi: ….”il mio corpo è anche il mio simbolo (segno) e mi fa ri-conoscere tra altri corpi”. Quindi l’esperienza tende a recuperare la ricchezza di questa globalità che la musica, nell’auto-attivazione dei singoli, mette in moto, aprendoli all’inesauribile ricchezza del simbolico e iniziandoli ad un’avventura che rompe il confine del silenzio (e in alcuni casi dell’ isolamento), per avventurarsi nell’universo del segno e del suono.
Giuliana Galante